Il caso Josette, di Fred Cavayé

Il grande successo di botteghino in Francia, con Dany Boon, tra i comici più apprezzati in Patria, ha il piglio del grottesco e la leggerezza della commedia gradevole senza però memorabili picchi.

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Francia, 17° secolo. Mentre al potere c’è il cardinale Mazzarino, in attesa di cedere il posto al dispettoso infante Luigi XIV, la notizia che attraversa tutto il Paese riguarda un fatto di cronaca, a dir poco sconcertante. Un nobile maresciallo della corona in pensione è assassinato lungo il fiume di un piccolo borgo rurale ai confini con la Savoia. L’accusa del delitto ricade su una capra, Josette, rea di aver incornato a morte il mal capitato nel fondo schiena. Anche per l’imputata è previsto un regolare processo e a difenderla ci penserà l’avvocato Pomignac (Dany Boon), celebre per non aver mai vinto una causa in vita sua, con il suo aspetto trasandato, al limite del sudicio.

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La cosa buffa è che l’avvocato inizialmente, accettando l’incarico dalla “forzuta” e affascinante pastorella Camille (Claire Chust), non immaginava dovesse difendere una bestia, e quando lo scopre, dapprima scappa e si rifiuta, poi, roso anche dai morsi dell’indigenza e dalla responsabilità di badare ad una famiglia particolarmente numerosa, accetta e si tuffa nell’avventura alquanto inusuale. Dovrà vedersela con l’invincibile e snob avvocato Valvert (Jérôme Commandeur), incaricato dal Cardinale Mazzarino (Grégory Gadebois), perché si vuole in ogni modo scongiurare qualsiasi possibile coinvolgimento nella faccenda dei “Savoiardi”, che potrebbe mettere a repentaglio i rapporti già decisamente tesi tra i due popoli. Sarà una battaglia in un tribunale di fortuna, praticamente una stalla, uno scontro in cui la verità non conterà, conterà invece la capacità di soggiogare l’opinione pubblica, come fosse un varietà, una messinscena fatta di enfasi e sberleffi.

Il caso Josette, grande successo al botteghino francese, ha il piglio del grottesco e la leggerezza della commedia gradevole senza picchi memorabili, restando confinato inevitabilmente nella satira più o meno graffiante del passato, proiettata nel presente: imbonitori che mistificano la realtà, lotte intestine per cui si alzano muri, in questo caso corde a dividere francesi e savoiardi. Fred Cavayé si ritrova quindi a cimentarsi con il concetto senza tempo del capro espiatorio. Interessante è che la vittima sacrificale però non è certamente il cinema popolare francese: stavolta ne viene fuori abbastanza bene, magari non rimuovendo totalmente il contagio mimetico, quel desiderio unanime di divertire senza alzare eccessivamente il livello della scrittura, ma perseguendo in fondo la capacità di cementare il patto di convivenza tra il sacrificabile e il sacrificato cinema prettamente di suggestioni.

 

Titolo originale: Les chèvres!
Regia: Fred Cavayé
Interpreti: Dany Boon, Jérome Commandeur, Claire Chust, Alexandre Desrousseaux, Grégory Gadebois, Marie-Anne Chazel, Bun-hay Mean, Philippe Richardin
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 100’
Origine: Francia, Belgio, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
3 (2 voti)
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