"Il freddo arrivava anche sotto i 40 gradi ma il nemico principale era il vento che a volte ha superato i 200 chilometri orari." Incontro con Luc Jacquet.

"La marcia dei pinguini", l'esodo dei pinguini imperatore dal Nord al Sud dell'0ceano diventa un caso cinematografico. Il loro ciclo riproduttivo è unico al mondo e riunisce amore, dramma, coraggio e avventura nel bel mezzo dell'Antartico. Ce ne parla il regista.

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Come è nata l'idea e quante difficoltà sono state affrontate?

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La storia risale a 12 anni fa: io ero biologo e mi avevano chiesto di fare delle ricerche per cui sono stato 14 mesi in Antartide. E' stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita, al rientro ho voluto fare il documentarista. Ho abbandonato gli studi di biologia ed ho iniziato a fare documentari per la televisione. Prima di tutto però è stato difficile trovare dei finanziatori. Realizzare le riprese in Antartide è stato difficoltoso per il non facile clima. L'Istituto Polare Italo-Francese presente sul luogo ci ha messo a disposizione la base logistica, i mezzi tecnici e un medico. Senza questo apporto il documentario non sarebbe stato possibile. Nel film non eravamo noi a decidere quando e come girare ma l'Antartide e i pinguini. Il freddo arrivava anche sotto i 40 gradi ma il nemico principale era il vento che a volte ha superato i 200 chilometri orari. E' stato molto difficoltoso tenere ferma la macchina da presa e quindi spesso è stato proprio impossibile girare. Anche le riprese subacquee rappresentavano delle situazioni difficilissime perché ti immergevi in un punto senza sapere se riemergendo da quello stesso punto lo avresti trovato completamente ghiacciato o meno. Non ci sono effetti speciali. Sono tutte immersioni normali con tute da 18 mm che permettevano un'autonomia di 45 minuti. La storia è quella dei pinguini e spero di averla raccontata in maniera fedele. Io sono stato un mezzo per far conoscere questa epopea al pubblico.


 


La vita reale presenta sempre delle scene cruente anche nel mondo animale: può essere una storia adatta ai bambini?


 


Ho visto tranquillamente il film con mia figlia di sei anni: ritengo sia un film per le famiglie. Non bisogna nascondere la realtà, che sicuramente è molto più cruda di quello che si vede nel mio documentario. Ho cercato un equilibrio in questo senza cadere nella favola e senza sfruttare la violenza per attirare un certo tipo di pubblico. La scena del leopardo di mare è reale: basta avere un subacqueo coraggioso che resta immerso per circa un'ora. E' il tempo necessario perché l'animale, se attacca, lo fa solo verso la macchina da presa, non verso l'uomo.

La voce  fuori campo è evidentemente necessaria per comprendere il susseguirsi delle vicende:


 


Innanzitutto volevo sottolineare che il film è magnifico nella versione italiana per la traduzione e il doppiaggio. La scelta di un solo narratore è della casa di distribuzione italiana, in Francia ad esempio i narratori sono tre. E' stata quindi privilegiata la voce unica attraverso Fiorello con toni a volte buffi come sono buffi gli animali, utilizzando un linguaggio comprensibile e quindi vicino a tutti. Il commento era necessario per spiegare le immagini della vita dei pinguini visto che l'ambiente è sempre lo stesso e sarebbe stato difficile comprenderne la storia e lo scorrere del tempo all'interno di essa.


 


A quale tradizione documentaristica si sente legato?


 


Quello che faccio è un ibrido tra documentario e fiction. Io amo raccontare una storia vera con le mie emozioni mettendoci un po' me stesso. Mi riconosco in questo in Kipling e nella sua storia "Il libro della giungla": un uomo che è andato nella giungla a trovare degli animali per raccontarli.


 


Anche la scelta delle musiche è stata fatta con particolare attenzione?


 


La colonna sonora è di Emilie Simon, da lei sia composta che cantata. E' una giovane artista che spazi nei diversi generi musicali sin da bambina. E' stata capace di venirmi incontro, con una musica attuale, una sensibilità attuale: ha compreso appieno il mio universo.


 


Si aspettava tale successo? Cos'è che ha conquistato il pubblico?


 


Ancora mi sto ponendo anche io questa domanda. Sicuramente anche un film con pochi mezzi può toccare il pubblico. Ad esempio negli Usa è diventato un caso cinematografico, un fenomeno. E' la magia del cinema che ogni tanto trova un suo percorso per arrivare al cuore delle persone.


 

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