Il labirinto del silenzio, di Giulio Ricciarelli

Gli avvenimenti che hanno portato alla nascita del processo per i crimini di Auschwitz realizzato con una sceneggiatura classica ma solida e una notevole attenzione alla costruzione del protagonista

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L’immagine del labirinto affascina l’uomo fin dall’antichità. Una volta che si entra, sta a noi riuscire a trovare la strada che porta all’uscita. Oltre ad avere un forte impatto visivo, rappresenta metaforicamente il limite umano, come anche il destino. Un destino avverso, come quello dei milioni di ebrei morti nei campi di concentramento.

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Im Labyrinth des Schweigens (questo il titolo originale) di Giulio Ricciarelli (nato in Italia e cresciuto in Germania) è ambientato nel periodo tra la fine della guerra e la fine degli anni ’50 in cui i tedeschi preferirono tacere (il verbo “schweigen” significa proprio “tacere”). Da uno sfondo storico basato sugli avvenimenti che hanno portato al processo per i crimini di Auschwitz, si innalza la figura del giovane procuratore di Francoforte Johann Radmann.

Notevole è la costruzione del protagonista. E’ deciso, perfezionista, con tanta voglia di emergere e autentico fautore della giustizia, che non bada a mezzi termini e si imbatte in una lotta che lo vede da solo (o quasi) contro tutti. Entra nel labirinto. Lo percorre, si perde, si ritrova, si perde ancora e così via. Piace Alexander Fehling, che da ufficiale SS in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino si ritrova invece a imprigionarli.

labirinto 5La sceneggiatura (curata dallo stesso regista e da Elisabeth Bartel) è tanto classica quanto solida, proprio perché basata su un personaggio costruito molto bene. Un dato fortemente originale rispetto a tanti film sull’olocausto è che la trama si basa sulla shoah, senza che la shoah venga mai mostrata. Eppure, con semplici artefatti cinematografici (montaggi sonori, raccordi di sguardi, controcampi, ecc) viene resa la sofferenza e l’orrore derivati dalle torture dei lager.

Infine, di alto livello è anche la cura degli elementi storici, dai costumi alle atmosfera, dalla musica ai più piccoli dettagli, come quello del timbro su un braccio di un ebreo sopravvissuto ad Auschwitz (aneddoto raccontato dal regista in un’intervista fatta con la redazione).

 

 

Titolo originale: Im Labyrinth des Schweigens

Regia: Giulio Ricciarelli

Interpreti: Alexander Fehling, Gert Voss, Friederike Becht

Distribuzione: Good Films

Durata: 122′

Origine: Germania 2014

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