Il murale di Nemo’s e la strumentalizzazione della street art

Un’opera critica nei confronti di Firenze, una città che viene accusata di piegarsi troppo al turismo. La street art e le istituzioni, un rapporto storicamente complicato

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Lo street artist Nemo’s è finito nell’occhio del ciclone per aver realizzato un’opera “denuncia” nei confronti di Firenze. Dopo la recente polemica mossa da Erike Schmidt, che sosteneva la poca promozione dell’arte contemporanea nella città, ancora una volta si torna a parlare del binomio Firenze e arte. Lo scandalo stavolta ricade sul lavoro di Nemo’s, ossia il murale che gli è stato commissionato da Palazzo Vecchio, in occasione dell’iniziativa di residenze artistiche. Il progetto in questione prevede una casa delle arti in pieno centro storico, realizzata con lo scopo di valorizzare il lavoro creativo di giovani artisti. Con l’inaugurazione della residenza verrà presentata l’opera tanto discussa di Nemo’s che, secondo le parole le direttore del Museo Novecento, rispecchia “una sana critica e costruttiva satira nei confronti della città di Firenze”.

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Nemo’s mostra, attraverso la sua opera poco benevola, il “mercificarsi” di Firenze, sempre più volta al turismo e al mutarsi in una mera “macchina del guadagno”. La critica si rivolge ai prezzi sempre più inaccessibili e alla promozione di imbarazzanti campagne di marketing come ‘Open to meraviglia’, che mostra la città come un parco giochi. Lo scopo dell’artista è suggerire uno spunto di riflessione per “discutere su quei meccanismi fallimentari che, a mio parere, fanno da eco ad una crisi culturale che ormai da molti anni imperversa nel nostro Paese”. Lo storico dell’arte Tomaso Montanari punta il dito contro l’amministrazione. A detta sua, quest’ultima ha chiesto “di cancellare, o almeno modificare in parte il disegno, perché risulterebbe offensivo.” L’amministrazione culturale e la galleria (che ha sostenuto il progetto) si sono sentiti chiamare in causa e le risposte alle accuse non hanno tardato ad arrivare.

La polemica di Montanari, mossa per provocare una reazione da parte del Comune, ha ricevuto prontamente una risposta dall’amministrazione culturale e dalla galleria che ha sostenuto il progetto dell’artista. Tra le svariate puntualizzazioni di risposta, Alessia Bettini, vicesindaca e assessora alla Cultura, sostiene che “Non c’è mai stata da parte di questa giunta alcuna volontà di censura nei confronti dell’artista e della sua opera, che infatti rimarrà al proprio posto e sarà inaugurata contestualmente alle residenze.” Si accoda Dario Nardella che aggiunge “non ho mai censurato nessuno e non censuro Nemo’s che è un artista importante, nonostante abbia realizzato un’opera critica verso alcuni aspetti della città”.

L’arte, in tutte le sue forme più disparate, è lo strumento più incisivo per dare forma a un pensiero, a un concetto astratto, mediante la libertà espressiva. Prima tra tutte la street art, che si deteriora con la strada stessa e decade insieme ai muri della città madre. La street art si lega a storicamente a una dinamica anti-istituzionale della riappropriazione del territorio. Uno dei modi che esalta la questione identitaria è il tag, la firma. Il tag, utilizzato per marcare il territorio, rappresenta una manifestazione individuale totalmente noncurante della legge e del senso civico. È un trionfo dell’individualismo che crea una comunicazione autoreferenziale attraverso una grafia spesso incomprensibile, nemmeno interessata a comunicare qualcosa. Ci si riappropria di un luogo al di là di qualsiasi ordine e istituzione lo controlli in quel preciso momento.

Nel 2016 a Bologna, per esempio, l’artista Blu ha cancellato i suoi lavori per non relegarli in un museo. Le sue opere, assieme a quelle di altri writers, sarebbero state staccate ed esibite in una mostra sulla street artist. Chi ha tentato questa operazione non ha minimamente capito non solo il suo linguaggio, ma il senso della street art, che vive nella strada.

Il murale di Nemo’s viene strumentalizzato, suscita aperte discussioni e stimola riflessioni. Questo perché è l’opera stessa che nasce per essere strumentalizzata, in quanto s’identifica come forma d’arte che non è nata per nascondersi ma, al contrario per mandare un messaggio. Totalmente in contrasto con la società, quindi, lo street artist trascende, scavalca e puntualizza la sua presenza.

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