"Il ritorno del Monnezza" di Carlo Vanzina
L'operazione era rischiosissima, visti i fan che ci sono di Tomas Milian, ma alla fine i risultati danno ragione a Cecchi Gori-Vanzina: comicità trash scatenata, con Enzo Salvi irrefrenabile ma anche una trama poliziesca che funziona e un riciclaggio di set e residui dei film del cineasta che ritornano.
Dietro Il ritorno del Monnezza c'è sicuramente dietro una riuscita intuizione di Vittorio Cecchi Gori. I DVD dei polizieschi trash e delle commedie erotiche del cinema italiano degli anni Settanta sono stati un successo commerciale e quindi l'operazione di recupero di quella stagione sta avvenendo sotto diverse forme che possono andare, appunto, dalla riedizione di film spesso passati nelle TV private, alla riscoperta tramite riviste specializzate soprattutto per merito dell'importante contributo di Nocturno, alle retrospettive sul cinema di genere. Il film di Vanzina è un'altra importante forma di recupero storico di quel cinema. Per certi versi l'operazione non è lontana da quella che hanno fatto Ciprì e Maresco con Come inguaiammo il cinema italiano: ridare vita, far uscire dalla polvere della storia, alcuni dei comici/personaggi più importanti che hanno caratterizzato alcune fasi del cinema italiano. Non solo cinema d'autore ma anche cinema di genere, 'commerciale', termine questo da intendersi positivamente in quanto in grado di richiamare il pubblico in sala. Ciprì e Maresco hanno fatto questo lavoro di riscoperta attraverso documenti, filmati e interviste, Vanzina invece ha usato lo stratagemma del sequel per far rivivere 'er Monnezza', creato dallo sceneggiatore Dardano Sacchetti in Il trucido e lo sbirro di Lenzi e poi reso popolare da Bruno Corbucci e Mario Amendola, in celebri 'poliziotteschi all'italiana' (ben 11 dal 1976 al 1984 da Squadra antiscippo a Delitto al Blue Gay) dove il soprannome si associava all'identità di Nico Giraldi. Questo commissario assumeva con il crimine un metodo ai limiti, quasi ai margini della legalità, super-coatto, parlata in gergo romanesco, zuccotto in testa, barba incolta, jeans larghi e scarpe da ginnastica.
I fratelli Vanzina, assieme a quella vecchia volpe dello sceneggiatore De Bernardi, hanno fatto rivivere il personaggio attraverso la figura del figlio Rocky. Anche lui agente in borghese dei reparti operativi della polizia e con un carattere identico al padre, entra in azione a Piazza Vittorio scoprendo un giro clandestino di cinesi che sfruttano il lavoro minorile. Dopo la morte di un ladro di appartamenti, scopre assieme alla collega Betta (Elisabetta Rocchetti) e di Tramezzino (Enzo Salvi), anche lui un ladruncolo che si decide a collaborare con lui, scopre che dietro questo omicidio c'è un giro di droga e soldi riciclati che vede coinvolti, tra gli altri, il suo ispettore capo, un importante avvocato e un onorevole.
Vanzina, dopo un paio di film falliti come Le barzellette o non riusciti come In questo mondo di ladri, torna agli anni Settanta con uno spirito autentico e sincero. L'operazione era rischiosissima, visti i fan che ci sono di Tomas Milian, ma alla fine i risultati danno ragione a Cecchi Gori-Vanzina. Il film è funzionale già dall'idea di dare il ruolo di Rocky Giraldi a Claudio Amendola visto che il Monnezza era quasi per metà del padre Ferruccio, doppiatore di Milian. Ma dentro Il ritorno del Monnezza c'è una comicità trash scatenata, dalla suoneria del cellulare di Rocky, ai personaggi di contorno (come Zagaglia), fino a uno scatenato Enzo Salvi autentica miscela esplosiva di battute a raffica, trascinante, irrefrenabile, con una mimica unica, che nel film è figlio di Venticello (Bombolo) ma si trasforma in qualcos'altro di unico, indescrivibile. Dentro Il ritorno del Monnezza però funziona anche la trama poliziesca, con esiti continuamente ritardati come nel caso di Rocky messo in carcere e l'azione congiunta con la compagna Betta che deve agire per conto suo introducendosi nell'ufficio dell'ispettore capo. Vanzina lascia divampare un film già surriscaldato dalla fotografia di Zamarion, opera un coerente e appassionato riciclaggio di set (Cortina di Vacanze di Natale), oppure utilizza Roma di giorno come facciata provvisoria e di apparenza di una città dove il crimine c'è di notte, in cui personaggi a prima vista rispettabili sono come mutati nel corpo, vampirizzati. Cinema di traiettorie trasversali dove la città viene attraversata come Milano in I mitici (sempre, non a caso, con Amendola protagonista), e di residui che si depositano nell'inquadratura con frammenti di Via Montenapoleone e Piedipiatti da un televisore. Se La mandrakata era un intimo atto d'amore familiare nei confronti di Febbre da cavallo e del padre Steno, quella di Il ritorno del monnezza è operazione storico/passionale non solo cinefila, ma volta a recuperare il clima, le atmosfere di un decennio (gli anni Settanta). Un decennio dove i miti non muoiono più.
Regia: Carlo Vanzina
Interpreti: Claudio Amendola, Elisabetta Rocchetti, Enzo Salvi, Kaspar Capparoni, Gabriella Labate, Gianni Parisi, Paolo Triestino, Alessandro Di Carlo, Roberto Brunetti, Mariano D'Angelo
Distribuzione: Medusa
Durata: 90'
Origine: Italia, 2005