"Jason X", di Jim Isaac

Il decimo appuntamento con la saga di "Venerdì 13" si spinge nel futuro, ma esce sugli schermi italiani con tre anni di ritardo. Il film tenta di mediare fra la fisicità sanguinolenta dell'Horror classico e un cinema di serie A piegatosi all'estetica digitale. Ma a latitare è l'energia liberatoria

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Per il decimo capitolo di quella che un tempo era la saga di Venerdì 13, il produttore Sean Cunningham esplora ancora più a fondo le possibilità metacritiche offerte dall'incontro dell'icona Jason Voorhees con il nuovo Horror di serie A. Quasi a preparare il terreno al cross-over con Fred Krueger, che apre nuovi archi narrativi nella continuity della saga, il classico Jason "in assolo" viene totalmente decontestualizzato rispetto al suo tempo e costretto a reinventarsi attraverso la contaminazione con la fantascienza.

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Non a caso la regia è affidata a un ex tecnico degli effetti speciali, che ha il compito oneroso di ribadire l'attualità di un'icona puramente brutale, personificazione della follia punitiva che sfugge al controllo delle regole codificate: il nuovo contesto asettico e programmato può essere un fertile terreno per una simile sperimentazione e così Isaac lavora proprio di superficie. Tenta una mediazione fra la fisicità dell'omicidio compiuta da un essere onnipotente, e un tempo e un luogo che hanno già superato la cedevolezza della carne attraverso l'uso innovativo della tecnologia: infatti con le formiche digitali e l'androide indistinguibile dagli umani (non a caso l'unico in grado di fermare il mostro), le possibilità di sopravvivere al destino sono notevolmente aumentate rispetto al passato. L'azzeramento sensoriale prodotto da questa rivoluzione contamina il testo, che si piega a un umorismo demistificatorio, dove lo scontro dei generi sembra un tentativo di annullare gli stessi: un approdo inevitabile considerando la natura sostanzialmente antimitopoietica dei tempi attuali.


Eppure il finale si apre a nuove possibilità, reinventa l'icona in chiave hi-tech, la rende ancora più onnipotente, un archetipo totale in grado di superare le barriere del digitale per onorare ancora il richiamo del sangue. D'altronde la nuova società non sembra disprezzare le offerte del vizio e del denaro, fornendo nuova linfa alla forza punitrice del macellatore. Il futuro della saga rimane dunque ignoto e aperto a nuove possibilità: ciò che in ogni caso manca a questo nuovo arco narrativo sembra essere proprio quell'essenza liberatoria che faceva di Jason un'icona in grado di compiacere a un livello quasi inconscio. Il neo-Jason è immerso in un cinema che non sembra capace di assorbirne gli sprazzi di potenza reale, quelli che pure emergevano continuamente dai canovacci ripetitivi dell'era Paramount. E l'umorismo demistificatorio non assume mai quella caratura folle (e quasi cartoonesca) che aveva in passato. Dunque nuovo inizio o fine?


Titolo originale: Jason X
Regia: Jim Isaac
Sceneggiatura: Todd Farmer
Fotografia: Derrick Underschultz
Montaggio: David Handman
Musica: Harry Manfredini
Scenografia: John Dondertman
Costumi: Maxyne Baker
Interpreti: Kane Hodder (Jason Voorhees), Lexa Doig (Rowan), Lisa Ryder (KAY-EM 14), Chuck Campbell (Tsunaron), Jonathan Potts (prof. Lowe), Peter Mensah (Sgt. Brodsky), David Cronenberg (Dr. Wimmer)
Produzione: Noel Cunningham per Crystal Lake Entertainment/New Line Cinema
Produttore Esecutivo: Sean S. Cunningham
Distribuzione: Mediafilm
Durata: 102'
Origine: Usa, 2001

 

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