"Kangaroo Jack", di David McNally

Un clima freddo raggela ogni inquadratura, mistifica ogni scorcio di panorami paradisiaci, omologa ogni movimento di macchina e devitalizza ogni primo piano, tanto che non è il canguro a sembrar vero come gli umani ma gli umani a sembrar fasulli come il canguro

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È risaputo negli Stati Uniti che i film usciti nel mese di gennaio appartengono a due categorie. I contendenti alle nomination per l'oscar – diffusi dopo le anteprime di dicembre in tutto il paese – e quelli troppo costosi per essere mandati direttamente sul mercato del homevideo e che in genere gareggiano per i premi come peggiori film.

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Kangaroo Jack è uscito in America nel primo mese dell'anno e sembra aver rispettato la tradizione. Nonostante l'ostentazione del marchio di fabbrica Bruckheimer (notissimo produttore di block-busters adrenalinici) il film non ha riscosso entusiastici risultati oltreoceano e non è arduo individuarne il motivo.


Una coppia di scapestrati amici di infanzia vengono spediti dal patrigno mafioso di uno dei due (un Christopher Walken spaesato) in Australia per consegnare una grossa somma. In una girandola ostinata di siparietti i ragazzi finiranno per farsi rubare i soldi da un canguro, evento che, in realtà, li salverà dal tranello teso loro dal boss. Se la trama appare traballante le soluzioni usate le infliggono il colpo finale. Non basta neanche la meticolosità tecnica del computer a rendere autentico il canguro hip-hop, la cui pelliccia sarà anche stata ricostruita pelo per pelo ma in cui ci si è dimenticati di depositare un'anima. E come simulacri 3d si muovono tutti gli altri in un gioco concentrico di automatizzazione dell'immagine. Inseriti gli ingredienti nel programma, il software li ha diligentemente distribuiti producendo una comicità priva di tempi, una storia disabitata, e una regia anonima.
Un clima freddo raggela in ogni inquadratura, mistifica ogni scorcio di panorami paradisiaci, omologa ogni movimento di macchina e devitalizza ogni primo piano. Tanto che non è il canguro a sembrar vero come gli umani ma gli umani a sembrar fasulli come il canguro. Dalla forzata amicizia da buddy-movie, alla storiella d'amore infilata alla bene e meglio, neanche un soffio di emozione autentica spira nei corpi. La stessa antropomorfizzazione dell'animale, secondo i dettami più ammiccanti al pubblico giovane, denuncia la sua gratuità nel ritagliarsi solo due piccoli spazi con l'escamotage del monologo rappato in sogno e quello d'appendice al film. Ciascun elemento resta così per conto proprio, sconnesso dal corpo latitante del film col risultato di ottenere un aggregato disomogeneo di pezzi singoli.


 


Titolo originale: Kangaroo Jack
Regia: David McNally
Sceneggiatura: Steve Bing, Barry O'Brien
Fotografia: Peter Menzies jr.
Montaggio: William Goldenberg, John Murray
Musica: Trevor Rabin
Scenografia: George Liddle
Costumi: Jon Boyden, Eliza Godman, Daniel Orlandi
Interpreti: Jerry O'Connell (Charlie Carbone), Anthony Anderson (Louis Booker), Estella Warren (Jessie), Christopher Walken (Sal), Marton Csokas (Mr. Smith), Dylan Cannon (Anna Carbone), Michael Shannon (Frankie Lombardo), Bill Hunter (Blue), David Ngoombujarra (Mr. Jimmy), Mark Sellito (Blasta)
Produzione: Jerry Bruckheimer per Castle Rock Entertainment/Jerry Bruckheimer Films/Warner Bros.
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 89'
Origine: Usa, 2003


 

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