La caduta e le stelle: Jennifer Lawrence
Tra le più brave attrici della sua generazione, fresca vincitrice dell'Oscar come miglior attrice protagonista per Il lato positivo, si è subito messa in luce con una recitazione dove precale l'istinto selvaggio e animalesco e si avverte spesso il divario tra la sua bellezza e l'esigenza invece di sporcarsi del suo personaggio
Una prova della sua bravura l'ha data fuori dal set, proprio la notte degli 85° Academy Awards dove è stata premiata come miglior attrice protagonista per Il lato positivo di David O. Russell. Quando è stato annunciato il suo nome, prevalendo sulla favorita Jessica Chastain candidata per Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, aveva l'espressione completamente sorpresa. Le cose sono due. O era vero o un po' se l'aspettava e ha recitato benissimo.
Chissà come sono stati quegli attimi, da quando si è alzata dalla sedia a quando è arrivata sul palco, inciampando anche sulle scale. Un altro incidente dopo quello di circa un mese prima agli Screen Actors Guild Awards quando si era spaccato il suo vestito. E dopo la caduta ha avuto un istinto e una naturalezza nel rialzarsi proprio come la giovanissima vedova Tiffany in Il lato positivo, personaggio giocato davvero sul filo del disequilibrio tra la follia e lo slancio sentimentale, che lavora prevalentemente sugli sguardi e i gesti e che entra in simbiosi con Bradley Cooper anche nei momenti in cui sono distanti e vicini, come tutta la parte della gara di ballo e che tiene testa a Robert De Niro ribaltandogli il gioco di scaramanzie sui Philadelphia Eagles.
Cresce nella campagna del Kentucky e ha per modello i suoi fratelli maggiori. Si comporta come un maschiaccio, pratica il basket e l'hockey e poco più tardi scopre la passione per il teatro iniziando a interpretare delle pièces nella sua città natale, Louisville. A 14 anni è sempre più decisa a diventare un'attrice e convince la sua famiglia ad andare a New York. Un agente convince la madre dicendole che la figlia ha talento e così trascorre l'estate del 2004 a Manhattan.
Senza nessuna scuola alle spalle ottiene il ruolo nella sitcom The Bill Engvall Show dove è Lauren Pearson che interpreta dal 2007 al 2009. E un anno prima è scritturata in altre serie tv come Company Town e Monk e poi nel 2007 in Cold Case. Delitti irrisolti e Medium.
Il 2008 è l'anno cruciale per la sua carriera cinematografica. Sul grande schermo infatti ha un piccolo ruolo in Garden Party ed è protagonista del drammatico The Poker House, ma si fa conoscere soprattutto per The Burning Plain. Il confine della solitudine, dove emergono già i tratti di quella recitazione dove ogni gesto non è calcolato nella scrittura del suo personaggio ma appare soprattutto come uno scatto fisico, un istinto selvaggio e animalesco dove si avverte spesso il divario tra la sua bellezza e l'esigenza invece di sporcarsi del suo personaggio, di rotolare nel fango, di perdersi all'Inferno. E sono questi i tratti che accomunano la sedicenne Mariana del film di Guillermo Arriaga con cui aveva vinto il Premio Marcello Mastroianni al 65° Festival di Venezia come miglior attrice emergente, e Ree Dolly di Un gelido inverno (2010) di Debra Granik dove nella parte della ragazza che attraversa la foresta alla ricerca del padre ottiene la sua prima nomination all'Oscar.
In entrambi c'è il contrasto tra lei e il mondo che la circonda. Dove lei s'impone con i suoi movimenti nervosi e domina quasi lo spazio attorno a lei, elemento questo presente anche in Hunger Games di Gary Ross – di cui ha girato il sequel ora in post-produzione – dove il suo corpo invece mal si adatta a una normalizzazione quasi da videogame, proprio perché ancora l'istinto e l'irrequietezza strabordano dall'adolescente che deve opporsi alla repressione del regime totalitario. Paradossalmente è proprio questo film che forse le permette di essere conosciuta anche dal grande pubblico e di mostrare evidente metamorfosi in diversi generi proprio come la mutante Raven/Mystica in X-Men: L'inizio di Matthew Vaughn – figura che ritorna anche nel prossimo Bryan Singer di X-Men. Giorni di un futuro passato in uscita il 18 luglio 2014 – sul cui set ha conosciuto Nicholas Hoult con cui è stata circa due anni e che ha recentemente lasciato per rimpiazzarlo sembra con Bradley Cooper anche se poi questa voce è stata recentemente smentita proprio dalla stessa attrice. Con il partner di Il lato positivo farà ancora coppia nel prossimo progetto di David O. Russell, American Bullshit, che narra le vicende che portarono l'FBI ad assumere il truffatore Melvin Weinberg per esporre pubblici ufficiali corrotti e in Serena, il nuovo film di Susanne Bier.
Jennifer Lawrence però ha un incredibile magnetismo anche quando non è protagonista, in due variazioni del 2011 accanto a uno degli attori più interessanti della nuova generazione come Anton Yelchin. In Like Crazy di Drake Doremus sembra un'incarnazione a metà tra il miglior Richard Linklater e i segni del dolore vissuto di John Cassavetes mentre nello straordinario Mr. Beaver di Jodie Foster alterna l'ossessione con i propri fantasmi del passato con le luci e gli slanci di un teenager-movie con le luci sognanti vicino al muro con la scritta che è forse un'altra variazione con la quale potrebbe confrontarsi in futuro. E una di queste è già nell'horror House in the End of the Street di Mark Tonderai (in uscita in Italia il prossimo 25 aprile) dove è una fragazza che si trasferisce con la madre (interpretata da Elisabeth Shue) in una bella casa ma lì ben presto scoprono che avvengono eventi inspiegabili.
I suoi modelli sono ben chiari: Meryl Streep, Laura Linney e Cate Blanchett. Tre declinazioni nel tentativo impossibile di fonderli e di prendere ogni volta qualcosa da ognuna di loro.