"La custode di mia sorella", di Nick Cassavetes

La custode di mia sorella è l'ennesimo quadro di vita familiare da annegare nelle lacrime di primi piani di bimbi malati, con intermezzi scherzosi che risultano invece imbarazzanti, alla continua ricerca di una leggerezza e di una libertà impossibili da raggiungere, sia per la protagonista che per il regista. Mentre la morale resta sempre la stessa: la famiglia viene prima di tutto

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Prima di questo film, Nick Cassavetes aveva lavorato allo script per il video di What goes around… comes around di Justin Timberlake, del regista Samuel Bayer (autore di clip storici come quello di Smells like teen spirit dei Nirvana, Zombie dei Cranberries, Angels di Robbie Williams e Wake me up when september ends dei Green day), scaltro nell'incentrare la visione sull'epidermide bagnata di Scarlett Johansson (finora il migliore lavoro filmico sul suo corpo, insieme al Michael Bay di The island) e a illuminare con improvvise fiammate la perfezione r&b della produzione di Timbaland. Tanto libero e indipendente il padre, quanto perfetto professional hollywoodiano il figlio (molto vicino a un altro professionista come il Jon Favreau di Iron man, film che avrebbe dovuto dirigere proprio lo stesso Cassavetes, in linea col progetto di colonizzazione del grande schermo da parte dell'universo Marvel). Questo La custode di mia sorella non fa eccezione: è la storia, tratta da un romanzo di Jodi Picoult, di un'undicenne (concepita in vitro per salvare la vita alla sorella maggiore leucemica) che decide di rivolgersi a un avvocato per ottenere l'emancipazione medica dai propri genitori. L'impianto è quello di un film corale, grazie a cui Cassavetes Jr. risolve con un solo colpo il problema della fedeltà al romanzo (strutturato alla stessa maniera) e quello della forma (confondendola ancora una volta con la sceneggiatura, di cui è co-autore, e con la colonna sonora super trendy di Regina Spektor, James Blunt e Jeff Buckley), prima di imbastire il solito quadro di vita familiare al rallentatore da annegare nelle lacrime di primi piani di bimbi malati, con intermezzi scherzosi (Kate che fa battute sul suo cancro o beve un succo di frutta da un contenitore per le urine sotto gli occhi di un'infermiera ignara) che risultano invece imbarazzanti. Cassavetes sa girare e tenta in qualche modo di aggrapparsi ai personaggi, solo che questi gli scivolano dalle mani come le bolle di sapone di inizio film, alla continua ricerca di una leggerezza e di una libertà (l'aquilone…) impossibili da raggiungere, sia per la protagonista che per il regista. Specie se la morale resta che la famiglia viene prima di tutto, anche dei diritti del singolo sul proprio corpo.

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Titolo originale: My sister's keeper
Regia: Nick Cassavetes
Interpreti: Abigail Breslin, Cameron Diaz, Sofia Vassilieva, Jason Patric, Alec Baldwin, Joan Cusack, Thomas Dekker
Distribuzione: Warner Bros Italia
Durata: 107'
Origine: USA, 2009

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