La programmazione di Fuori Orario dal 17 al 23 dicembre

Prosegue il ciclo Edith Bruck/Nelo Risi. E poi’l’anatomia del tempo’ tra The Book of Vision e The Tree of Life e Straub/Huillet e Sokurov. Da stanotte.

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 17 dicembre dalle 2.45 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta 

EDITH BRUCK / NELO RISI. SCRITTORI PRESTATI AL CINEMA (E ALLA TV) (4) 

a cura di Fulvio Baglivi

RACCONTI ITALIANI DELLA RESISTENZA – LA STRADA PIÙ LUNGA

(Italia, 1965, b/n, 78’)

Di: Nelo Risi

Tratto dal racconto di Davide Lajolo, Il voltagabbana, Nelo Risi guarda alla Resistenza attraverso la storia di Michele, un uomo colto e di origini borghesi che ha aderito per anni al fascismo. Di fronte alla formazione della Repubblica sociale ha una crisi e decide di cercare i Partigiani.

PRIMO PIANO – SALVADOR DALÌ, IL MESTIERE DEL GENIO

(Italia, 1964, b/n, 48’)

Di: Nelo Risi

Nelo Risi e Carlo Tuzii intervistano Dalì a Parigi, all’interno dell’Hotel Maurice. È il punto di partenza per un ritratto non convenzionale di uno dei più grandi artisti del secolo scorso.

A CARTE SCOPERTE CON ALBERT SPEER

(Italia, 1974, b/n, 50’)

Di: Nelo Risi

Albert Speer è stato un abile architetto ma è stato anche l’architetto personale di Adolf Hitler. Nelo Risi lo intervista per la rubrica A carte scoperte partendo dal valore civile e “umano” che per lui devono sempre andare a braccetto con l’estetica.

 

Venerdì 22 dicembre dalle 1.40 alle 6.00

ANATOMIA DEL TEMPO

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

IL LIBRO DELLE VISIONI   prima visione TV

(The Book of Vision, Italia, Regno Unito, Belgio, 2020, 95′, versione italiana)

Regia: Carlo Hintermann

Con: Lotte Verbeek, Charles Dance, Douglas Dean, Sverrir Gudnason, Isolda Dychauk, Filippo Nigro, Justin Korovkin, Giselda Volodi, Marco Quaglia

Eva, una dottoressa e ricercatrice di Storia della Medicina, scopre un manoscritto di Johan Anmuth, un medico del 18° secolo. Nel suo Book of Vision, Anmuth trascrive i sentimenti, le paure e i sogni di 1800 pazienti, il loro spirito vaga ancora tra le sue pagine. Immergendosi in questi racconti e in queste visioni, Eva mette in discussione la separazione tra passato, presente e futuro, mentre si scontra con le sfide della medicina moderna e i suoi limiti in rapporto al proprio corpo. (dal catalogo della Settimana della Critica, Venezia, 2020)

“Lo spunto è nato da un medico realmente esistito. Lì poi si è innestata l’idea di ragionare sul corpo e di farlo con un gioco di specchi tra due epoche, prendendo come prisma un’epoca in cui c’è stato il momento di transizione tra la medicina antica e quella moderna, e anche l’origine dello stato moderno. Un’epoca in cui tra l’altro nuove spinte razionalistiche e una dimensione animistica popolare potevano quasi darsi la mano ma poi non se la sono data. (…) La mia intenzione era di ricomporre questa frattura: la chiave è proprio il divenire. Più che alla reincarnazione credo nelle tracce, nello sciogliersi nel divenire. Sono molto legato alla cultura ebraica e una cosa molto bella della cultura ebraica è che c’è una costante lotta per allontanare l’Io. Questo esercizio raggiunge una sorta di immortalità immanente (…) Verso la fine del film si dice che nell’uomo c’è qualcosa che può essere invidiato anche dagli angeli ed è avere la testa fra le nuvole e i piedi piantati per terra: di questo si tratta, siamo la ricomposizione incarnata di questo dualismo” (Carlo Hinterman, da un’intervista a “Alias – Il Manifesto”, 3 ottobre 2020)

FUORI ORARIO – CONVERSAZIONE CON CARLO HINTERMANN

(col., dur., 40’ ca)

A cura di: Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto, Roma, 1 novembre 2023.   Nella conversazione si esamina l’originalità produttiva ed estetica del film, il lavoro di artigianato che lo caratterizza, i suoi diversi registri espressivi e infine il lavoro sull’immaginario e sull’immaginazione.  Il cinema come visionaria avventura alchemica: il velo del tempo, i segreti e i poteri del corpo, la storia della medicina nel dualismo da ricomporre tra lo spirito e la materia, il corpo e la mente, il reale e il fantastico. E infine il profondo rapporto con Malick, autore cui Hinterman è legato da molti anni,  e le molteplici suggestioni letterarie e cinematografiche di un regista che è anche produttore (di Naderi, Gitai), critico e  musicista.

THE TREE OF LIFE                                                    

(Id., USA 2011, 133’ versione italiana)

Regia: Terrence Malick

Con: Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Hunter McCracken, Laramie Eppler, Tye Sheridan, Fiona Shaw

Palma d’Oro a Cannes nel 2011.

Texas, anni Cinquanta. Jack cresce tra un padre autoritario e una madre dolce e protettiva. Stretto tra due modi dell’amore diversi, diviso tra essi per tutta la vita, e costretto a condividerli con i due fratelli che vengono dopo di lui. Poi la tragedia, che moltiplica le domande di ciascuno. La vita, la morte, l’origine, la destinazione, la grazia e la natura. L’albero della vita che si può piantare e che sovrasta, che è simbolo e creatura, schema dell’universo e genealogia, immagine e realtà.  Pur avendo realizzato nel 2018 una versione più lunga del film con l’aggiunta di cinquanta minuti di riprese, la versione del 2011 rimane la sua preferita.

Carlo Hinterman ha lavorato al film come regista di seconda unità nelle riprese italiane e  ne ha seguito la lavorazione. Al regista statunitense ha dedicato un film (Rosy-fingered Dawn: un film su Terence Malick (2002) e un libro, Terrence Malick: Rehearsing the Unespected (2017)

 

Sabato 23 dicembre dalle 2.00 alle 7.00

AVATAR O MILLE E UNA METEMPSICOSI

a cura di Fulvio Baglivi

FAIRYTALE – UNA FIABA

(Skazka, Russia-Belgio, 2022, col., dur., 76′, v.o. sott., it.)

Regia: Aleksandr Sokurov

Voci: Igor Gromov, Lothar Deeg, Tim Ettelt, Vakhtang Kuchava, Fabio Mastrangelo, Alexander Sagabashi, Michael Gibson, Pascal Slivansky

Per questo film sono stati utilizzati esclusivamente materiali di archivio – immagini vere di repertorio – senza l’uso di deep fake o altri mezzi di intelligenza artificiale.

Adolf Hitler, Benito Mussolini, Iosif Stalin, Winston Churchill, si trovano in un -o spazio dantesco, davanti alla Porta, in attesa di ascendere al paradiso o precipitare nell’inferno. Le loro figure si moltiplicano, i discorsi si alternano e si sovrappongono, si sentono milioni di urla e di gemiti. Gesù giace a terra agonizzante in attesa di una chiamata del Pare…

Per Sokurov, dopo cento e più anni di storia, il cinema ancora non è codificato, «ciò che noi. chiamiamo “cinema” è un’entità in continuo movimento. È la natura stessa del cinema che muta in continuazione» (così egli scrive nel suo libro Il mio posto nel cinema). Dopo Arca russa Fairytale è una nuova, stupefacente pietra miliare nel divenire del cinema, che prolunga e rilancia quella riflessione sul potere che percorre l’opera di Sokurov fin dall’epoca sovietica, da Sonata per Hitler (1979), alle Elegie, fino alla cosiddetta Tetralogia del potere (coi film-ritratti di Lenin, Hitler, Hirohito e Faust). E oltre…

BENE! QUATTRO DIVERSI MODI DI MORIRE IN VERSI (prima e seconda serata)

(Italia, 1974-1977, col., 96′)

Uno dei primi lavori televisivi di Carmelo Bene, realizzato nel 1974, lo stesso anno del primo Amleto (da Shakespeare a Laforgue), subito dopo aver chiuso con Un Amleto di Meno la parentesi cinematografica aperta nel 1968 con Hemitage e Nostra Signora dei Turchi, ma andato in onda soltanto nel 1977, in due serate su Rai 2 il 27 e 28 ottobre. I diversi modi di morire sono nelle parole di quattro grandi scrittori russi, Majakovskij-Esenin-Blok-Pasternak, riadattate e recitate dalla voce di Bene che cura anche la regia. Girato in video, con musiche di Vittorio Gelmetti, è un’opera esplorativa e di rottura che disintegra la teatralità insita nella televisione frantumando lo spazio/studio mentre ne esalta la fin(i)tezza. I versi dei quattro poeti russi formano un florilegio che ruota intorno alla rivoluzione vista come apocalisse antropologica e culturale con i suoi fuochi fatui e le sue macerie.

DALLA NUBE ALLA RESISTENZA

(Italia/Germania/Francia 1979, col., dur., 101′)

Regia: Danièle Huillet, Jean-Marie Straub

Da: Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese (1947)

Con: Olimpia Carlisi, Guido Lombardi, Gino Felici, Lori Pelosini, Walter Pardini, Mauro Monni, Gianni Toti.

Nel primo segmento del film troviamo sei racconti ripresi dai Dialoghi con Leucò (1947) di Cesare Pavese; nella seconda parte troviamo brani di un altro libro di Pavese, La luna e i falò (1950). Sui testi di Cesare Pavese viene tracciata la parabola dell’umanità dal mito alla storia. Nel cielo del Mito, i destini degli umani sono soggetti alla volontà degli dèi: ed è sui temi legati al potere che si articolano i dialoghi della prima parte del film. Nella seconda parte i racconti di guerra dell’artigiano-musicista Nuto trovano un attento ascoltatore nel Bastardo, rientrato dall’America nelle natie Langhe dopo il 25 aprile. Nuto e Bastardo ricordano e discutono della Resistenza, ma il Bastardo scopre che tutti quelli che conosceva sono morti e che la guerra ha profondamente cambiato i rapporti fra le persone.

 

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