La programmazione di Fuori Orario dal 19 al 25 novembre

Omaggio a Pietro Citati, Filmmaker 2023. E poi Sokurov (Francofonia), Welles (Lo straniero), Costa (Vitalina Varela) e Angelopoulos (Alessandro il Grande). Da stanotte.

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Domenica 19 novembre dalle 2.45 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste                                                             

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta 

SOTTO MENTITE SPOGLIE (I VIVI E I MORTI)

a cura di Lorenzo Esposito

FRANCOFONIA                                            

(Id. , Francia, Germania, Paesi Bassi, 2015, col., dur., 84’, v.o. sottotitoli italiani)

Regia: Aleksandr Sokurov

Con: Louis-Do de Lencquesaing, Benjamin Utzerath, Vincent Nemeth, Johanna Korthals Altes

Presentato in Concorso alla Mostra delCinema di Venezia del 2015                     

Tra i massacri e le rovine della Seconda Guerra Mondiale, l’alto funzionario dell’amministrazione francese Jacques Jaujard collabora con il tedesco Franz Wolff-Metternich per proteggere il tesoro del Museo del Louvre. Sokurov racconta la loro storia, esplorando il rapporto tra arte e potere al culmine di uno dei conflitti più devastanti cui il mondo abbia mai assistito.

“L’Europa mi è sempre sembrata una sorta di famiglia unita, una famiglia sotrica e solida, La cultura rappresenta la base o le fondamenta di questa famiglia. I paesi europei hanno creato una cultura grandiosa e illustre in cui la musica, l’arte e la letteratura sono, in cerot modo, omogenee (…) Mi sono sostenuto sui segni di una grande civiltà che apprezzo, a cui mi aggrappo, e alla quale sono riconoscente come persona. E questi segni di una civiltà dell’Europa, che mi hanno slavato e mi salvano come individuo, come persona, cerco di mostrarli in questo film. Se un giorno, nel corso della nostra vita – Dio ci scampi! – sopraggiungesse la fine del mondo, allora rimpiangerei sicuramente le sere d’estate e il fatto che la civiltà europea finirà per sempre” (Aleksandr Sokurov, dal catalogo del festival di Venezia e dai “Cahiers du Cinéma” n. 696, gennaio 2014) 

LO STRANIERO

(The Stranger, Usa 1946, b/n, dur. 90′)

Regia: Orson Welles

Con: Edward G. Robinson, Loretta Young, Orson Welles, Richard Long.

Sulle tracce di un criminale nazista fuggito in America, l’ispettore Wilson (Robinson) sospetta del professor Rankin (Welles), novello sposo della figlia di un giudice: una serie di indizi e soprattutto la passione di Rankin per l’orologeria convincono l’ispettore dei suoi sospetti che troveranno conferma definitiva in un drammatico scontro all’interno del gigantesco orologio di un campanile.

Il film, premiato col Leone d’oro alla Mostra di Venezia, era considerato da Welles il meno buono dei suoi film, “L’ho girato per mostrare all’industria che potevo fare un film normale hollywoodiano, nei limiti di tempo e di budget, e essere allo stesso tempo un buon regista, come tanti altri”. (Orson Welles)

 

Venerdì 24 novembre dalle 1.40 alle 6.00ì

FILMMAKER 2023 – STRADE PERDUTE

a cura di Fulvio Baglivi

STRADE PERDUTE

(Id., Italia, 2023, b/n e col., 117’ circa)

Di: R. Beckermann, J. Bressane, D’Anolfi/Parenti, T. De Bernardi, L. Di Costanzo, A. Fasulo, F. Ferraro, M. Frammartino, S. George, ghezzi/Gagliardo, C. Hintermann, G. Maderna, A. Momo, A. Rossetto, M. Santini, C. Simon, S. Savona

A cura di: Fulvio Baglivi e Cristina Piccino

Per Filmmaker Festival (Milano 17-28 novembre 2023), Fulvio Baglivi e Cristina Piccino hanno chiesto ad alcuni filmakers di regalarci una loro “strada perduta”, ovvero una sequenza, una scena o un pezzo di montaggio che non hanno poi trovato il loro spazio nella versione definitiva di una loro opera. È una cosa che accade quasi sempre: un’idea, una visione, finanche sequenze pensate come fondamentali vengono poi sacrificate per questioni di ritmo, di senso, di forma o per avvenuta mutazione delle immagini quanto dell’immaginazione del cineasta. La visione di questi lacerti diventa un falso ritorno all’interno di quello che immaginiamo come già visto e invece ci fa perdere tra sentieri, strade, interrotte, binari morti e labirinti.

Le diciassette schegge che presentiamo arrivano da situazioni recondite, spazi diversi e lontani tra loro, vanno nelle direzioni più disparate formando insieme un detour verso niente, tra lost haighways e road to nowhere, per citare titoli che del perdersi fanno arte.

Ogni frammento ha una sua presenza compiuta, spesso ha un titolo diverso dal film per cui era stato girato, che non è necessario aver visto per trovare un senso, al contrario, chi si incammina pensando di conoscere il mondo che attraversa si ritroverà spiazzato.

VITALINA VARELA                            

(Id., Portogallo, 2019, col., dur., 124’, v.o. sott. in italiano)

Regia: Pedro costa

Con: Vitalina Varela, Ventura, Francisco Brito, Manuel Tavares Almeida, Marina alves Domingues, Imídio Monteiro, José Tavares Borges

Pardo d’Oro e Pardo per la miglior Interpretazione femminile al Festival di Locarno nel 2019  

Una processione di ombre e corpi apre il film di Pedro Costa. Dal fondo di un vicolo scuro emergono lentamente, come fuoriuscissero dalla cavità di una roccia, una fila di corpi, tutti rigorosamente maschili. L’andamento oscillatorio delle figure, il buio, le ombre riflesse sulla parete di un cimitero, una marcia funebre. La morte segna l’inizio di Vitalina Varela, l’ultima predella di un grande polittico che Pedro Costa ha dedicato agli emigranti capoverdiani residenti a Lisbona. Tutto il film è avvolto da un silenzio mortifero. Non conosceremo il defunto, Joaquim, né, tantomeno, le relazioni che legano alcuni personaggi. Sua moglie, Vitalina Varela, arriva a Lisbona tre giorni dopo il suo funerale. La donna capoverdiana, che presta il suo nome e la sua storia al film, ha atteso 25 anni per raggiungere Joaquim a Lisbona. Spetterà a lei rompere il silenzio e abitare uno spazio ostile ed estraneo. Vitalina è il primo personaggio che arriva da Capo Verde a Lisbona invertendo, così, una traiettoria nella filmografia di Pedro Costa. Per la prima volta qualcuno giunge da Capo Verde ed ha l’opportunità di conoscere la vita che si conduce nella grande città. Vitalina ha atteso una vita intera per compiere questo viaggio, ma scoprirà che Lisbona, per i capoverdiani, non è niente più che uno spazio ostile, lo spazio dell’esclusione e della disgregazione.

“Accade qualcosa con l’arrivo di Vitalina a Lisbona. Non è solo una donna concreta, molto fisica, carnale, persino colma di desiderio. Vitalina avrebbe voluto vedere il marito, il suo corpo, lo afferma nel film. Vitalina rappresenta ciò che in pittura si definisce la Visitazione. È la Visitazione di qualcuno che viene da altrove, che porta notizie da un altro paese, da un altro tempo. Anche Vitalina è uno spettro. Il suo arrivo perturba e sconvolge la vita degli abitanti di questo quartiere. Solleva una sorta di scandalo. Li pone di fronte ad alcune verità. Riesce a schierare contro una parete questi uomini capoverdiani che definisce pigri, immemori, alienati. Li schiera come fosse un poliziotto di fronte ai sospettati. Li qualifica, li addita, adduce fatti…non dico crimini, ma quasi… Mentre concepivo il film mi sono ricordato di includere anche Ventura e per lui ho pensato la figura del prete. A Ventura serviva una sorta di contraltare. Mi sembrava interessante il contatto tra questa donna, questa forza del passato che rappresenta Vitalina, e questo giudice del presente che ha ormai letteralmente perso la ragione. Così come ha perso la fede, la fede e la testa. Ho pensato, ancora una volta, che il cinema probabilmente è fatto per questo…”. (Pedro Costa)

 

Sabato 25 novembre dalle 1.50 alle 7.00

IL MAESTRO OROLOGIAIO: PIETRO CITATI

  1. Il mondo classico

a cura di Lorenzo Esposito

“Fuori orario” omaggia il grande critico letterario e scrittore Pietro Citati scomparso poco più di un anno fa con un ciclo di tre notti caratterizzato da tre momenti chiave della sua opera legati ad altrettanti libri: il mondo classico, Kafka e Tolstoj. Figura dura appassionata atipica, Citati lega il suo nome a quello, fra gli altri, di giganti come Proust, Leopardi, Gadda, Goethe nelle cui vite e scritture si immergeva per anni riemergendo con una riscrittura totale che va al di là della semplice interpretazione e lo avvicina piuttosto a una figura – ancora tutta da identificare – di obliquo romanziere. Come lo definì Federico Fellini, che lo leggeva da sempre e che cominciò a frequentarlo durante la lavorazione de L’intervista mentre Citati finiva la stesura di uno dei suoi libri più famosi, Kafka, ecco a voi il “maestro orologiaio” della cultura italiana del Novecento.

IN DIFESA DI – PIETRO CITATI E LA DOMUS AUREA

(Italia, 1974, b/n, dur. 22’)

Dal programma Rai “In difesa di” di Anna Zanoli. Pietro Citati, filmato nel cuore di Roma, racconta le origini del parco archeologico del Colosseo e in particolare la costruzione della villa urbana conosciuta come “Domus Aurea” che Nerone fece erigere dopo il grande incendio del 64 d. c.

SCRITTORI PER UN ANNO: PIETRO CITATI

(Italia, 2022, col, 29’) 

Pietro Citati racconta se stesso – la sua vita, la nascita della passione per il narrare storie, l’amore per i libri, gli studi, il metodo analitico della sua scrittura – in un ritratto totale. Soffermandosi sul suo libro “Alessandro Magno”, lo definisce un libro mitico, che cerca di comprendere l’enigma del rapporto di Alessandro Magno con l’idea stessa del Mito.

ALESSANDRO IL GRANDE

(O Megalexandros, Grecia, 1980, col., dur., 218’)

Regia: Theodoros Angelopoulos

Con: Omero Antonutti, Eva Ktamanidou, Mihalis Giannatos, Grigoris Evangelatos, Mranda Kounelaki, Laura De Marchi, Haris Pisimisis, Francesco Carnelutti, Norman Mozzato, Christopheros Nezer

Il film si basa sul Massacro dei Dilesi del 1870, durante il quale alcuni banditi rapirono dei turisti inglesi e chiesero un riscatto. Un personaggio chiamato Alexander, che è il capo dei banditi, viene liberato dalla prigione. Alexander e i banditi hanno rapito un gruppo di aristocratici britannici e li portano in una comunità agricola tra le montagne che Alexander, gli abitanti del villaggio e un gruppo di anarchici italiani stanno cercando di costruire con un sistema di proprietà pubblica e credenze egualitarie. Chiedono che gli aristocratici restituiscano la terra agli abitanti del villaggio, ma le loro richieste non vengono soddisfatte e i soldati circondano l’insediamento. Gli anarchici, in disaccordo con Alexander, cercano di andarsene ma vengono uccisi dai soldati. I soldati uccidono anche i compagni originari di Alessandro. Alessandro uccide gli ostaggi e gli abitanti del villaggio uccidono Alessandro, con una pratica definita teofagia, o mangia-dio. L’unico sopravvissuto è un bambino. Si vede Atene e una voce fuori campo afferma: “Questo è il modo in cui Alessandro entrò nelle città….”

 

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