La programmazione di Fuori Orario dal 22 al 28 agosto
Bela Lugosi, Boris Karloff e Alberto Lattuada. I tre protagonisti delle notti a Fuori Orario dal 22 al 28 agosto
Domenica 22 agosto dalle 1.55 alle 6.30
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
TUTTI I COLORI DEL BUIO 2 – LUGOSI/ KARLOFF: IL CORPO SCOMPARSO DEL CINEMA (4)
a cura di Paolo Luciani
Una proposta nella migliore tradizione cineclubbistica che fu, quando l’attenzione al cinema di genere e alle sue declinazioni più estreme (basso budget, serializzazione, diffusione nei circuiti periferici e televisivi) unita alla disponibilità di titoli che il precipitare nel gorgo del pubblico dominio rendeva finalmente accessibili, portò ad una ri/nascita di interesse nei confronti di momenti e personalità, del cinema fantastico che mai erano stati considerati, men che meno come meritevoli di approfondimento, se non a livello di passione individuale, spesso nascosta o non esplicitata. Nel caso degli appuntamenti che Fuori Orario propone, Bela Lugosi e Boris Karloff rappresentano la quintessenza del cinema come “morte al lavoro”; il loro stesso corpo/volto accompagna la storia del cinema fantastico e del cinema stesso, dalla stagione classica dei capolavori alla decadenza umiliante e putrefatta di un cinema,/genere/biografia che non riescono a sopravvivere loro stessi. Se, in parte, nelle biografie personali Lugosi e Karloff sono accomunati da tutti quegli elementi avventurosi che sono propri di personalità forti che hanno attraversato gli sconvolgimenti storici, sociali, culturali del passaggio da un secolo all’altro, è invece nel segno che tutti e due hanno inciso nell’immaginario cinematografico e non che le loro due vicende umane, di più i loro corpi cinematografici, quasi coincidono. E questo vale anche per la ininterrotta riscoperta del cinema che loro rappresentano, alto o basso che sia, comunque di nuovo punto di riferimento di moderni autori del fantastico, sia nella trasformazione in icone pop “senza tempo” (appunto), cui assistiamo da anni. Il cinema scomparso che rappresentano in realtà sembra rigenerarsi nella capacità unica dei loro corpi cinematografici di essere ciclicamente detonatori di nuovo immaginario, fecondo od inquietante che sia.
LA NOTTE DEI PIPISTRELLI
(The devil bat, Usa, 1940, b/n, dur. 67’)
Regia: Jean Yarbrough
Con: Bela Lugosi, Suzanne Kaaren, Dave O’ Brien, Guy Usher, Edmund Mortimer
Una cittadina di provincia eè infestata dalla presenza di giganteschi pipistrelli; questi attaccano la popolazione, anzi, in alcuni casi, come guidati da una forza superiore sono in grado di scegliere alcune loro vittime, procurandone anche la morte tra atroci dolori. Una coppia di giornalisti viene inviata dalla città per indagare, chi o che cosa possa manipolare i terribili pipistrelli. Lugosi è il maggiore indiziato, ricercatore che vuole vendicarsi dei grandi torti che un’industria dei cosmetici ha commesso nei suoi confronti…Il film rappresentò uno dei maggiori successi della PRC, da sempre specializzata in produzioni a bassissimo budget.
LA MORTE INVISIBILE
(Mr. Wong, detective, Usa, 1938, b/n, dur. 68’)
Regia: William Nigh
Con: Boris Karloff, Grant Withers, Evelyn Brent, George Lloyd
Uno dei celebri personaggi interpretati da Karloff, capace di trasformarsi per l’ennesima volta, volto e corpo, in un detective di origine cinese, Mr. Wong. In questo che è il primo film della serie, Karloff/Wong indaga sulla morte di uno scienziato chimico che, sentendosi minacciato a causa delle sue ricerche, aveva chiesto il suo aiuto…
BACIO MORTALE
(The death kiss, Usa, 1932, b/n, dur. 72’)
Regia: Edward L. Marin
Con: Bela Lugosi, David Manners, Adrienne Ames; Edward Van Sloan
Commedia giallo rosa, dove Lugosi riveste i panni di un produttore cinematografico, sospettato della morte di un attore avvenuta sul set, durante la lavorazione di un film in cui il personaggio interpretato dall’ucciso avrebbe dovuto avere la stessa sorte. Film nel film, come Hollywood si eserciterà a fare innumerevoli volte, con l’uso di soluzioni tecniche non cosi date, anche queste riproposte in lavori futuri.
Venerdì 27 agosto dalle 00.45 alle 6.00
ALBERTO LATTUADA – L’OCCHIO QUADRATO (3)
IL MULINO DEL PO
(Italia, 1949, b/n, dur. 98)
Regia: Alberto Lattuada
Con: Carla Del Poggio, Jacques Sernas, Giulio Calì, Anna Carena, Giacomo Giuradei, Mario Besesti, Leda Gloria, Nino Pavese, Isabella Riva, Dina Sassoli
Tratto dal terzo volume del romanzo di Riccardo Bacchelli, un film corale dove la nascita del socialismo nel Ferrarese verso la fine dell’Ottocento fa da sfondo agli scontri tra contadini, mugnai e proprietari e alle due storie d’amore che vi si intrecciano.
“Mi interessava illustrare il sacrificio dei contadini in un momento drammatico del Regno d’Italia appena costituito, quello della tassa sul macinato e dell’intervento di militari. Era in atto una lotta che vedeva la presenza in prima linea delle donne e dei bambini. Era una realtà contadina mai affrontata dal cinema, e si trattava di problemi non ancora risolti nel 1950. Era il sangue di mezzo secolo prima ed era ancora il sangue dei contadini di allora. L’altro tema era che la violenza a un certo punto distrugge i “sentimenti”, spezzati e schiacciati dagli sconvolgimenti sociali. Ma volevo anche rendere l’odore della campagna, le galline, gli animali, i campi, sensazioni che ho vissuto nell’infanzia nella fattoria di mio zio e che mi sono rimaste. C’era molto amore. Ho giocato molto sulle due coppie, quella molto carnale di Giacomo Giuradei e Leda Gloria, che ha almeno una scena di forte sensualità, con vibrazioni di luce e di calore molto intense, e poi la coppia un po’ ideale, diciamo anche un po’ manzoniana, di Carla Del Poggio e Jacques Sernas, che è anche nel romanzo originale”. (Alberto Lattuada)
“Non toccherei un fotogramma di questo film. Io credo che, se lo proiettassero insieme a Novecento e all’Albero degli zoccoli non sfigurerebbe, anzi. (…) Quando uscì fui attaccato da destra e da sinistra (..) Sono orgoglioso di avere scontentato un po’ tutti, perché avevo presentato in pratica la condizione dell’Italia” (…) Ho rappresentato in questo film un’Italia contadina, con un’ottica che è la mia e a cui sono fedele, un’ottica socialista. C’era il ricordo delle mie esperienze di ragazzo, in una fattoria di mio zio, nella pianura, col fiume che però lì era l’Adda, che ho molto amato. C’era l’amore per l’Italia contadina, che ancora oggi costituisce, anche se l’Italia è diventata industriale, il nucleo migliore del carattere degli italiani”. (Alberto Lattuada)
SCUOLA ELEMENTARE
(Italia/Francia, 1955, b/n, dur. 96’)
Con: Riccardo Billi, Mario Riva, Lise Bourdin, Turi Pandolfini, Alberto Rabagliati
Un maestro elementare di provincia va a insegnare a Milano dove incontra il bidello Pilade, suo amico d’infanzia. Gli ideali e le speranze svaniscono nell’impatto con la grande città. Un film sfortunato, cui il regista tiene molto. “Il film più neorealista di Lattuada, anche per il pathos che lo attraversa” (A. Aprà).
“Lombardo aveva paura della censura. Così ho dovuto attenuare la polemica e il film è diventato meno forte: da tragico qual era si è trasformato in un film malinconico”. (A. Lattuada)
CRISTOFORO COLOMBO 3° puntata
(Italia, 1985, col., dur., 85′)
Regia: Alberto Lattuada
Con: Gabriel Byrne, Mark Buffery, Audrey Matson, Virna Lisi, Kasimir Berger, Max von Sydow, Raf Vallone, Faye Dunaway
“L’idea di Cristoforo Colombo non è mia, ma di Silvio e Anna Maria Clementelli. Sono loro che hanno avuto l’idea, sono loro che l’hanno portata avanti, che l’hanno prodotto, coinvolgendo la RAI, Antenne 2 e la Bavaria: successivamente la Lorimar-CBS. Confesso che quando Clementelli mi ha proposto la regia, sapevo poco di Colombo. Ho letto tutto quello che c’era da leggere in proposito. Che cosa ho dedotto da questi testi? Che la ventura di Colombo è la vittoria di un sublime errore (in fondo i saggi spagnoli che lo contestavano, avevano ragione): un sublime errore commesso da un grande navigatore, forse il più grande che sia mai esistito, con Vasco Da Gama e Magellano: un errore che cambiò il volto della storia (…) Colombo è una figura tragica, non solo per il suo destino individuale. Il suo dramma nasce con la nascita della colonizzazione che è la molla dei suoi ultimi viaggi, frutto di una logica perversa di cui lui non è responsabile, ma è ormai responsabile lo Stato, il potere che lo organizza. Vorrei che si sentisse tramite quei viaggi il preannuncio di quelli di Cortes e di Pissarro, che avrebbero portato al genocidio di intere civiltà: gli Aztechi, gli Incas. In nome di che cosa. Dell’roro. Ecco, quindi che Colombo, attraverso questa tragedia preannunciata e in parte già applicata agli indigeni dei Caraibi rientra a pieno diritto nella mia filmografia, affronta uno dei temi centrali della mia opera”. (Alberto Lattuada).
Sabato 28 agosto dalle 1.40 alle 6.30
ALBERTO LATTUADA – L’OCCHIO QUADRATO (4)
(Italia/Francia, 1951, b/n, dur. 100’)
Regia: Alberto Lattuada
Con: Silvana Mangano, Vittorio Gassman, Gaby Morlay, Raf Vallone, Jacques Dumesnil
Anna, novizia che presta servizio in un ospedale, viene turbata dall’arrivo in corsia di un uomo ferito, il suo fidanzato di un tempo. Ritorna il suo passato di ballerina di un locale notturno che sperava di avere rimosso.
“Metteva insieme tutti i possibili elementi: il male, il bene, l’amante buono, l’amante cattivo, il diavolo… E, in contrasto, il sacrificio di questa donna che alla fine, però, rimaneva dentro a fare l’infermiera. Però l’ho fatto con grande passione, cercando d’immedesimarmi nel favore popolare che ha sempre accompagnato il feuilleton. E infatti il film ha avuto un successo clamoroso” (Alberto Lattuada)
“Anna è un film tipo romanzo d’appendice e in partenza era un’operazione produttiva legata a Silvana Mangano, ma io l’ho girato con il massimo scrupolo, Ho giocato su due temi cardine di tanta letteratura, l’amore contrastato e il sacrificio finale, sono le due facce della Mangano (…) Ci sono due regole, due cardini che ho rispettato: l’amore contrastato e il sacrificio occulto finale, due grandi cardini dentro i quali si può mettere una gran parte della storia della letteratura” (Alberto Lattuada).
LA SPIAGGIA
(Italia/Francia, 1954, b/n, dur. 100’)
Regia: Alberto Lattuada
Con: Martine Carol, Raf Vallone, Mario Carotenuto, Clelia Matania, Anna Gabriella Pisani, Carlo Bianco, Carlo Romano, Valeria Moriconi, Zina Racewsky
“Annamaria, una prostituta, in vacanza con la figlia in un hotel della Riviera, diventa il bersaglio dei borghesi “per bene” che la circondano. Nonostante l’aiuto del sindaco comunista, sarebbe costretta a fare le valige e a andarsene, se non intervenisse in suo favore un miliardario del luogo, il quale la prende sottobraccio e la riporta in albergo. Annamaria si salva, trasformandosi da prostituta schedata in una mantenuta.
“I guai più seri con la censura li ho avuti con La spiaggia perché avevo sovvertito i termini, i canoni di una certa morale. La puttana era brava e buona, e le donne borghesi, sposate, erano delle false, ipocrite che passavano la settimana scopando col bagnino e poi accoglievano i mariti il sabato. In Parlamento si parlò del sovvertimento centrale dei termini, tra puttane e donne borghesi. Ne colsero l’attacco molto aspro alla morale borghese, alla sua ipocrisia di allora.” (Alberto Lattuada)
“C‘era in questo film la voglia di rovesciare certi valori. E la battaglia contro l’ipocrisia che mi è sempre stata a cuore. Che talvolta appare nei miei film e talvolta non è tanto evidente, perché scorre come una vena sotterranea. Come la vena erotica. Si tratta di scovarle. C’è anche molta satira sociale nei miei film di allora, soprattutto nel Cappotto e nella Spiaggia. Il modo di raccontare di Sonego dimostrava un umorismo, una sottigliezza veramente rari”. (A. Lattuada).
“Era una metafora dell’Italia di allora, alle soglie del boom economico” (Rodolfo Sonego)
CRISTOFORO COLOMBO – 4° puntata
(Italia, 1985, col., dur., 85′)
Regia: Alberto Lattuada
Con: Gabriel Byrne, Mark Buffery, Audrey Matson, Virna Lisi, Kasimir Berger, Max von Sydow, Raf Vallone, Faye Dunaway