La programmazione di Fuori Orario dal 27 agosto al 2 settembre

Due serate dedicate a Liliana Cavani, Leone d’oro alla carriera all’80° Mostra di Venezia. E poi Polaski, Skolimowski e le due puntate de Il vento del cinema di Maresco.

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Domenica 27 agosto dalle 1.30 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

 RAGGIUNSERO IL TRAGHETTO. FUORI ORARIO VENEZIA 80 (1)

Liliana Cavani 

a cura di Fulvio Baglivi, Simona Fina e Roberto Turigliatto

L’OSPITE             

(Italia, 1971, b/n, dur., 91′)

Regia: Liliana Cavani

Con: Lucia Bosè, Glauco Mauri, Peter Gonzales, Alvaro Piccardi, Lorenzo Piani, Giancarlo Caio, Giampiero Frondini, Alfio Galardi, Maddalena Gillia, Maria Luisa Salmaso

Presentato al Festival di Venezia, “Fuori concorso”

Il tema è quello della malattia mentale e dei manicomi, tema molto d’attualità in quegli anni per via della riforma che prese il nome dallo psichiatra Franco Basaglia. Su questo contesto, però, Liliana Cavani costruisce un soggetto drammatico originale; il film non è quindi un documentario come si potrebbe pensare dalle sequenze iniziali. La storia è quella di Anna (interpretata da Lucia Bosè), entrata giovanissima in manicomio e rimasta rinchiusa per vent’anni; non è pazza, aiuta gli altri pazienti, fa lavori nell’ospedale psichiatrico e riceve regolare retribuzione, e a breve potrebbe essere dimessa e tornare a fare una vita normale. È ancora molto bella, ha modi gentili ed educati, si prende cura di un giovane paziente che ha gravi difficoltà fisiche. Tutti questi particolari attirano l’attenzione di uno scrittore (Glauco Mauri) che sta frequentando il manicomio per scrivere un saggio sulla condizione dei malati di mente. Quando viene dimessa dall’ospedale, Anna è contenta, ma allo stesso tempo è triste perché deve abbandonare il ragazzo malato (Peter Gonzales); viene accolta nella casa del fratello minore, sposato e con un figlio, ma sorgono subito contrasti.

TV D’AUTORE – FRANCESCO D’ASSISI     versione restaurata

(Italia, 1966, b/n, dur., 129′)

Regia: Liliana Cavani

Con: Lou Castel, Giancarlo Sbragia, Maria Grazia Marescalchi; Mino Bellei; Marcello Formica; Roberto Di Massimo; Giampiero Frondini; Gerig Domain; Gianni Turillazzi; Marco Bellocchio; Kenneth Belton; Riccardo Bernardini; Giuseppe Campodifiori; Riccardo Cucciolla; Ludmila Lvova

Presentato al Festival di Venezia,“Sezione informativa”

La vita di San Francesco d’Assisi, con uno sguardo agli aspetti meno tradizionali e più rivoluzionari della sua figura, la sua opposizione al potere e al denaro, insieme alla dirompente carica politica del suo operato. È il primo lungometraggio di Liliana Cavani, prodotto dalla Rai e trasmesso in due puntate il 6 e l’8 maggio 1966. Il film, interpretato da Lou Castel (protagonista de I pugni in tasca, di Bellocchio), suscitò alla sua uscita reazioni contrastanti. Considerato “eretico, blasfemo e offensivo per la fede degli italiani”, tanto da subire un’interpellanza parlamentare del MSI, soprattutto per il modo ‘originale’ di rappresentare il santo. La Cavani propone la sua lettura laica fin dal titolo, omette al suo Francesco l’attributo di santo, è il segno di una scelta, quella di ritrarre l’uomo Francesco. Il santo dalla Cavani è privo degli aspetti tramandati dalla tradizione agiografica, è un giovane pieno di inquietudini che cerca la sua strada, dal mestiere delle armi al commercio, finché un giorno, nella Chiesa di San Damiano, arriva alla conversione, folgorato dal Vangelo. Francesco segue l’invito di Cristo: “lascia tutto e seguimi”. Egli rinuncia, contravvenendo alla volontà del padre, a vivere in un mondo agiato, all’integrazione in una società borghese e si converte a una vita evangelica, incontra il Cristo nei poveri e nei diseredati, facendosi egli stesso povero. La dimensione sociale del film è forse ciò che ha scandalizzato maggiormente la sensibilità dei denigratori dell’epoca. Girato con uno stile asciutto, essenziale, resta ancora oggi il film più bello che la regista ha dedicato a San Francesco.

“Nel 1966 Angelo Guglielmi, allora dirigente Rai, doveva produrre una celebrazione dedicata a Francesco e me ne parlò ma io gli dissi che non ero interessata a lavorare in studio e neppure la figura del santo mi interessava particolarmente. Volli però leggere la biografia scritta da Paul Sabatier, per me la migliore, un vero romanzo di formazione. Rimasi fulminata dalla sua modernità e proposi di farne un film: budget trenta milioni, quello destinato al programma televisivo. Con quel lavoro fui invitata a Venezia, quell’anno c’era in concorso La prise de pouvoir par Louis XIV di Roberto Rossellini che vinse il Leone d’oro. Ci fecero tante interviste insieme, il maestro e la debuttante, e lui, che aveva già girato un film su Francesco, mi raccontò vari aneddoti. La Rai, però, non voleva trasmettere il mio film, che passò solo grazie a monsignor Angelicchio, direttore del Centro Cattolico Cinematografico, che aveva sdoganato Il vangelo secondo Matteo di Pasolini. Io fui bollata come cripto-comunista e il Movimento Sociale fece un’interpellanza perché il patrono d’Italia non poteva avere la faccia di Lou Castel, ragazzo straordinario: lo ricordavano tutti come il ribelle de I pugni in tasca di Marco Bellocchio”. (Liliana Cavani)

Venerdì 1 settembre dalle 1.20 alle 6.00

RAGGIUNSERO IL TRAGHETTO. FUORI ORARIO VENEZIA 80 (2)

Liliana Cavani 

a cura di Fulvio Baglivi, Simona Fina e Roberto Turigliatto

MILAREPA

(Italia, 1973, col., dur., 104’)

Regia: Liliana Cavani

Con: Lajos Balázsovits; Paolo Bonacelli; Marisa Fabbri; Marcella Michelangeli; George Wang

Presentato al Festival di Cannes

A causa di un incidente stradale, il prof. Bennett rimane intrappolato nell’auto e, mentre sua moglie va in cerca di soccorsi, il giovane allievo Leo – che ha tradotto il testo di Milarepa su sollecitazione del professore stesso – gli narra la storia del grande poeta, mago ed eremita tibetano, compiendo un viaggio immaginario sull’Himalaya e un viaggio intimo dentro se stesso. Il racconto, nel quale Milarepa ha le sembianze di Leo e il suo maestro Marpa quelle di Bennett, si struttura in tre parti: quello della magia nera (il protagonista, incitato dalla madre, impara l’arte di uccidere), quello della magia bianca (compie il cammino verso la perfezione grazie ai duri insegnamenti di Marpa) e quello della trasfigurazione (il raggiungimento dell’assoluto distacco da ogni realtà materiale).

“La lettura di Milarepa ha fatto muovere in me le letture di Jung che a suo tempo mi avevano molto appassionato. Ho ritrovato anche in Milarepa i miti della mia stessa cultura: la liberazione dal padre, dalla madre, dal paese, dal backgrond, la ricerca del maestro, la liberazione dal maestro ecc. Il collegamento tra i miti della cultura occidentale e orientale è stimolante per la ricerca del quid in comune, per l’indagine sul profondo; ricerca che non finisce mai e tutto quello che mi ci conduce mi affascina. […] Il film è la storia di una persona, un ragazzo di oggi che s’identifica con la vicenda di Milarepa restando quel che è, cioè viaggiando soltanto con il pensiero, entrando in un’avventura che solo apparentemente sembra escluderlo, mentre invece lo riguarda molto da vicino. […] Il viaggio del protagonista è immaginario: lo immagina attraverso e parole del testo di Milarepa. Una ricostruzione semplice e complessa a un tempo. Un oriente più onirico che reale, non tanto suggerito dalle nozioni di chi è esperto ma dall’emozione della lettura. Potevo solo raccontare le cose così come sono state per me: un viaggio dalla mia cultura in un’altra in cui c‘è qualcosa che io cerco”. (L. Cavani, Milarepa, Cappelli, Bologna, 1974)

OLTRE LA PORTA

(Italia, 1982, col., dur., 106′)

Regia: Liliana Cavani

Con: Marcello Mastroianni; Eleonora Giorgi; Tom Berenger; Michel Piccoli; Cecily Brown; Paolo Bonett; Maria Sofia Amendola; Enrico Bergier; Marcia Briscoe

Presentato al Festival  di Venezia, “Sezione Vittorio De Sica”

Nina vive un rapporto morboso col patrigno, che sconta in carcere I’omicidio della madre della ragazza. Nina potrebbe discolpare l‘uomo – la madre in realtà si è suicidata perché aveva scoperto il rapporto tra la figlia e il marito – ma preferisce saperlo in prigione per poterlo dominare e possedere. Riesce a garantirgli un regime di semi-libertà, grazie al denaro che si procura organizzando festini a base di droghe e perversioni sessuali. Un giovane americano, Matthieu, si innamora di Nina e la sposa, ma viene ben presto abbandonato dalla donna che va a vivere col patrigno uscito nel frattempo dal carcere ormai vecchio, depresso e in completa balia della figliastra.

IL VENTO DEL CINEMA (1 parte)

(Italia, 2001-2016, col., dur., 82′, v.o. sott.it.)

Di: Franco Maresco

Lipari 2001, enrico ghezzi inventa e dirige la prima edizione del Vento del cinema, manifestazione/jam session tra cinema e filosofia che approderà qualche anno dopo sull’isola di Procida. Alle Eolie sono presenti Iosseliani, Béla Tarr, Bressane, Makavejev, Sergio G. Germani e Edoardo Bruno, Sgalambro e Battiato, i filosofi Curi, Severino, Donà. È l’anno dell’odissea di Kubrick, a partire da 2001 Odissea nello spazio gli ospiti dialogano con enrico ghezzi, il pubblico e a turno con Maresco, che insieme a Ciprì ha documentato le giornate del festival.

Sabato 2 settembre dalle 1.40 alle 6.30

RAGGIUNSERO IL TRAGHETTO. FUORI ORARIO VENEZIA 80 (3)

Polanski / Skolimowski

a cura di Fulvio Baglivi, Simona Fina e Roberto Turigliatto

L’UOMO NELL’OMBRA – THE GHOST WRITER                                       

(The Ghost Writer, Usa/Germania/Francia 2010, col., dur.,123’)

Regia: Roman Polanski

Con: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, Jim Belushi, Timothy Hutton

Adam Lang, ex primo ministro britannico vive su un’isola negli Usa con la moglie, la segretaria e le guardie del corpo. Qui viene raggiunto da un ghost writer che lo deve aiutare a scrivere la sua autobiografia. Lo scrittore però scopre che il precedente ghost writer è morto in circostanze misteriose e che il ministro ha un passato scottante. Mentre le ombre si diffondono, l’uomo nell’ombra viene a sua volta progressivamente irretito in una tela di false piste, di derive notturne, di complotti e auto-complotti senza fine. Il film – come l’autobiografia del ministro – sembra complottare contro se stesso e cerca, con un tipico movimento polanskiano, di sopravvivere altrove.

11 MINUTI    

(11 Minut, Polonia-Irlanda  2015, col.,  dur., 81’, v. o. sott.,it.,)

Regia: Jerzy Skolimowski

Con: Richard Dormer, Paulina Chapko, Agata Buzek, Jan Nowicki, Dawid Ogrodnik, Andrzej Chyra, Piotr Glowacki, Wojciek Mecwaldowski

Il grande maestro polacco Jerzy Skolimowski  racconta e moltiplica con un montaggio apocalittico e cubista gli stessi undici minuti vissuti da personaggi differenti in parallelo. Un film dai tratti profetici che già allora Skolimowski spiegava così: “Camminiamo verso il bordo dell’abisso tra ordine e caos. Dietro ogni angolo si nasconde l’imprevisto, l’inimmaginabile. Niente è certo – il prossimo giorno, la prossima ora, o anche il prossimo minuto. Tutto potrebbe finire all’improvviso, nel modo meno atteso”.

“Un reticolo di vita urbana, con tanti personaggi che vivono in un mondo instabile, dove tutto può succedere in ogni momento. Un’inaspettata concatenazione di eventi  – a effetto domino – può segnare tanti destini in appena undici minuti. È stato uno scherzo matematico, o potrei dire che c’è stata una certa precisione nel coordinare gli episodi. Una volta che ho deciso che avrei raccontato una storia che si svolgeva in un arco di tempo molo limitato, 11 minuti, sapevo che alcune di queste storie si potevano interconnettere facendo così capire al pubblico che succedono simultaneamente (…). Nel film do alcuni segnali che qualcosa di terribile sta per accadere, ma credo di essere riuscito a guidare il pubblico a muoversi istintivamente. Non dovevano sapere quello che sarebbe successo esattamente, ma in un certo senso avere la sensazione quasi di un thriller”. (Jerzy Skolimowski)

IL VENTO DEL CINEMA (2 parte)

(Italia, 2001-2016, col., , dur., 79’, v.o.sott.it.)

Di: Franco Maresco

Lipari 2001, enrico ghezzi inventa e dirige la prima edizione del Vento del cinema, manifestazione/jam session tra cinema e filosofia che approderà qualche anno dopo sull’isola di Procida. Alle Eolie sono presenti Iosseliani, Béla Tarr, Bressane, Makavejev, Sergio G. Germani e Edoardo Bruno, Sgalambro e Battiato, i filosofi Curi, Severino, Donà. E’ l’anno dell’odissea di Kubrick, a partire da 2001 Odissea nello spazio gli ospiti dialogano con enrico ghezzi, il pubblico e a turno con Maresco, che insieme a Ciprì ha documentato le giornate del festival.

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