La programmazione di Fuori Orario dal 29 maggio al 4 giugno

Su Fuori Orario da stanotte a sabato 4 continua il ciclo su Marco Leto. Poi ci sono Carpenter, Robson, Cronenberg, Loy, Skolimowski e Farrokhzad.

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 29 maggio dalle 2.10 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

AUTOBIOGRAFIA TELEVISIVA DI UNA NAZIONE (11)

Marco Leto, anatomia di un “ventennio senza fine”

a cura di Paolo Luciani

A partire dai primi anni ’60, soprattutto grazie anche alla   cesura temporale di appena 15 anni dalla fine della guerra, come se non di più ad una realtà economica e culturale nuova, in grado di modificare in profondità anche il costume nazionale, proprio in quegli anni si moltiplicano le inchieste, i documentari, il film a soggetto che ritornano a studiare, raccontare, analizzare il ventennio,  i suoi protagonisti come la condizione del paese tutto; di più,  l’intenso e variegato lavoro storiografico trova anche  nel cinema, nella stampa specializzata  come in  quella popolare,  nella televisione in particolare, le  tribune e le  occasioni  per manifestarsi,  fino ad incidere  nella cultura di massa in forme del tutto originali, coinvolgendo un  pubblico vasto fatto “di chi c’era, come di quelli che sono venuti dopo”, capace anche di appassionarsi, confrontarsi, dividersi, sulle diverse tesi storiche a confronto.

Nelle notti che seguiranno cercheremo di dare conto di questa realtà , intrecciando materiali documentaristici televisivi con esperienze cinematografiche significative o meno scontate.

I prossimi appuntamenti saranno dedicati al lavoro televisivo di Marco Leto, appassionato anatomopatologo del nostro ventennio, forse anche per la sorte che lo fece figlio di uno dei più potenti uomini di potere del regime, il padre  Guido (e non si può fuggire alla tentazione di pensare come la profonda convinzione di Marco Leto di una continuità mai decisamente recisa tra il ventennio mussoliniana e la nuova repubblica resistenziale, con il recupero ed il collocamento in posti di responsabilità di tanta parte della burocrazia politica ed economica del regime nei contorni del nuovo stato, dia stata avvalorata e confermata proprio dalla vicenda del padre, che trovò di nuovo la possibilità , in pieno regime democristiano, di far valere le sue competenze ed informazioni).

La figura di Leto assume così anche  i tratti di un grande dramma familiare, che non oscurano però quello che fu il suo grande lavoro di scavo e ricerca dei caratteri originari ed originali del fascismo italiano, ampliando poi il suo sguardo sulle contraddizioni dello sviluppo industriale del paese, il terrorismo nostrano, il fallimento di importanti tentativi di democratizzazione politica e sociale  come il governo di Unidad Pòpular in Cile.  Da questo punto di vista Leto si ritaglia un ruolo da protagonista del movimento democratico del nostro cinema e della nostra televisione, con l’ampiezza dei suoi interessi e con l’approccio sempre attento alla maggiore diffusione possibile.

Classe 1931, allievo nei primai anni ’50 dei corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia, Leto li abbandona (ma tornerà come docente di regia televisiva dal 1983 al 1988)  per provare sul campo i  diversi momenti del fare cinema: lavora infatti come assistente, sceneggiatore, aiuto di diversi registi; Monicelli, Rossi, Vancini, Capogna, De Concini, Lenzi, Merchant, Moser,  Salerno. Dagli anni ’60 comincia a lavorare in televisione; il suo interesse principale è rivolto verso il ventennio fascista e la seconda guerra mondiale, con produzioni tutte di livello per competenza e novità realizzativa; PRIMO PIANO: GOEBBELS, BADOGLIO; LA STORIA SOTTO INCHIESTA: FUGA DA LIPARI; DAL GRAN CONSIGLIO AL PROCESSO DI VERONA; TEATRO INCHIESTA: LA MORTE DI GIOVANNI GENTILE; FINCHE’ DURA LA MEMORIA: INTERVISTA A DINO GRANDI; LA SCONFITTA DI TRTSKY; IL CASO EVANS; INCIDENTE A VICHY; L’AFFONDAMENTO DELLA INDIANAPOLIS; CRONACHE DEL XX SECOLO; VENTI ANNI DELLA REPUBBLICA, ecc.

Ma non vanno dimenticate serie televisive di successo, trasposizioni di commedie e grandi romanzi, come: QUADERNO PROIBITO, I VECCHI E I GIOVANI, IL CASO LAFARGE, PHILO VANCE, ROSSO VENEZIANO, OPLA’ NOI VIVIAMO; e poi i film per la tv come DONNARUMMA ALL’ASSALTO, UNA DONNA SPEZZATA. Per il grande schermo va assolutamente ricordato LA VILLEGGIATURA che nel 1973 gli valse la partecipazione al Festival di Cannes e il Nastro d’Argento come migliore opera  prima (sceneggiato con Lino Dal Fra e Cecilia Mangini, il film è una delle più incisive analisi del fascismo al suo apogeo e delle difficolta, anche  ideologiche ed umane, che attraversarono quanti si opposero al regime), e poi AL PIACERE DI RIVEDERLA, A PROPOSITO DI QUELLA STRANA RAGAZZA, L’USCITA, questi due ultimi incentrati sul terrorismo.

UN GIORNO DA LEONI                

(Italia, 1961, b/n, dur., 118’)

Regia: Nanni Loy

Con: Renato Salvatori, Tomas Milian, Nino Castelnuovo, Romolo Valli, Carla Gravina, Leopoldo Trieste, Anna Maria Ferrero, Valeria Moriconi, Saro Urzì, Corrado Pani, Regina Bianchi

Nel generale risveglio di attenzione che si registra in Italia  verso gli avvenimenti storici e politici di appena 20 anni prima, la caduta del fascismo, la fine disastrosa della guerra, la Resistenza, Nanni Loy ci offre uno sguardo apparentemente dimesso e quasi spersonalizzato se paragonato al respiro epico corale del suo successivo LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI (1962). Qui l’azione si dipana a Roma, dopo lo shock dell’8 settembre e vede coinvolti tre giovani Michele, Danilo, Gino che attraverso percorsi diversi di assunzione di responsabilità  e di consapevolezza  si troveranno ad essere protagonisti della lotta partigiana 

BADOGLIO: GENERALE E UOMO DI STATO

(Italia, 1963, b/n, dur., 62’)

Regia: Marco Leto

messa in onda 14/11/1963 sul secondo canale

Puntata della serie Primo Piano, curata da Carlo Tuzii, il lavoro di Leto ricostruisce, minuziosamente e con l’ausilio di preziose interviste con testimoni dell’epoca, la controversa figura di uno dei protagonisti della storia recente del paese. In Badoglio sembrano trovare personificazione alcune delle caratteristiche più peculiari  della classe dirigente italiana. Protagonista con alterne vicende della Grande Guerra, Badoglio scala tutte le gerarchie militari durante il ventennio, nonostante sia stato da molti storici giudicato come , se non avversario, certamente non del tutto allineato, al fascismo. Il lavoro di Leto ricostruisce poi i momenti più storicamente salienti della sua vicenda umana e politica: le campagne d’Africa e di Libia, fino all’incoronazione del 1936 ad Addis Abeba come Viceré; il 25 luglio 1943, con  la nomina da parte del Re a capo del governo dopo la il voto contrario a Mussolini da parte del Gran Consiglio; le trattative con le forze alleate per l’armistizio, firmato poi a Cassibile il 3 settembre 1943; la fuga da Roma con la famiglia reale l’8 settembre dello stesso anno; l’entrata a Roma al fianco del generale Clark nel giugno 1944 e le conseguenti dimissioni da luogotenente del regno; il ritiro a vita privata.

Pietro Badoglio fu successivamente accusato, senza mai subire nessun processo, di indiscriminato uso dell’iprite durante la prima guerra mondiale, di crimini di guerra nei confronti della popolazione durante le campagne d’Africa, della mancata difesa della città di Roma l’8 settembre del 1943…

 

Venerdì 3 giugno dalle 1.15 alle 6.00

Fuori Orario cose (mai) viste

L’ORIZZONTE (OSCURO) DEGLI EVENTI (1) 

A cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto                                               

11 MINUTI                                               

(11 Minut, Polonia-Irlanda, 2015, col.,  dur., 81’, v. o. sott., it.,)

Regia: Jerzy Skolimowski

Con: Richard Dormer, Paulina Chapko, Agata Buzek, Jan Nowicki, David Ogrodnik, Wojciek Mecwaldowski

Mentre a Cannes passa l’ultimo film diretto dal grande maestro polacco Jerzy Skolimowski, 11 Minuti racconta e moltiplica con un montaggio apocalittico e cubista gli stessi undici minuti vissuti da personaggi differenti in parallelo. Un film dai tratti profetici che già allora Skolimowski spiegava così: “Camminiamo verso il bordo dell’abisso tra ordine e caos. Dietro ogni angolo si nasconde l’imprevisto, l’inimmaginabile. Niente è certo – il prossimo giorno, la prossima ora, o anche il prossimo minuto. Tutto potrebbe finire all’improvviso, nel modo meno atteso”.

Un reticolo di vita urbana, con tanti personaggi che vivono in un mondo instabile, dove tutto può succedere in ogni momento. Un’inaspettata concatenazione di eventi  – a effetto domino – può segnare tanti destini in appena undici minuti. È stato uno scherzo matematico, o potrei dire che c’è stata una certa precisione nel coordinare gli episodi. Una volta che ho deciso che avrei raccontato una storia che si svolgeva in un arco di tempo molo limitato, 11 minuti, sapevo che alcune di queste storie si potevano interconnettere facendo così capire al pubblico che succedono simultaneamente. (…) Nel film do alcuni segnali che qualcosa di terribile sta per accadere, ma credo di essere riuscito a guidare il pubblico a muoversi istintivamente. Non dovevano sapere quello che sarebbe successo esattamente, ma in un certo senso avere la sensazioni quasi di un thriller”. (Jerzy Skolimowski)

COSMOPOLIS                                     

(Usa, 2012, col, dur., 108’)

Regia: David Cronenberg

Con: Robert Pattinson, SamanthaMorton, Jay Baruchel, Paul Giamatti

Il broker dell’alta finanza  Eric Packer, dopo una disastrosa giornata a Wall Street, decide di attraversare Manhattan chiuso all’interno della sua limousine per raggiungere dall’altra parte della città la bottega del suo barbiere di fiducia.   L’auto procede a passo d’uomo, New York è bloccata: la visita del Presidente degli Stati Uniti d’America, il funerale di una celebre star del rap e, non ultima, una manifestazione di anarchici ne paralizzano il traffico…L’apocalisse è vicina…

ENCICLOPEDIA AUDIOVISIVA – KAFKA

(Italia-Francia-UK, 1992, col., durata 54’)

Regia: Zbigniew Rybczynski

Con: Birgit Bofarull, Peter Lucas

Girato per il progetto internazionale Enciclopedia Audiovisiva, con vari segmenti dedicati ad artisti di diverse discipline per altrettanti registi tra cui spicca anche il Gershwin di Resnais, Kafka è il film in cui Rybczynski sperimenta la tecnologia HDTV. Il cineasta polacco trova nel digitale la possibilità di movimenti di macchina impossibili con il 35mm, lavora sul colore e gli attori per raggiungere un’altra dimensione e una surrealtà straniata che incontra le opere di Kafka.

«Quando ho realizzato il mio ultimo film, Kafka, dieci anni fa, ho capito che era tempo per me di mettermi a studiare. E ho cominciato a lavorare alla programmazione dei computer. è il linguaggio del futuro, dalle implicazioni anche superiori a quelle della scrittura perché comprende un elemento affascinante, la capacità di costruire un’immagine e catturarla con un metodo scientifico. Non è difficile che in un futuro prossimo potremo sostituire alla lente ottica una «lente intellettuale», capace di una visione che attraversi il tempo e sia capace di vedere il passato e prevedere il futuro. Scopriremo che l’immagine contiene una sorta di mistero divino, che sarà testimoniato dall’ immagine multitemporale capace di penetrare in altre regioni dello spettro visivo, esattamente come oggi siamo capaci di vedere dentro ai corpi o attraverso i corpi grazie alle tecnologie specifiche». [Zbigniew Rybczynski da un incontro alla Milanesiana con enrico ghezzi e Umberto Eco nel 2003]

 

Sabato 4 giugno dalle 2.05 alle 6.30

L’ORIZZONTE (OSCURO) DEGLI EVENTI (2) 

A cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

THE WARD   Vietato ai minori di 14 anni                      

(Id., Usa, 2010, col., dur., 87’’ v.o. sott. it.)

Regia: John Carpenter

Con: Amber Heard, Mamie Gummer, Danielle Panabaker, Laura-Leigh, Lyndy Fonseca, Jared Harris, Mika Boorem, Sydney Sweeney

Presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival, The Ward è, ad oggi, l’ultimo film diretto da uno dei cineasti più avanzati e influenti degli ultimi quarant’anni.

Kristen, una bella e problematica ragazza, si ritrova rinchiusa nel reparto di un ospedale psichiatrico

dopo avere incendiato una fattoria, coperta di lividi e tagli senza alcun ricordo degli eventi precedenti il suo ricovero. Nessuno riesce a fornirle risposte, e ben presto Kristen si rende conto che il reparto nasconde terrificanti segreti. Quando le altre ragazze iniziano a sparire una a una, Kristen cerca disperatamente un modo per fuggire, ritrovandosi più volte faccia a faccia con un essere misterioso e orripilante che la bracca apparentemente senza motivo.

“È stata una sfida, perché bisognava rendere ad ogni ripresa il set interessante, il che è difficile da fare. Era un set minuscolo, davvero, e c’erano solo poche stanze in cui si svolgevano le scene. Quindi, mi sono chiesto: “Come posso rendere tutto questo puramente visuale?”. (C. Radish, Director John Carpenter Talks The Ward and His Thoughts on Hollywoow Remaking His Films, Collider, June 2011)

BEDLAM                                                                        

(Id., Usa, 1946, b/n, dur., 76′)

Regia: Mark Robson

Con: Boris Karloff, Anna Lee, Billy House, Richard Fraser, Glen Vernon,

Karloff è il sadico direttore del manicomio Bedlam, realmente esistito nella Londra settecento

sca , illustrato da un ciclo di celebri dipinti di William Hogarth, che funge da soggetto ispiratore per la trama del film. A Bedlam, oltre al quotidiano orrore,  per l’innominabile gioia dei ricchi nobili, Karloff organizza degli spettacoli in cui i pazienti sono coinvolti in situazioni umilianti, Una giovane attrice, sconvolta da quello che vede, cerca di denunciare queste pratiche, finendo per essere rinchiusa lei stessa da Karloff nelle segrete del manicomio…

LA CASA È NERA                                                            

(Khanehsiahast, Iran, 1963, b/n, dur., 23’, v.o. sott. in italiano)

Regia: Forough Farrokhzad

Il 13 febbraio 1967 alle 16.30, Forough Farrokhzad è morta a 32 anni in un incidente automobilistico a Teheran. Era una dei più grandi poeti persiani contemporanei e resta purtroppo la regista di un solo film. Praticamente sconosciuto in Europa, il film fu commissionato alla regista per documentare l’inguardabile: un lebbrosario in Iran. Il dolore, la bruttezza, la deformità delle persone che lo abitano sono visti mirabilmente senza compiacimenti e commiserazione. Ammirato da Chris Marker e riscoperto negli ultimi anni come uno dei grandi capolavori ignorati della storia del cinema, una preghiera laica sulla folgorante bellezza della creazione divina in tutti i suoi aspetti.

“Forough Farrokhzad, che è con Larisa Šepit’ko e Tanaka Kinuyo la necessità stessa del genio femminile nel cinema, immerge la sua splendida poesia, la sua bellissima voce in questo film quasi-unico, prodotto dal compagno Ebrahim Golestan, nel momento più alto del cinema iraniano, perdurante oltre l’alternanza delle censure politiche. “L’ebbra di cinema” potremmo chiamare Forough in questo film che reagisce a un universo di lebbrosi (come in Pollet), e nel finale l’uscita dalla casa nera compie il gesto di Lumière e Comerio”.(Sergio M. Grmek Germani)

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