La programmazione di Fuori Orario dall’11 al 17 giugno

La produzione tv di Luigi Di Gianni, Ex Libris di Wiseman, Sacrificio di Tarkovskij e High Life di Denis. Da stanotte

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Domenica 11 giugno dalle 2.00 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

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presenta

LO SCHERMO IN MINIATURA. LA PRODUZIONE TELEVISIVA DI LUIGI DI GIANNI (1955-1999) (1)

a cura di Stefano Francia di Celle e Simona Fina

Il nome di Luigi Di Gianni è indissolubilmente legato al documentario etnografico, di cui è considerato il massimo esponente in Italia. Ma ridurre il suo lavoro al documentario sarebbe decisamente limitativo e comporterebbe l’omissione di una produzione, ancora poco conosciuta, che Di Gianni realizza per la televisione, dove approdò nel 1955, rientrando tra i cosiddetti “quaranta immortali”, che vinsero il concorso per entrare a lavorare nel servizio pubblico, al quale partecipò anche Umberto Eco, Gianni Vattimo e Furio Colombo. Il decano del cinema italiano scelse il percorso realizzativo, piuttosto che quello dirigenziale e in qualità di regista girò sceneggiati, documentari di diversa natura, regie televisive di importanti spettacoli teatrali e contributi per programmi a carattere scientifico e sociale. Molti lavori sono andati perduti, altri non saranno presenti in questo omaggio, perché vincolati ai diritti d’autore, ma ciò che resta esprime la volontà di fare cinema. Le “incursioni” nella fiction televisiva hanno la stessa cupezza e angoscia del suo cinema, sono elementi congeniali a Di Gianni, come le digressioni oniriche e il problema metafisico dell’uomo.

IL GALLO CANTA A MEZZANOTTE

(Italia, 1958, b/n, dur., 43′)

Regia: Luigi Di Gianni

Con: Tino Bianchi, Vira Silenti, Diego Michelotti, Franco Pastorino, Ferruccio Amendola, Jolanda Verdirosi, Maria Zanoli, Domenico Crescentini

Tre tipi dall’aspetto equivoco arrivano in una piccola pensione di montagna nel tentativo di recuperare il tesoro nascosto nell’hotel dalla vecchia proprietaria e da suo nipote, ucciso dai tre disonesti. Durante la cena, la cameriera narra la leggenda del gallo di montagna. Se il gallo canta a mezzanotte avvisa che sta arrivando l’angelo della morte per uno degli abitanti della casa. Dalla loro stanza, i tre tipi vedono l’albergatore che seppellisce un cadavere e cercano di assoldarlo, affinché cacci via i clienti e permetta loro di recuperare la refurtiva. In verità, l’albergatore è il padre della vittima uccisa dai tre balordi. Grazie a un trabocchetto, l’albergatore riesce a metterli l’uno contro l’altro, facendo in modo che si eliminino a vicenda. Un piccolo film in cui riecheggia l’atmosfera dei polizieschi americani anni’50.

L’ULTIMA FACCIA DI MEDUSA

(Italia, 1958, b/n, dur., 49′)

Regia: Luigi Di Gianni

Con: Ferruccio Amendola, Giulia Lazzarini, Benedetta Valabrega, Giulio Girola, Tino Bianchi, Riccardo Cucciolla

L’alieno Achtab atterra nel giardino di una coppia di fidanzati nel bel mezzo di una festa. L’extraterrestre, in fuga dal suo pianeta, viene accolto con curiosità e timore dai suoi ospiti, nonostante non possa togliersi la pesante tuta spaziale che cela il suo aspetto. L’arrivo di Achtab incuriosisce particolarmente Alice, che intraprende con l’alieno un rapporto particolare e intimo,  dettato dalla sua curiosità di scoprire cosa si nasconde dietro le stelle. I terrestri, come affermerà Achtab, “sono poco più che animali informi, non ancora maturi per la felicità”, e nessun pianeta, oltre quello terrestre, è ancora in grado di raggiungere una verità assoluta. Un soggetto che all’epoca appassionò i telespettatori. Prima fiction di fantascienza prodotta dalla RAI.

LA FRATTURA

(Italia, 1956, b/n, dur., 37′)

Regia: Luigi di Gianni

Da un atto unico di: Paolo Levi

Con: Lilla Brignone, Luca Ronconi, Ileana Ghione, Micaela Giustiniani, Piero Cicoletti

Elena riceve delle telefonate anonime e teme che riguardino suo figlio. L’atteggiamento del giovane Sandro è mutato negli ultimi tempi ed è certa che le stia nascondendo qualcosa. Il suo principale timore è che stia intrattenendo una relazione amorosa con una ragazza di rango inferiore, cosa che potrebbe distoglierlo dallo studio, che Elena riesce a mantenere con fatica dopo la perdita del marito. Pièce teatrale a sfondo psicologico incentrata sul legame emotivo tra madre e figlio. Il rapporto di autenticità tra Elena e Sandro ha subito una frattura, quella inevitabile dell’allontanamento di Sandro dalla figura materna.

MONUMENTI D`ITALIA, OSTIA ANTICA

(Italia, 1955, b/n, dur., 23’)

Regia: Luigi Di Gianni

Sorta sulla riva sinistra del Tevere, laddove la leggenda pone lo sbarco di Enea, la tradizione vuole che il quarto Re di Roma fondò la città di Ostia, a difesa della foce del fiume. Il documentario si sofferma sui principali reperti archeologici, ricordando l’importanza della città nell’ età dell’ impero romano. Attraverso molteplici panoramiche e carrelli, completate da una punteggiatura musicale non convenzionale, Di Gianni perlustra l’interno di una domus, il mitreo e la necropoli, esaltando l’assoluta immobilità dele rovine, conferendo, a tratti, una certa inquietudine.

DAL FORO ROMANO A VILLA MEDICI

(Italia, 1958, b/n, dur., 20’)

Regia: Luigi Di Gianni

Dal Foro romano a villa Medici, un itinerario che avrebbe potuto fornire a Stendhal una delle sue celebri “passeggiate romane”.

CONCERTO IN MINIATURA

(Italia, 1966, b/, dur., 22’)

Regia: Luigi Di Gianni

A partire dal 1954 (anno di avvio delle trasmissioni), la RAI comincia a trasmettere, attraverso programmi a carattere pedagogico-didattico, opere liriche e concerti sinfonico-cameristici, divulgando la conoscenza della musica classica intesa come patrimonio artistico e culturale.

CONCERTO DE I SOLISTI DI ROMA, CONCERTI DELLA SERA

(Italia, 1975, b/n, dur., 16′)

Regia: Luigi Di Gianni

I violinisti Coen e Buffa, il violoncellista Lanzillotta e la clavicembalista Perrotti Bernardi ripresi durante l’esecuzione.

 

Venerdì 17 giugno dalle 1.40 alle 6.00

EX LIBRIS – THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY        

(USA, 2017, col., dur., 197’, v.o. sott.it.)

Regia e montaggio: Frederick Wiseman

Titolo doppio per questo ennesimo capolavoro di Fred Wiseman, pluripremiato cineasta americano (tra i vari riconoscimenti sei lauree honoris causa, Leone d’oro e Oscar alla carriera) di cui Fuori Orario ha mostrato quasi tutti film. Mentre racconta, con il suo inconfondibile metodo, la Public Library di New York, la città che ha filmato più di ogni altra, Wiseman ci parla dei libri, la sua più grande passione, del sapere in essi conservato, in cui ognuno di noi può trovare pezzi del proprio mondo e che rappresenta una fragile ma forse unica ancora di salvezza dalla catastrofe umana e

 

Sabato 17 maggio dalle 1.30 alle 7.00

LA PROFONDA INDETERMINAZIONE DELLA VITA

a cura di Lorenzo Esposito

HIGH LIFE – BELLA VITA            PRIMA VISIONE TV                            

(High Life, Francia/Germania/Regno Unito/Polonia/Usa, 2018, col, dur. 110ì v. o. sott., it.)

Regia: Claire Denis

Con: Juliette Binoche, Robert Pattinson, Mia Goth, André Benjamin, Agata Buzek, Lars Eidinger, Ewan Mitchell, Victor Banerjee

Presentato al Festival Internazionale del Film di Toronto

Un gruppo di criminali condannati a morte viene inviato in missione nello spazio per estrarre energia alternativa da un buco nero. Ogni prigioniero viene trattato come una cavia dalla dottoressa Dibs per i suoi esperimenti. La dottoressa è fissata con il tentativo di creare un bambino nello spazio attraverso l’inseminazione artificiale, ma non ci è ancora riuscita. Dibs trova il modo di far nascere una bambina, ma ormai l’equipaggio è fuori controllo e la nave precipita nel buco nero. Rimane un solo membro, Monte, che chiama la bambina Willow. Monte cresce la bambina fino a quando è adolescente e insieme decidono di fare un tentativo estremo per allontanarsi dal buco nero.

“Quando ho fatto le ricerche preliminari ho trovato la luce gialla inventata da Olufar e questa luce gialla per me era la fine. Come l’istante della singolarità, ma per me non c’era un’altra fine. Mai. Per me c’è speranza in questo finale. Non è un finale triste. “Vogliamo? Sì.” L’inizio e il finale, voglio dire, se non ti aggrappi ad alcune cose, fisicamente, mentre scrivi una sceneggiatura, come alcuni temi… Come la fuckbox, per esempio, è qualcosa che conoscevo, e il giardino, il mangiare la fragola, cose del genere. Puoi fare un film in questo modo, sai? Perché un giardino è così importante quando sei così lontano dalla Terra e non c’è ritorno, capisci? Per me il giardino è sempre stato un obbligo. Non so perché. Ora continuo a dire che sì, è per via di Andrei Tarkovsky. Ma in un certo senso, mi piace anche il giardinaggio e ho pensato che se c’è un giardino, allora il film andrà bene”. (Claire Denis)

SACRIFICIO

(Offret/Sacrificatio, Svezia, Regno Unito, Francia, 1986, col., dur., 142’)

Regia: Andrej Tarkovskij

Con: Erland Josephson, Susan Fleetwood, Guðrún Gísladóttir, Allan Edwall, Sven Wollter

Grand Prix Speciale della Giuria al 39° Festival di Cannes

Alexander, un ex attore esperto di estetica e di storia delle religioni, vive insieme alla famiglia a Gotland, un’isola del Baltico. Mentre fervono i preparativi della sua cena di compleanno, si sente un forte boato che fa tremare l’intera casa: la televisione annuncia che è in atto una devastante catastrofe nucleare a cui è impossibile sfuggire. Alexander allora si raccoglie in preghiera e fa un sacrificio a Dio: rinuncia a tutto quello che ha, a patto che la vita possa tornare serena com’era prima.

L’ultimo film di Andrej Tarkovskij si chiude con un’immagine che ricorda direttamente l’inizio del suo primo lungometraggio, L’infanzia di Ivan (1962): in entrambe c’è a terra un bambino, mentre la macchina da presa punta verso il cielo risalendo il tronco di un albero. È una curiosa simmetria che incornicia la sua intera carriera e fa capire molto di quanto Sacrificio sia un’opera testamentaria a tutti gli effetti. Tarkovskij, vittima di una lunga malattia, sentiva che sarebbe stata la sua ultima pellicola e ha inserito all’interno tutti gli elementi stilistici tipici del suo cinema: dettagli di opere pittoriche (L’Adorazione dei Magi di Leonardo, contemplata come le icone di Andrej Rublëv del 1966); la musica classica dell’amato Johann Sebastian Bach; l’alternarsi del colore e del bianco e nero; le riprese lunghe e i dialoghi esistenziali e filosofici (Nietzsche è citato già nelle prime battute). Sacrificio è, allo stesso tempo, una parabola spirituale e un atto di accusa contro un mondo che ha perso ormai ogni tipo di fede.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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