La programmazione di Fuori Orario dall’8 al 14 ottobre

Cinema e varietà italiano, omaggio a Vittorio De Seta/Franco Maresco e Landru tra Chaplin e Chabrol. Da stanotte a sabato 14

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 8 ottobre dalle 2.15 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

LUCI DEL CINEMA’ (12) 

Rivista, varietà, avanspettacolo tra cinema e televisione  

a cura di Paolo Luciani

CAROSELLO NAPOLETANO

(Italia, 1953, col., dur., 120′)

Regia: Ettore Giannini

Con: Paolo Stoppa, Leonide Massine, Achille Millo, Agostino Salvietti, Clelia Matania, Tina Pica, Maria Fiore, Maria Pia Casilio, Giacomo Rondinella, Sophia Loren, Nunzio Gallo, Dolores Palumbo, Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli, Carlo Mazzarella, con il Gran Ballet du Marquis de Cuevas, il Ballet Africain de Keita Fodeba, il French Can Can di Miss Joan Baron

Le vicende di un cantastorie vagabondo e della sua numerosa famiglia sono il pretesto per narrare, sotto forma di sceneggiata, l’origine di molte e giustamente famose canzoni napoletane. La musica è la storia stessa della città; si compone così un affresco storico delle miserie e delle gioie di una città capace di resistere a tutto.

“… Remigio Paone…colse il suo più memorabile successo con CAROSELLO NAPOLETANO, di Ettore Giannini. Due anni di preparazione, oltre 60 persone impegnate, un costo vicino ai 70 milioni: il grande spettacolo costruito intorno alle più suggestive canzoni di Napoli ebbe un successo strepitoso di pubblico e di critica, anche all’estero (caso più unico che raro nella storia del teatro “leggero” italiano). Merito di Giannini, , dello scenografo Gianni Ratto, delle coreografie di Ugo Dell’Ara, dei costumi di Maria De Matteis. Fra gli altri attori e cantanti (Giacomo Rondinella, Nunzio Gallo) c’erano anche due giovani sconosciuti comici che in quello stesso anno avevano avuto un curioso successo a Parigi con uno spettacolo intellettuale: si chiamavano Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli”. (da SENTIMENTAL, Il teatro di rivista italiano, Almanacco Bompiani, 1975).

“…Giannini e Paone hanno fatto CAROSELLO NAPOLETANO per questo: perché gli italiani un poco, e gli stranieri molto, amino questa splendida e terribile città così riflessiva ed ingenua, impudica e casta, timida ed aggressiva, avara e generosa, che sembra non avere segreti e ne ha molti, e che ha soprattutto il pudore del suo maggiore cruccio: il tormento dell’imprevisto. Mai sicuri a Napoli, dai turchi di allora ai liberatori di ieri…”. (Lucio Ridenti, FOLLIE DEL VARIETA’, Feltrinelli, 1980)

FOTO DI GRUPPO: NA SERA ‘E MAGGIO

(Italia, 1979, col., dur., 53′)

Regia: Maurizio Ponzi

Con: Beniamino Maggio, Dante Maggio, Enzo Maggio, Pupella Maggio, Rosalia Maggio, Margherita Maggio, Rino Gioielli

Maurizio Ponzi riunisce tutta la “dinastia Maggio”, tra i più veraci rappresentanti della tradizione del teatro napoletano, da quello di strada alla sceneggiata, dall’avanspettacolo al cinema popolare; e con loro non solo cerca di ricostruire la loro storia familiare ed artistica, ma si concentra su un genere dove i Maggio eccellono, la sceneggiata napoletana, di cui vengono mostrati due esempi.

GIOCHIAMO AL VARIETE’ – IL BEL VESUVIO BLU

(Italia, 1980, col.,  dur., 55’circa)

Regia: Antonello Falqui

Presentano Carlo Giuffrè con Laura D’Angelo e Patrizia Garganese; con Peppe Barra, Leopoldo Mastelloni, Marisa Laurito, Renato Carosone, Angela Luce, Mariano Rigillo, La Smorfia

Puntata dedicata a Napoli della serie GIOCHIAMO AL VARIETE’, con cui la nostra televisione, all’inizio degli anni ’80 decide di omaggiare l’avanspettacolo ed il teatro di rivista, nelle diverse articolazioni regionali. La tradizione teatrale napoletana è universalmente ed unanimemente  considerata la più ricca, anche e soprattutto sul versante del teatro leggero; in questa puntata si incontrano dei protagonisti storici di quella tradizione con quelli che allora ne erano degli emergenti  ed apprezzati continuatori.

 

Venerdì 13 ottobre dalle 1.40 alle 6.00

LA MASCHERA SMASCHERATA: CHARLOT VA AL PATIBOLO

a cura di Lorenzo Esposito

MONSIEUR VERDOUX                         

(Id., Usa, 1947, b/n,  dur. 119’,  v.o. sott., it.)

Regia: Charlie Chaplin

Con: Charlie Chaplin, Martha Raye, William Frawley, Marilyn Nash, Isobel Elsom

Versione restaurata in collaborazione con la Cineteca di Bologna

Chaplin si ispira alla storia del serial killer Henry Landru, ex cassiere di banca che, dopo il licenziamento, si dedica per anni all’attività di sposare e uccidere vedove facoltose prima di essere smascherato all’alba della Seconda Guerra Mondiale. In tribunale Verdoux non esprime alcun rimorso e dichiara che sono le società moderne, fondate esse stesse sulla guerra, a incoraggiare l’idea di assassinio di massa.

Chaplin cita Orson Welles nei crédits, ma tra i due ci fu rottura totale sulla primogenitura dell’idea.

“Chaplin viene accusato di comunismo, è l’inizio della fine dei suoi rapporti con l’America. Tuttavia il vero scandalo del film consiste, secondo Bazin, nel fatto che per la prima volta Chaplin non è affatto Charlot eppure lo è ancora, pienamente, in una sorta di immagine al negativo (l’iperadattamento alla logica sociale di Verdoux vs il disadattamento del vagabondo), in una contraffazione puntuale che solo alla fine tradisce la propria natura di maschera: “Omino in maniche di camicia, con le mani legate dietro il dorso, se ne va con passo saltellante verso il patibolo. Ed è allora la gag sublime, informulata ma evidente, la gag che risolve tutto il film: Verdoux era lui! Ghigliottineranno Charlot.” Verdoux/Charlot va dunque verso la morte, una morte da lui stesso preparata e scelta dopo la parabola amorale che è stata la sua vita, e dopo quella lunghissima, esilarante, tremenda gag d’una moglie più megera delle altre che sfugge ai ripetuti tentativi d’omicidio, sempre più ansiogeni e slapstick; Charlot va verso la morte dopo aver superato il comico e il patetico, con la frase che apre un quieto baratro metafisico, “vi rivedrò molto presto tutti”. Trionfo stilistico dell’ellissi, Monsieur Verdoux è il più enigmatico dei film di Charlie Chaplin; torna oggi, restaurato, a interrogarci col suo mistero che, come ci ricorda Jacques Lourcelles, “nessuno può vantarsi d’aver esplorato fino in fondo, e che lo ha preservato dal tempo”. (Paola Cristalli dal catalogo del Cinema Ritrovato).

LANDRU                

(Id., 1963, col., dur., 97′, versione italiana)

Regia: Claude Chabrol

Con: Charles Denner, Danielle Darrieux, Michéle Morgan, Stéphane Audran, Juliette Mayniel, Hildegarde Neff, Stéphane Audran

Durante la Prima guerra mondiale, per sopperire ai bisogni della famiglia, Landru seduce, sposa e poi uccide 11 donne, dopo essersi fatto intestare i loro beni. Riconosciuto dalla sorella di una delle vittime viene infine arrestato. Il processo coincide con la conferenza di pace e il governo fa in modo che sulla stampa le notizie sensazionali sul “mostro” distolgano l’attenzione dell’opinione pubblica. Ispirato a un celebre fatto di cronaca, cui aveva già attinto Chaplin per Monsieur Verdoux, il film è uno studio sarcastico del crimine come «pratica artigianale», opposto al genocidio su scala industriale della guerra, e un omaggio al cinema muto, rievocato dalla recitazione, dalle inquadrature fisse e frontali e dalle scenografie teatrali.

«Landru sguazza come un pesce nell’acqua della sua epoca. È un borghese perfetto: moglie, figli, governante. Ha buttato 11 donne in una stufa a legna, ma solo perché le circostanze glielo hanno consentito e perché questo gli semplificava le cose. […] Non mi piacciono le storie che cercano di ridimensionare un mito. Ma Landru è un mito o un uomo? Questa domanda diventa cruciale nel momento in cui si decide di fare un film su un personaggio del genere. E nel mio film ci sono entrambi, l’uomo e il mito, e credo per la prima volta si assista alla metamorfosi del primo nel secondo». (Claude Chabrol)

 

Sabato 14 ottobre dalle 1.45 alle 7.00

DE SETA RIVISITATO. PER I 100 ANNI DI VITTORIO DE SETA (1) 

a cura di Fulvio Baglivi

DE SETA RIVISITATO: UN INTERVENTO DI FRANCO MARESCO

(Italia, 2023, col., & b/n, dur., 15’ circa)

A cura di: Fulvio Baglivi

Con: Franco Maresco

Un intervento di Franco Maresco su De Seta, la Sicilia, la sua opera vista oggi. Tra i due registi nati entrambi a Palermo, anche se De Seta, al contrario di Maresco abbandona da giovane la Sicilia e sceglierà in seguito di vivere in Calabria, le affinità di “sguardo e di ascolto” sono tante, come ben conferma la conversazione realizzata nel 1995. La visione dei due cineasti parte da quella che De Seta definisce “la superstizione del progresso” che comprende la perdita di un mondo millenario di cui rimangono le immagini dei documentari di De Seta come dell’opera di Maresco quanto i versi e il teatro di un altro grande palermitano, marginalizzato e dolente, Franco Scaldati. 

VITTORIO DE SETA: LO SGUARDO IN ASCOLTO

(Italia, 1995, col. & b/n, dur., 42’)

Di: Daniele Ciprì e Franco Maresco

Con: Vittorio De Seta e Goffredo Fofi

Una conversazione con Vittorio De Seta e Goffredo Fofi filmata nel 1995 a Palermo da Ciprì e Maresco in occasione della rassegna “Il cinema di Vittorio De Seta”. Il regista di Banditi a Orgosolo e Diario di un maestro ripercorre la sua opera e rimarca la sua visione, al centro della conversazione c’è la Sicilia, terra natale di De Seta, filmata prima gli anni ’50 e poi all’inizio degli anni ’80, due momenti di forte mutazione per l’isola e l’Italia tutta. 

LA SICILIA RIVISITATA (puntate 1 e 2)

(Italia, 1981, col., durata totale 103’)

Di: Vittorio De Seta

Diviso in quattro puntate è un film sul passaggio del tempo e la mutazione con De Seta ritorna nella

sua Sicilia, nei luoghi dove aveva girato negli anni Cinquanta i suoi primi celebri cortometraggi, cercando i resti di una cultura cancellata dalle politiche economiche, sociali e culturali del dopoguerra. In questa notte le prime due puntate.

GLI UOMINI DI QUESTA CITTÀ IO NON LI CONOSCO. VITA E TEATRO DI FRANCO SCALDATI              

(Italia, 2016, col., dur., 89′)

Regia: Franco Maresco

Con: Franco Scaldati, Roberto Andò, Letizia Battaglia, Gaspare Cucinella, Mimmo Cuticchio,

La vita e l’opera di Franco Scaldati, che ci ha lasciati nel 2013 e che è stata una delle figure più significative della seconda metà del Novecento europeo. Resta nella sua opera l’irripetibile rappresentazione di un’umanità marginale, sconosciuta e ormai scomparsa nella sua essenza. Il suo percorso è stato sinonimo di radicalità e impegno nel farsi portatore di un’idea di teatro lontana dagli schemi tradizionali. Una voce forte, contro l’ipocrisia del “potere”, che affermava: “Tutto sommato, vorrei essere la coscienza critica del teatro italiano, vorrei essere la spina nel fianco, ma so che gli altri se ne fregano e non mi considerano tale […] Un teatro che sia portatore di poesia, poesia violenta, che chiede implicitamente un cammino più solidale fra gli uomini, senza guardarsi allo specchio, senza appagarsi di se stesso, così come sembra essere tutto il teatro italiano di oggi”. “La bellezza è degli sconfitti. Il futuro non è dei vincitori, è di chi ha la capacità di vivere. E chi ha la capacità di vivere, di essere totalmente se stesso, è inevitabilmente sconfitto. È qui il seme che crea e si traduce in futuro, vita: una sconfitta di straordinaria bellezza. Le facce degli sconfitti, le loro voci, continuano ad esistere. Sono i vincitori che non esisteranno più. Questo è il grande splendore dell’esistenza”. (Franco Scaldati)

 “Il teatro di Franco Scaldati è uno straordinario esempio di resistenza morale e culturale di fronte alla barbarie che avanza senza tregua. È stato per me un privilegio averlo conosciuto ed essere stato suo amico. Spero con questo mio documentario di contribuire alla conoscenza di un grande poeta e di un grande uomo, la cui arte ha tanto da dire a questa nostra generazione confusa e disperatamente sola” (Franco Maresco).

 

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