L'Amore Nocivo

Con Life Lessons, uno dei tre episodi che compongono New York Stories (1989), Scorsese racconta la relazione fra un artista e la sua musa/assistente.

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Un artista maledetto e la sua musa. Il complesso rapporto fra un uomo navigato e una giovane donna. Un  amore nocivo che è più che altro un senso di bisogno e una manifestazione di insicurezza. E’ una profonda analisi dell’animo umano quella che compie Martin Scorsese, filtrata attraverso quello che sembra uno spioncino, che pian piano si allarga o si ottura. Sullo sfondo di una New York cupa, affascinante; “l’unica vera città”.
L’animo tormentato di Lionel Dobie (Nick Nolte), pittore di fama assoluta, unanimemente considerato un genio. Per tutto il film assistiamo morbosamente, come uno squallido voyeur, alle follie di quest’uomo. Il suo malessere diventa il nostro. Rifiutato dalla donna che ama, l’unica che gli consente di dipingere e di esprimere il suo potenziale. Poco importa che non lo ami, che lo tratti come una pezza da piedi, che sia andata a letto con un altro. Patetico e, al contempo, incredibilmente dignitoso continua a professare il suo amore. E a farsi trascinare dai suoi sentimenti, come si fa trasportare dalla musica, le note dei Procol Harum e di Bob Dylan, durante la realizzazione della sua opera più maestosa. Un’immensa tela che raffigura un ponte, forse quello di Brooklyn. Uno dei tanti simboli della sua amata città. Quadro caotico come la sua mente.
Oppure un uomo meschino, egoista, che intrappola una giovane donna nella ragnatela dei suoi stessi sogni. E’ amore un guinzaglio soffocante che impedisce di allontanarsi, con ricatti morali e ostentazione di possessitivà? Un amore quasi ossessivo, come dimostrano il feticismo e le compulsioni da maniaco. Quegli sguardi assetati alla biancheria, ai piedi. C’è poco di sano in un sentimento come quello.
Dall’altra parte una donna (Rosanna Arquette). Eletta musa e assistente del più grande artista contemporaneo; coinquilina nell’immenso magazzino/appartamento, scenario oppressivo nonostante la sua vastità. Il sogno di una carriera brillante, seguendo le orme del maestro e amante. Ma è una ragazza persa, incerta e masochista. Sa di non aver talento eppure rimane alla mercé di un uomo che, a conti fatti, si serve di lei. Solo per il gusto di poter controllare qualcuno, per esercitare potere su un uomo disposto a fare tutto per lei. Persino baciare sulla bocca un agente di polizia. E’ tutto un capriccio, un gioco. Perché lei ha già fallito nel suo sogno e ovunque viene trattata per ciò che è: una ragazza come tutte le altre.  Lui è l’unico a farla sentire speciale. Ma è un menzogna che alla lunga non può reggere. E non regge.
L’animo umano sotto il microscopio di Scorsese risulta decisamente egoista ed autolesionista. E se, fino a pochi minuti dalla fine, rimane il dubbio di chi fosse la vittima e chi il carnefice, l’ultima straordinaria scena ci dà un forte indizio sulla risposta. Di nuovo l’artista in cerca di una musa, il maniaco in cerca di un collo avvenente, di un corpo conturbante, di una donna da cui essere riverito.
L’amore può essere la manifestazione più spregevole della natura umana. Questa è decisamente una lezione di vita.
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