Le ‘confessioni’ di Roberto Andò, Toni Servillo e Pierfrancesco Favino

Si è svolta stamani l’incontro del film alla presenza del regista e il cast. Il film sarà in sala il 21 aprile in 250 copie

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Stamani al cinema Barberini di Roma si è svolta la conferenza stampa di Le confessioni, il nuovo film di Roberto Andò interpretato da Toni Servillo, Pierfrancesco Favino, Connie Nielsen e Marie-Josée Croze. Si inizia con un videomessaggio di Daniel Auteuil intrappolato dentro un teatro ottocentesco in cui si scusa di non poter partecipare alla conferenza perché impegnato in un lavoro teatrale. Ovviamente è in francese e ovviamente non ha alcun tipo di sottotitolo, d’altronde il francese è la langue ufficiale del Cinema, quindi ci si aspetta che la conoscano tutti.

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Poi le luci si accendono e entrano i protagonisti. Servillo con occhiali da sole e sigaro spento, Favino in un elegante blu elettrico. Andò prende la parola e comincia il racconto della nascita del film, è iniziata più di due anni fa, appena si è conclusa l’esperienza di Viva la Libertà.

“Mi sembrava naturale proseguire a parlare delle cose che mi inquietano, come alcune figure del potere. Oggi tutto è passato in mano all’economia ma anch’essa ha perso quella sicurezza che esibiva un tempo, ci sono state delle crisi che non ha saputo evitare, delle scelte che ha dovuto prendere e che si sono rivelate errate”. Andò ha ancora negli occhi il rischio default greco, la culla delle nostre tradizioni. E’ un patrimonio che ognuno di noi ha abitato, a suo modo” dice, ricordandosi le versioni del liceo. Andò non si mette a dare consigli politici ma segue l’idea del film “che è basato sul dubbio, sull’instillare dentro questi grigi burocrati la possibilità che possono sbagliare”. Per questo “siamo partiti dall’idea di mettere queste figure a cospetto di una completamente spiazzante come quella del monaco”. Diventa una guida per lo spettatore dentro luoghi dove è impossibile entrare, quei palazzi del potere che siamo costretti ad osservare da fuori e dei quali sappiamo solo attraverso robotiche conferenze stampa. “Abbiamo deciso di immaginare cosa succede ad alcuni ministri chiusi dentro un luogo misterioso quando devono fronteggiare cose che non sanno gestire”.

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“Abbiamo scovato questo albergo sul Mar Baltico, con la sua architettura razionale che trasforma l’interno in esterno, è un posto segreto e privato che improvvisamente diventa un luogo mentale, morale. Ci hanno davvero fatto un G8 qualche anno fa, era perfetto”. Girando li per due mesi si è creato “un rapporto cameratesco”, dice Marie-Josée Croze, in cui ognuno si spronava a dare il meglio. Favino per interpretare il suo personaggio non ha scelto un modello reale ma ha preferito lavorare sull’idea generale del burocrate. “Trovo limitativo fare l’imitazione di qualcuno, mi interessava invece capire come fanno certe persone a rivolgersi costantemente ad una platea che sa già cosa diranno. La loro è una voce che raramente arriva da una profondità, è piatta, atona. Come attore questo mi interessava, dare un corpo a quella voce”

Sulla stessa linea d’onda anche Toni Servillo, che, dopo aver schivato le solite domande sulla sua vita privata, si dichiara onorato di aver lavorato con un grande come Daniel Auteuil e spiega come Andò lo ha convinto a tornare sul set dopo quasi tre anni da Viva la libertà. “Roberto fa film profondi, non polemici, non impone delle risposte. Salus è un uomo di fede che si mostra come una persona credibile, oppone ad un mondo di dichiarazioni ufficiali una dignitosa renitenza, ovvero non dice ciò che non pensa. Ovunque vada trova persone che sentono il bisogno di aprirsi, un bisogno etico ancora più che sacro.”

Per Servillo e Andò si tratta di un sodalizio che ha contribuito a solidificare quello che entrambi definiscono “un ponte tra realtà e immaginazione”, alla ricerca di un cinema che sia politico non solo nell’argomento ma sopratutto nelle modalità e nelle estetiche.

 

Il film uscirà il 21 Aprile in 250 copie.

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