#Cannes2017 – Lerd, di Mohammad Rasoulof
Come un western d’altri tempi, sta accanto al suo protagonista, lo segue nella sua testarda determinazione a ottenere giustizia in uno scenario degradato. Il film che ha vinto Un Certain Regard
Lo sguardo di Rasoulof – composto, ordinato, immediato – è coerente con la disposizione del protagonista di questo suo film, Lerd, un eroe senza qualità che non siano l’intransigenza di fronte alla corruzione del sistema che lo circonda.
Come fosse un western d’altri tempi, Lerd sta accanto al suo protagonista, lo segue nella sua testarda determinazione a ottenere giustizia in uno scenario degradato. Lontano dal centro (siamo in una regione del Nord dell’Iran), quest’uomo combatte da solo contro una famiglia di potenti che, con la compiacenza delle autorità, ha preso il controllo della zona e gli rende impossibile la vita.
Rasoulof affianca il suo protagonista, lo segue, ne sente le ragioni ma cerca anche di elaborare uno stile che non si limiti alla denuncia della situazione politica iraniana.
Ciò che resta maggiormente del film è il dramma umano e la rabbia che cova in esso, raccontata attraverso un lavoro di contenimento che il regista mette in atto tra la sostanza dei fatti denunciati e la necessità di offrire al suo personaggio una dignità quanto meno cinematografica, a risarcimento della dignità umana negatagli. E allora nessuna stratificazione drammaturgica particolare, la parabola segue il suo fatale destino: i debiti crescono, i potenti si fanno sempre più prepotenti, le autorità abbozzano, i rapporti familiari si incrinano impercettibilmente, la moglie non è più figura remissiva come all’inizio, ma cerca di offrire un principio di realtà al suo uomo che va sempre più alla deriva sotto il peso della sconfitta impossibile da evitare.
Lo snodo drammaturgico della sua vicenda è anche l’unico momento di trascrizione poetica della realtà che Rasoulof si concede: centinaia di neri corvi fanno scempio dei pesci rossi che l’uomo alleva davanti alla sua casa, uno sciame di sciagura che si abbatte con stridore su quei pesci, che sono rossi come quello voleva la bimba di Jafar Panahi nel Palloncino bianco. Proprio quel Panahi che con Rasoulof ha condiviso nel 2009 la condanna del regime…