"Lettere dalla Palestina", un film collettivo

Ci s'interessa molto a questo documento, dobbiamo dire la verità, ma al contempo si spera sempre che il montaggio stacchi, che lasci quei volti un attimo in pace, che li restituisca alla dignità del loro quotidiano. Alla fine quello che a noi rimane, e che rimane soprattutto alle scolaresche presenti alla proiezione, è il riconoscimento di un documento

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Le lettere solitamente seguono un tragitto lento e inesorabile, percorrono i cunicoli strozzati della burocrazia postale mentre i destinatari sgranano impazienti i giorni nel calendario. Questi dispacci sono quelli in carta, come quello del Francesco Maselli di Lettera aperta a un giornale della sera: anche lì, come in Lettere dalla Palestina, una guerra, quella del Vietnam, era la protagonista. Tuttavia con questo film collettivo diretto da 11 registi (tra i quali ancora Francesco Maselli) per la Fondazione Cinema nel Presente, vogliamo alludere alle lettere di cineasti che usando il loro mestiere di traghettatori di immagini, prestano manodopera (non a scopo di lucro) come contributo di importanza sociale. Queste lettere per immagini, in questi giorni di venti di guerra, sono quelle che più rapidamente si spostano e mostrano il loro racconto a più destinatari possibili. Allargando a macchia d'olio la loro funzione sociale.

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Lettere dalla Palestina non più tardi di una settimana fa sono state presentate alla sezione Forum del Cinquantatreesimo Festival di Berlino, poco dopo, sono volate in direzione dell'Auditorium Renzo Piano di Roma, dove nella serata del 17 si sono dischiuse nella sala 700. Tanti i nomi che hanno gremito sino a completare il numero che denomina il locale: da Bertinotti a Monicelli, da Scola a Wilma Labate (tre registi del film), poi giornalisti e attori famosi, poi naturalmente il già citato Francesco Maselli, poi gli smisurati occhiali rossi di Laura Betti, fino ad arrivare alla bella Francesca Neri, ecc. ecc.


Maselli in apertura tiene a precisare che Lettere dalla Palestina non è un documentario (come gli altri prodotti dalla stessa Fondazione), ma un racconto. Un racconto che si dipana a Ramallah, a Jenin, insomma nelle località più conosciute, drammaticamente conosciute della Palestina. La telecamera (il film è girato in digitale) segue gli abitanti tra le macerie del conflitto e tra le stesse intervista i superstiti, le mamme, le nonne e i giovani che chi come pugile, chi come musicista, chi come attore, desideravano o ancora desiderano realizzarsi. Gente, brandelli di gente che cerca in ogni istante di ricominciare a vivere in maniera umana, di scacciare anche con l'ironia, un'ironia paradossalmente tutta ebraica, i miasmi delle carcasse infuocate ad ogni angolo, i fantasmi dei ricordi che portano le facce dei parenti morti ammazzati.


In verità quella che setaccia e scrive lettere dalla Palestina è una telecamera a più mani che non trova quasi mai un'unità stilistica. O se la trova non è certo quella di un documento così coraggioso da scavare nelle macerie un lembo di cinema. Si sente spesso il calco di un documento-verità simile alla televisione del lamento che tanto bene conosciamo. I primi piani sono tanti e tirati alla lunga per cercare nelle pieghe sofferte dei volti un brano di compassione da poter condividere. Ci s'interessa molto a questo documento, dobbiamo dire la verità, ma al contempo si spera sempre che il montaggio stacchi, che lasci quei volti un attimo in pace, che li restituisca alla dignità del loro quotidiano. Ma questo non succede quasi mai, purtroppo.


Alla fine quello che a noi rimane, e che rimane soprattutto alle scolaresche presenti alla proiezione, è il riconoscimento di un documento prettamente didattico e sociale. Questa è la cosa migliore e ciò a cui in fin dei conti il collettivo ambiva. Qui, il film o un po' di cinema sono presto scongiurati. Al massimo un po' di fantascienza realistica, questa sì. Perché in fondo quello che abbiamo visto in Lettere dalla Palestina, e hanno visto anche i ragazzi in prima fila, è una guerra come tutte le altre, con le macerie uguali a tutte le macerie conosciute e i postumi subiti. Di conseguenza abbiamo scorto lo sguardo anche nel futuro, se purtroppo questo futuro vorrà piegarsi ancora alle armi.


Titolo originale: Lettere dalla Palestina


Regia: Franco Angeli, Giuliana Berlinguer, Maurizio Carrassi, Giuliana Gamba, Roberto Giannarelli, Wilma Labate, Francesco Ranieri Martinotti, Francesco Maselli, Mario Monicelli, Ettore Scola, Fulvio Wetzl


Montaggio: Wilama Labate, Mario Monicelli, Carlo Valerio


Musica: Pasquale Filastò


Produzione: Fondazione Cinema del Presente
Distribuzione: Italia
Durata: 61'
Origine: Italia, 2002


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