L’expérience Zola, di Gianluca Matarrese

Mescolando documetario, fiction e letteratura, il regista entra nella vita dei due protagonisti intenti a mettere in scena un noto romanzo di Zola. VENEZIA80 Giornate degli Autori

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Anne è una regista teatrale. Si è separata dal marito e sta cambiando casa. È spenta, senza desideri. Conosce Ben, vicino di casa servizievole e attore senza scritture. Lui la guarda con occhi appassionati, lei non vuole mai più legarsi a un uomo. Ma quando decide di mettere in scena “L’assommoir” di Zola, è a lui che propone il ruolo di Coupeau, riservandosi quello di Gervaise. Man mano che la storia si sviluppa, il confine tra la vita reale e la rappresentazione teatrale si riduce sempre di più. Tra letture e prove, tra ricerca e studio, la realtà sfuma nella finzione e i due sembrano ripercorrere esattamente tutti i passaggi della storia di Coupeau e Gervaise, fino alla rovina. Documentario, fiction e teatro vogliono essere un corpo unico, senza soluzione di continuità, facendoci immergere in un universo unico, probabilmente parallelo, in cui il linguaggio aulico e le passioni terrene trasformano la vita di tutti i giorni in letteratura e la letteratura in un altrove da esplorare senza freni.

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Il regista torinese, da anni ormai parigino di adozione, con alle spalle una solida carriera professionale quale autore televisivo di entertainment e fiction, e otto documentari apprezzati nei diversi festival internazionali, sembra stavolta osare ulteriormente nell’esaltazione della forma, impreziosendola di rimandi continui al cinema naturalista, del resto “lo scrittore (e quindi il regista) non è mai responsabile di quello che accade, per creare mangia il suo secolo e così lo preannuncia”. Émile Zola, nel caso, fa da detonatore, per cui la menzogna sul grande schermo è ancora dalla parte della verità e c’è sempre un evento chiave, magari il primo bacio, non importa se vero o virtuale, come prima caduta nella lenta ma sicura rovina. Una tempestosa contesa che giunge al culmine della lievitazione umana e spirituale, che mette fortemente in discussione il dialogo tra l’ordine dell’intreccio e la libertà dei flussi sentimentali. Gianluca Matarrese non si ferma al compromesso stilistico, si spinge coraggiosamente ad esplorare l’anfiteatro di ascese e cadute, nel contrappunto dello studio del vero.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
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