LIBRI DI CINEMA – "L'arte della visione"

fellini fofi volpi
Nel 1993, a Roma, Fellini riceve Goffredo Fofi e Gianni Volpi per un’ampia intervista destinata a diventare una pietra miliare nella conoscenza del genio riminese. Tema della conversazione è il cinema, non il proprio cinema, con una sequenza di ricordi, divagazioni, riflessioni su se stesso e la settima arte

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l'arte della visioneL’arte della visione – Conversazione con Goffredo Fofi e Gianni Volpi
di Federico Fellini
Edizione Donzelli
Finito di stampare ad aprile 2009
pp.100 – euro 16
 
“Ho bisogno di una realtà completamente ricostruita. Questa è la chiave del mio lavoro, se devo individuare un’estetica, o più che altro una bussola, un criterio, un itinerario psicologico. Non so sfuggire alla necessità di creare un mondo come se dovesse vivere per conto suo. Una creazione completa, condotta con una minuzia, con un’attenzione quasi maniacali, con un rigore scientifico, non solo espressivo. Pesi, volumi, colori. Poi sarei tentato di abbandonarlo. Invece, visto che ho creato, ho la curiosità di raccontarlo con la macchina da presa”. Sono le parole di Federico Fellini che accompagnano questo piccolo e indispensabile testo, racchiudente il pensiero creativo di uno dei più importanti autori del nostro cinema. Nel 1993, nel suo studio di Corso d’Italia, a Roma, Fellini riceve Goffredo Fofi e Gianni Volpi (noto fotografo di moda, teatro, reportage) per un’ampia intervista destinata a diventare una pietra miliare nella conoscenza del genio riminese. Tema della conversazione è il cinema, non il proprio cinema, con una sequenza di ricordi, divagazioni, riflessioni su se stesso e la settima arte. Ne viene fuori un profilo di grande respiro: dalle memorabili capacità di spaziare da un argomento all’altro, dalla letteratura all’arte figurativa, all’inevitabile (secondo Fofi) svelamento di quell’aurea malinconica che avvolgeva il regista. Soprattutto negli ultimi anni della sua esistenza, Fellini sembrava rasentare anche una sorta di disperazione intellettuale, perché il cinema era cambiato e la televisione aveva rimpicciolito e castrato il cinema stesso. Disperazione che forse si riscontrava negli ultimi film in cui si nascondeva sempre peggio il senso di morte tipico di un’intera civiltà. Delucidanti sono anche le diverse testimonianze di autori statunitensi (Fellini visto dall’America), dalle quali forte sale la sensazione di trovarsi al cospetto di un autore amato e venerato in tutto il mondo. Tra gli altri, ha detto Sidney Lumet: “Per me Fellini è il poeta visivo per eccellenza, è il poeta del cinema…”. Il libro è impreziosito da alcuni brevi commenti di Fellini ai suoi film e otto indimenticabili fotografie di Paul Ronald (fotografo francese), scattate sul set di 8 ½.    
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