LOCARNO 55 – "Zur Lage – State of the Nation"

ecco un documentario politico, frutto della contaminazione stilistica tra film. inchiesta, cinema antropologico e ricerca etnografica: Zur Lage nel cercare di comprendere le motivazioni e le modalità delle nuove spinte xenofobe e nazionalistiche dell'Austria di oggi, apre spazi di chiara ed esplicita militanza nella cultura visuale contemporanea

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Gli schermi leopardati ci regalano nella sezione dedicata ai cineasti del presente un riuscito esempio di documentario politico, frutto della contaminazione stilistica tra film inchiesta, cinema antropologico e ricerca etnografica pura. Nato dalla personale esigenza di quattro cineasti di ricomporre l'articolato mosaico della nazione austriaca, che nel gennaio del 2000 ha scelto l'orientamento politico di estrema destra con l'elezione di Haider, Zur Lage – State of the Nation ha il formato digitale esibito e coerente di un instant film, che pure fa emergere – nella rapida successione di siparietti di vita quotidiana metropolitana e campestre – interstizi di dubbio e indignazione di grande profondità. Emerge grazie alla articolata gestazione del film (girato tra Novembre 2000 e Ottobre 2001), una messa in gioco sostanziale dei cineasti nel discorso politico, resa visibile dalla critica e mai pregiudiziale né retorica interrogazione dei diversi protagonisti, tanti everyday-man rappresentati nella propria everyday-life. Cercando di comprendere le motivazioni e le modalità delle nuove spinte xenofobe e nazionalistiche dell'Austria contemporanea, il film apre spazi di chiara ed esplicita militanza nella cultura visuale contemporanea, rivelando efficacemente nella struttura polifonica i differenti sguardi registici adottati. Barbara Albert si concentra sull'universo femminile: donne pedinate godardianamente con passione in fabbrica, seguite con discrezione tra residui di femminilità e icone romantiche di passati violenti. Donne fotografate tra le mura domestiche, talvolta in conflitto con le dinamiche di potere imposte dall'altro sesso. Donne sempre desiderose di rassicurazioni e poco propense al cambiamento (e allora felici di lavorare nella catena di montaggio oppure senza opinioni sul proprio matrimonio tenuto in vita per inerzia), incapaci di esprimere più di due desideri sul proprio futuro. Ma anche identità da bar, comunità immaginate a-temporalmente e impropriamente nostalgiche, che Ulrich Seidl disegna con grazia, amara ironia e sguardo oggettivante tra coppie viennesi dichiaratamente razziste e incalliti spettatori del teatro mass mediale che attraverso lettere al direttore e formali proteste esprimono la distorta percezione di sè come defensor della purezza austriaca. Lo scenario non è rasserenante nemmeno quando la politica attraversa le petit passion intergenerazionale: seguendo un noto presentatore della televisione austriaca (modello Castagna-Stranamore), Michael Sturminger ci introduce nelle famiglie di elettori "tipo" della bassa Austria per cominciare a definire i loro universi simbolici (religiosi, storici, culturali). Infine la scelta in progress di Michael Glawogger, che offre uno sguardo on the road, attraversando con la sua videocamera campagne e terre di confine. Gli incontri con i "locali", spesso destrutturati e sempre occasionali, svelano importanti parentele, improbabili logiche bucoliche e connessioni quasi televisive tra problemi politici, greggi e vacanze fuori porta…Candide, al confronto, era un dilettante!

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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