#Locarno68 – La caccia di Van Warmerdam e la ribalta oscura di Entertainment

Nel Concorso Internazionale, l’olandese Schneider vs. Bax e lo statunitense Entertainment, forme di morte filmate in un cinema, per forme diverse, rigidamente controllato

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Forme di morte si affacciano nel Concorso Internazionale. Quella fisica in Schneider vs. Bax dell’olandese Alex van Warmerdam e quella invece professionale in Entertainment di Rick Alverson. Due esempi di cinema ricercato e gelido, chiuso in un preciso disegno geometrico che gli nega i necessari spazi. In Schneider vs. Bax un sicario si vede affidare un delicato compito il giorno del suo compleanno: deve far fuori uno scrittore (interpretato dallo stesso regista) che vive in un luogo isolato. L’umorismo è quello da commedia nera (l’immagine iniziale delle bambine che cantano la canzoncina al protagonista) ed è proprio l’insistenza di una comicità straniata (l’arrivo della figlia e del padre dello scrittore con giovane amante, il telefonino che squilla dall’acqua) tipica dell’opera del cineasta olandese che attenua la presenza fisica del paesaggio, con la palude che potrebbe essere un elemento che potrebbe respirare da solo se filmato con altra intensità. Solo il momento della caccia appare quello veramente riuscito, ma solo perché sembra essere uscito fuori da binari rigidamente controllati.

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gregg turkington in entertainmentEd è sempre un controllo che deforma i corpi e ne mortifica lo spirito che caratterizza Entertainment, quarto lungometraggio dello statunitense Rick Alverson dopo Builder (2010), New Jerusalem (2011) e The Comedy (2012). Al centro della vicenda c’è un comico non più giovane, lontano dalla figlia, che si esibisce in spettacoli in alcuni locali di terza categoria durante una tournée nel deserto californiano. Il respiro è da vecchio Sundance, il riferimento sono i paesaggi on the road della New Hollywood dove viene citato anche 5 pezzi facili di Rafelson. Spesso costruito sul volto del protagonista Gregg Turkington, con facili giochetti di filtri di luce, una sorta di clone del cinema di Todd Solondz che lascia evaporare anche le presenze di John C. Reilly e Michael Cera.

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