#Locarno69 – O Cinema, Manoel de Oliveira e Eu di João Botelho

Un documentario apparentemente classico che ripercorre le tappe fondamentali del regista. In realtà uno straniato omaggio, un’immersione totale nel cinema di de Oliveira. Fuori concorso

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Una foto del 1980. De Oliveira è vestito da prete ed è accanto a João Botelho che all’epoca aveva 31 anni. Si trovavano sul set di Conversa abacada (Conversazione conclusa) ed è stato uno dei rari ruoli da attore del grande regista portoghese.

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Un omaggio a de Oliveira ma non solo. Un documentario didattico – definito così dallo stesso Botelho – ma non solo. Emerge un mondo. Quello del cineeasta con il suo stile unico, con le sue inquadrature fisse tra Carl Theodor Dreyer e John Ford (che la muoveva solo per inquadrare il movimento dei cavalli). Quello dei suoi film, che in realtà sono il suo cinema. Da Douro, faina fluvial (1931), amato da Pirandello ad Aniki Bóbó (1942), anticipatore second Botelho del Neorealismo di Rossellini, Visconti e De Sica, mentre tra gli ultimi occupano un posto fondamentale Amor de perdição (1980) e La valle del peccato (1993).

o cinema, manoel de oliveira e euNon è tanto la scelta dei frammenti. Botelho infatti si immerge dentro il suo cinema, annegando nelle sue immagini che, messe così tutte insieme, al di là della voce fuori-campo, creano una strana fantasia lirica. E si vede come negli oltre 80 anni di cinema di de Oliveira (scomparso il 2 aprile 2015 a 106 anni) che ha realizzato il suo ultimo corto nel 2014 (O velho do restelo). Così si passa in un flusso tra il cielo e l’acqua, il rumore del vento e quello del mare, il dettaglio della ruota delle carrozza e il passaggio del treno, l’origine letteraria e la dimensione fantastica. Cinema e utopia. Fino a tutto il frammento finale in bianco e nero con musica al piano. Come se fosse un suo film. Ma girato in modo completamente diversa. Tra la ‘donna perduta’ di Pabst e Amor de perdição. Segno di come Botelho ribalta la presunta classicità di una storia del cinema di de Oliveira che è anche parte integrante della storia del cinema portoghese (e, astraendola dal suo autore e guardando solo i frammenti, anche di una storia del cinema) e fa quasi tornare per girare un altro film. Come se fosse un’insopprimibile esigenza. Anche dall’aldilà.

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