#Locarno72 – Notre Dame, di Valérie Donzelli

Valérie Donzelli realizza una commedia di sapore burlesque per il quinto lungometraggio come regista e torna ad interpretare il ruolo da protagonista nel suo stesso film, come accaduto già con La guerra è dichiarata.

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Maud (Valérie Donzelli) è una donna che vive delle situazioni complicate: è una mamma separata che deve badare ai due figli, un’architetto che sopporta le angherie del capo, e un’amante quando per vincere la solitudine cade tra le braccia del suo ex marito, Martial (Thomas Scimeca).
Valérie Donzelli realizza una commedia di sapore burlesque per il quinto lungometraggio come regista e torna ad interpretare il ruolo da protagonista nel suo stesso film, come accaduto già con La guerra è dichiarataNel caotico quotidiano tra l’ufficio e l’appartamento dove vive succede però qualcosa di imprevisto, grazie ad un’incredibile casualità, risulta vincitrice di una competizione organizzata dal comune per un restyling della piazzata antistante la cattedrale di Notre Dame, che deve accogliere una nuova via di accesso alla metropolitana, un progetto che troverà nell’opinione pubblica una fiera ed ottusa opposizione. E comincia a frequentare i luoghi istituzionali del potere con una perenne espressione di pesce fuor d’acqua. Contestualmente scopre di aspettare un altro bambino e ritrova l’affascinante boyfriend di un tempo, Bacchus Renard (Pierre Deladonchamps), un fantomatico giornalista televisivo.

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Il film vive di una comicità plasmata sulle espressioni dei personaggi, che nel caso della Donzelli sembrano prese di sana pianta dal repertorio clownesco. Fraintendimenti, incomprensioni, assurdità riempiono la trama di continue occasioni per strappare una risata, ma il soggetto oltre al comico prevede comunque una certa quantità di romanticismo ed una buona dose di fantasia (come tutti i film dell’artista francese), il tutto inserito in un copione che capovolge in un istante il segno emotivo ed offre l’occasione di riflettere su tematiche importanti. Come ad esempio quella di essere una mamma single, in una città di diversi milioni di abitanti, ed allo stesso tempo lavorare ed occuparsi contemporaneamente dei figli. O come liberarsi dai complessi e dai pregiudizi basati sul fatto di essere donna. O sottotraccia e quasi in sordina di raccontare un cambiamento climatico inarrestabile che avanza in una sostanziale indifferenza. Fino ad arrivare a bussare alla porta dell’amore, argomento trattato con una forte ironia ed affrontato da ogni lato, relazionale, nostalgico, sessuale, tenero o immaturo che sia.

Il montaggio segue un’evoluzione cronologica lineare in avanti, ad eccezione di flashback e fantasie momentanee, che vede una donna arrivata ad una fase importante delle propria vita affrontare un processo di ricostruzione ed alla fine, tra vittorie e sconfitte, trova un bene prezioso, la libertà. L’atmosfera canzonatoria creata dai personaggi viene accompagnata da una sonorità semplice e classica, mentre Parigi fa da sfondo con la solita eleganza e la sua maestosa cattedrale, che sarà vittima poco dopo la fine delle riprese di un incendio di grandi proporzioni, con il tetto e la guglia distrutte dalle fiamme.

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