Ambientato nella Napoli del 1954, Lontano in fondo agli occhi segna l’esordio nel lungometraggio di Giuseppe Rocca, coltissimo autore di sceneggiature e programmi radiofonici, personalità di spicco della scena partenopea anche se non facente parte di quel gruppo oggi un po’ dimenticato che ha fatto parlare di “nouvelle vague” napoletana nella prima parte degli anni ’90 (De Lillo, Corsicato, Martone, etc.). Proprio per questo motivo, il suo film si distacca dalla destabilizzante surrealtà di quel cinema, sepolto sotto l’insuccesso di I Vesuviani, e si dedica a un memoriale fantastico ad altezza di fanciullo. Gli occhi del bambino raccontano, lo spettatore dovrebbe poter vedere come per la prima volta. E allora perché tutto s’impiglia nella retorica, perché il cinema di Rocca non diventa mai consapevole, sognante, tenebroso? Non c’è fantasia al potere, solo poesia interrotta. Peccato.
Regia: Giuseppe Rocca
Sceneggiatura: Giuseppe Rocca
Fotografia: Antonio Grambone
Montaggio: Anne Wollratt
Musica: Pasquale Scialò
Scenografia: Paolo Petti
Costumi: Elena Del Guerra
Interpreti: Giusi Saija (madre), Andrea Refuto (bambino), Mariagrazia Galasso (Rafilina), Nuccia Fumo (zia Carmela), Antonio Pennarella (Carmine Russo), Marina Confalone (suor Agnella di Cristo Re), Milena Vukotic (maestra), Olimpia Di Majo (nonna), Riccardo Zinna (zio Vincenzo)
Produzione: Silvana Leonardi, Vincenzo Di Marino per Wunderkammer
Distribuzione: Thule
Durata: 102’
Origine: Italia, 2000

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