"L'ultimo Pulcinella", di Maurizio Scaparro

 

Salutame a soreta: Kombat Ranieri si allea con i rivoltosi delle banlieue parigine e a colpi di ballate napoletane virate world music – come solo Mauro Pagani, autore delle musiche, sa fare – affronta sprezzante la repressione delle unità antisommossa opponendo la maschera di Pulcinella alle visiere dei caschi dei poliziotti violenti. Curre Curre Guagliò…

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massimo ranieri l'ultimo pulcinella di maurizio scaparroI segni della firma del Rafael Azcona di Non toccare la donna bianca nello script del film di Scaparro – al di là del dichiarato omaggio rosselliniano che appunto si ferma all'intento dichiaratorio – li ritrovi soprattutto nel finale con prepotente incursione delle schegge della realtà dentro il piccolo mondo antico e favolistico del palcoscenico teatrale, su cui sino a quel momento pareva essersi realizzata l'utopia pacificatoria che rasserenava i cuori delle anime inquiete e multietniche che abitano le banlieue parigine: italiani, francesi, africani, spagnoli e asiatici presi dalle strade e finiti tutti insieme a collaborare con Massimo Ranieri alla messinscena di un Pulcinella, soggetto inedito di Roberto Rossellini, in un vecchio teatro chiuso da tempo ma su cui vegliava un'anziana attrice che di quelle assi era stata la fulgida regina in gioventù, Adriana Asti. Ed ecco che, la sera della prova generale, con Ranieri vestito da Pulcinella pronto a recitare, gli spietati agenti delle unità antisommossa irrompono nella costruzione e prendono a manganellare selvaggiamente i disobbedienti aspiranti attori scampati illesi ai gloriosi giorni di disordine cittadino sotto la torre Eiffel: quando Kombat Ranieri avrà l'ardire di piazzarsi di fronte al sanguigno commissario dei poliziotti violenti, questi abbasserà la visiera del proprio casco di protezione, pronto a picchiare anche lui. A imitazione del gesto, Pulcinella porta sul viso la sua nera maschera pesante col nasone pronunciato, guarda l'Autorità con sguardo sprezzante, e a denti stretti, senza indietreggiare di un passo né mostrare il minimo timore, sibila: “Salutame a soreta”.
Per il resto, le sequenze cantate del film sono una sorta di esemplificazione visiva del metodo che il sublime Mauro Pagani, autore delle musiche e da un po' di tempo collaboratore abituale di Ranieri, continua a perseguire sin dagli storici exploit col Fabrizio De André etno: e cioè la ribadita dimostrazione della base sonora comune che avvicina le abitudini musicali dell'intero Mediterraneo. Così, assistiamo ad una serie di scenette in cui Ranieri attacca un canto popolare napoletano, e i suoi nuovi amici parigini che vengono da tutte la parti del mondo prendono a seguirlo perfettamente intavolando con l'ausilio di tutta una variegata serie di strumenti esotici un tappeto sonoro da world music degno davvero di Creuza de ma.
Chiaramente ad orchestrare e a portare avanti il film è sostanzialmente la verve e l'energia sorprendente di Massimo Ranieri, assoluto protagonista col proprio corpo, il proprio volto e la propria sontuosa voce di una performance che si rivela un grande regalo a Scaparro per la riuscita della sua pellicola.
Curre Curre Guagliò…

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Regia: Maurizio Scaparro
Interpreti:
Massimo Ranieri, Adriana Asti, Jean Sorel, Valeria Cavalli, Domenico Balsamo, Carla Ferraro

Distribuzione: Bolero Film
Durata: 89'
Origine: Italia, 2008


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    Un commento

    • film godibilissimo. Da notare che l'ho visto in un cinema d'essai esattamente una settimana dopo la prima uscita. solita vergogna per i distributori. L'unico appunto: che ci fa la moglie di Ranieri a Parigi, pronta non si sa perché a recuperare il rapporto con pulcinella? mah!