MOVIEGAMES – Un gioco a tratti violento o crudele

Torniamo ancora nella un tempo ridente cittadina di Silent Hill per l'incontro conclusivo con i mostri che ne hanno preso possesso. E, come accadde a suo tempo per il primo episodio, "Silent Hill 3", prodotto dalla giapponese Konami privilegiando il mercato europeo e distribuito da Halifax, sposta in avanti i paletti di giudizio sul genere horror

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"Questo gioco può essere considerato a tratti violento o crudele": questa la lapidaria affermazione che introduce a Silent Hill 3. Parte poi il video introduttivo costruito con un montaggio di sequenze riprese dai Full Motion Video a cui assisteremo nel corso del gioco. Nella prima – folgorante – immagine vediamo di fronte a noi un muro con mattonelle che paiono colare smalto rosso. Dal bordo superiore dello schermo scorgiamo pendere le gambe di due donne, evidentemente appese a qualcosa al di fuori dell'inquadratura, che sussultano agonizzanti. Al di sotto di esse un'apertura da cui fuoriesce un mostruoso essere simile ad un uomo spellato che gira furiosamente una manovella. E per chissà quale motivo sentiamo che il girare della manovella ed il sussultare degli arti femminili è collegato in un cenobitico rituale di tortura. Il tutto mentre un suono strisciante ed inumano ci gela in sangue. Ma è questione di un attimo: l'incubo si scioglie nell'immagine di Heather che si sveglia dall'assopimento che l'aveva colta seduta al tavolo di un bar. Di fianco a lei le persiane lasciano filtrare una luce rossa e densa da cui non possiamo comunque presagire nulla di buono.

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Se Silent Hill 2 abbandonava gli eventi del primo episodio e si produceva in una trama appassionante ma frustrata da enigmi troppo cervellotici e da assurdi tempi morti tra cui un'interminabile introduzione in cui dovevamo percorrere un lunghissimo sentiero nella nebbia senza che accadesse alcunché, il terzo episodio ritorna "a bomba" alla misteriosa religione di Silent Hill, ai rituali per far nascere un Dio il cui paradiso è costituito dal dolore. La giovane Heather ne è la protagonista e fin dall'inizio del gioco la troveremo nel bel mezzo del Luna Park di Silent Hill, ex ridente cittadina turistica, a combattere contro cani la cui testa è stata divisa in quattro, contro giganteschi ammassi di carne deambulanti e contro strani avvoltoi arrotolati su se stessi. Ma il peggio non sono i mostri, il peggio è un ambiente festoso come il Luna Park trasformato in girone dell'inferno: per pavimenti grate sull'abisso, a terra gente travestita da coniglietto massacrata, sangue sulle pareti, cadaveri pulsanti all'interno di gabbie. Pazzesco? Infatti si tratta solo di un sogno. Heather si sveglia al già descritto tavolo di bar. Solo per incontrare un investigatore che la importuna mentre sta tornando a casa. Heather gli sfugge all'interno del centro commerciale in cui è situato il bar solo per scoprire che il sogno era unicamente un'avvisaglia degli incubi reali a venire. Le basta infatti infilarsi in un negozio d'abbigliamento per scoprire uno dei mostri sognati all'opera. A scatenare gli incubi è una misteriosa donna di nome Claudia che vuole che Heather ritorni a Silent Hill. Nel corso del gioco scopriamo infatti che Heather è in realtà Alessa il cui sacrificio, nel primo Silent Hill, doveva servire per far nascere Dio e instaurare il suo dubbio paradiso in terra. Harry Mason, allora, alla ricerca della propria figlia scomparsa Cheryl, aveva già scongiurato la nascita di quel Dio e salvato Alessa crescendola al posto della mai più ritrovata Cheryl. Il cambiamento di nome e di città non basta però ad Heather per sfuggire al destino che la aspetta per il confronto finale dopo 17 anni a Silent Hill.

Il gioco, forte di elementi che elencheremo subito, è sicuramente ad oggi il miglior videogioco horror. Gli elementi che determinano tale primato sono i seguenti. Grafica: SH3 riesce a sfruttare benissimo le potenzialità grafiche della PS2 con un dettaglio estremo nei FMV e utilizzando lo sporco e l'oscurità per nascondere il minore dettaglio durante il gioco vero e proprio. La trovata di far rimanere completamente buia una stanza appena Heather vi entra e di rischiararla progressivamente in seguito è una geniale trovata che dà l'impressione che i nostri e i suoi occhi s'abituino al buio. Gameplay: i mostri sono tutto sommato abbastanza semplici da sconfiggere non esaltando troppo l'impostazione (genere a cui pure SH3 appartiene e di cui esempio massimo è Resident Evil) da "survival horror", permettendo invece agli ambienti malati ed alla storia di fare il loro effetto. Enigmi: a parte la possibilità di settare la loro difficoltà all'inizio, non si tratta mai di enigmi alla Resident Evil in cui occorre prendere una chiave in un posto distantissimo dalla porta da aprire, ma sempre logici e legati alla storia. Dettagli: ogni tanto, come in ogni buon film horror, veniamo spaventati da dettagli che ci colpiscono mentre siamo a tutt'altro attenti, come un rumore improvviso o un'apparizione inattesa che magari non ci danneggiano ma servono ad iniettarci adrenalina. Della storia s'è detto invece all'inizio, una storia serrata, senza tempi morti, senza complicazioni inessenziali. Talmente bella che consigliamo di giocare la prima volta a SH3 settando la difficoltà dei combattimenti e degli enigmi al livello minimo per gustarsela appieno lasciando ad un secondo tour nell'orrore la possibilità di mettersi alla prova con livelli di difficoltà più elevati.

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