Nati 2 volte, di Pierluigi Di Lallo

C’è la sensibilità, il dramma ma anche tanta ironia, il tutto raccontato attraverso la leggerezza della commedia, utilizzata per parlare di un tema serissimo come la transizione di genere

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Spesso quando ci si imbatte in scelte più incisive fatte da altri cittadini, siano essi lontani o vicini alla sfera intima, per quanto anch’essi stiano solo mettendo in pratica il concetto di libertà, la reazione può diventare quasi spietata, soprattutto in un’Italia fatta di piccole provincie. Oggigiorno, si scontrano fazioni di opinionisti desiderosi di mettere un fermo alle libertà dell’individuo. In un’infinita lista di negazioni e pregiudizi sugli altri, a capo c’è il cambiamento di genere: non compreso, non approvato, non visto come una scelta personale da una grande fetta della popolazione, che preferisce chiudere gli occhi, tappare le orecchie e ignorare quella libertà che per natura viene concessa a tutti ma negata a molti.
Nati 2 volte si focalizza su questa discriminazione, mettendo in luce la dinamica della scelta e della libertà di poter essere se stessi dovendo ancora oggi affrontare i tabù, i preconcetti e le fisime di un paese che ancora si fa governare dalla paura e dal timore di ciò che pensano i vicini di casa.

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È la seconda opera del regista Pierluigi Di Lallo, successiva ad Ambo, che a sua volta tratta di una situazione personale che andrebbe capita meglio dall’esterno: il problema della sterilità e le conseguenze che può provocare all’interno di una coppia.

Maurizio di Tullio (Fabio Troiano) è il protagonista transgender che dopo aver lasciato il paese natio, Foligno, quando ancora era Teresa di Tullio, è costretto a rimetterci piede, dopo ben venticinque anni, per la morte improvvisa della madre. Questo viaggio sarà il giusto pretesto per risolvere gli interrogativi lasciati in sospeso nell’adolescenza: dal rapporto con il fidanzato dell‘epoca, Giorgio (Marco Palvetti), al profondo legame con la madre scomparsa, fino ad arrivare all’accettazione di se stesso. Tratto da una storia realmente accaduta, il film parla di rinascita; non solo dell’individuo, ma anche della stessa Italia, e soprattutto del Sud, di quelle province meravigliose ma che sanno anche essere crudeli e feroci, lasciando – filosoficamente e letteralmente – la testa sotto terra, sopraffatte dalle macerie, perdendosi così la visione di un modo che dovrebbe essere ricostruito dalle fondamenta. Fondamenta che dovrebbero nascere dal libero arbitrio.

Venire alla luce nel corpo sbagliato è un dramma. Ed è un dramma che, per fortuna, oggi ha una soluzione. Compiere la transizione verso il genere a cui si appartiene porta tanta sofferenza, sia fisica che morale, e richiede enormi sacrifici e il superamento di prove inimmaginabili.
Il film vuole portare l’attenzione proprio su questo punto, a ciò che avviene dopo: nel momento in cui ce la si fa, in cui si superano tutti gli ostacoli e si raggiunge finalmente il proprio obbiettivo di essere sé stessi, il transgender – come avviene spesso nei casi di discriminazione – deve fare i conti con i pregiudizi e l’arretratezza di una società che non li lascerà mai in pace e con uno Stato che, in quanto a burocrazia, non rende la vita facile a nessuno, figurarsi a chi deve ricostruirsi una vita nuova, con nuovi documenti.

Il punto forte di Nati 2 volte è la chiara voglia del regista e degli sceneggiatori di voler portare sullo schermo una tematica così attuale, potente e di valore con le giuste motivazioni: aprire gli occhi, far riflettere, creare un punto di contatto. Bisogna soprattutto sottolineare che si parla di identità e non di sessualità, cosa continuamente fraintesa quando si parla di cambiamento di genere.
C’è la sensibilità, il dramma ma anche tanta ironia, il tutto raccontato attraverso la leggerezza della commedia, utilizzata per parlare di un tema serissimo ma capace di raggiungere chiunque. Una particolarità di questa storia è lo scoprire il come nel profondo i personaggi principali si sconvolgano non tanto per la verità su Maurizio quanto per le bugie che aveva raccontato. Ed è così che dovrebbe essere sempre.

“Quando è possibile sorridere di un tema, significa che fa ormai parte di tutti noi.”
Le parole del regista sono molto rincuoranti. Poter scherzare e ridere su un tema esistenziale come questo è la conferma che non importa quante strade sbarrate ci siano, o quanta ostilità animi il paese: la ricerca e la ragione troveranno sempre un modo per spianare la strada all’uomo nella sua ricerca della libertà di essere se stesso.

Regia: Pierluigi Di Lallo
Interpreti: Fabio Troiano, Euridice Axen, Rosalinda Celentano, Marco Palvetti, Luigi Imola, Francesco Pannofino
Distribuzione: Zenith Distribution
Durata: 87′
Origine: Italia, 2019

La valutazione del film di Sentieri selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.15 (13 voti)
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