"Nemico Pubblico", di Michael Mann
Nemico Pubblico contiene l’essenza del cinema del cineasta americano, quella sfida infinita fra corpi in lotta emotiva e geometrica nel segno del Bene e del Male, e di come quei corpi Mann sa disporli negli spazi delle inquadrature. In preparazione di un corposo ritorno sul film sulle pagine di Sentieri Selvaggi, riprononiamo la recensione di Giuseppe Gariazzo all'indomani della proiezione al Festival di Karlovy Vary

È un film che non vibra, e non fa vibrare chi lo guarda, Public Enemies. Anche se contiene l’essenza del cinema del cineasta americano, quella sfida infinita fra corpi in lotta emotiva e geometrica nel segno del Bene e del Male, e di come quei corpi Mann sa disporli negli spazi delle inquadrature. Si pensa quindi soprattutto a Heat mentre le tappe della sfida tra Dillinger e Purvis prendono forma, solo raramente liberandosi del loro peso terreno, come nella scena in punta di piedi, a differenza di un film fortemente carnale e violento, in cui Dillinger percorre le stanze del commissariato, corpo reale e fantasma che gioca fino in fondo la vita e la morte. E che la morte la troverà proprio fuori da un cinema, dopo la visione di Manhattan Melodrama (Le due strade, gangster-noir di W.S. Van Dyke del 1934 con Clark Gable, William Powell e Myrna Loy), e dopo che Mann ha già dato al volto di Dillinger, e di Depp, una sua immortalità, filmandolo nella sala, spettatore con baffetti identici a quelli di Clark Gable sullo schermo, in un montaggio ripetuto di quelle due facce che si specchiano. Prima della morte e delle ultime parole consegnate a un agente di polizia e destinate all’amata Billie (Marion Cotillard), sul cui volto in lacrime, in un’inquadratura sublime, quasi si chiude il film. Ancora con un gesto molto fisico, la porta della prigione che si chiude come una tomba sui personaggi e sul testo.
Titolo originale: Public Enemies
Regia: Michael Mann
Interpreti: Johnny Depp, Christian Bale, Marion Cotillard, Billy Crudup
Distribuzione: Universal
Durata:143'
Origine: USA, 2009
Un capolavoro