OMBRE ELETTRICHE – "Su-ki-da": tutti faticano a dire I Love You

Ishikawa Hiroshi è passato con sorprendente facilità dalla pubblicità al minimalismo. Con il suo esordio, "Tokyo Sora", aveva presentato le derive esistenziali di sei ragazze alle prese con l'indipendenza. Nel suo secondo lungometraggio restringe lo sguardo a una coppia di adolescenti impreparati ad affrontare le emozioni

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Se avete un amico ancora convinto – contro ogni evidenza e contro qualsiasi buon senso della visione – che il cinema orientale in genere e giapponese in particolare sia inesorabilmente lento, impossibilmente etereo e incontestabilmente sfuggente, provate allora a fargli vedere, con un pizzico di malizia, l'ultima fatica di Ishikawa Hiroshi. Su-ki-da in effetti è esattamente questo: lento, etereo, sfuggente. Eppure difficilmente si può rifiutare la sua semplicità, la sua equilibrata alchimia di banale quotidianità e profondità di sguardo, la sua struttura binaria che parte dall'assenza di trama per elaborare una sfaccettata rievocazione dell'animo umano. Yu e Yosuke sono due diciassettenni come tanti. Yu è una ragazza pensierosa e solare che vive con la sorella, ancora sconvolta dalla tragica morte del fidanzato. Yosuke è un ragazzo introverso che ha appena abbandonato la squadra di baseball per imparare a suonare la chitarra: il suo sogno è infatti diventare musicista. Yu è attratta da Yosuke e ogni pomeriggio, fuori da scuola, lo segue di nascosto fino al fiume, dove lui si esercita con lo strumento, lasciando però sempre a metà una dolce melodia. Dal canto suo Yosuke sembra essere attratto dalla sorella di Yu. La ragazza tenta allora a malincuore di farsi da parte, ma un incidente separerà le loro strade. Salto nel vuoto di diciassette anni. Yosuke lavora come tecnico del suono in una sala di registrazione. Vive una vita disordinata e spenta, con la speranza sempre accesa di poterne mutare il corso. Un giorno in studio si presenta una donna che suona alla chitarra una melodia che ricorda bene. È Yu, diventata assistente di produzione in uno studio discografico. L'incontro fortuito porta alla luce ricordi repressi…

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Diviso schematicamente in due parti, l'adolescenza, narrata dal punto di vista di Yu, e l'età adulta, presentata dalla voce di Yosuke, Su-ki-da ("ti amo") potrebbe essere scambiato per il solito dramma sentimentale di matrice televisiva, in cui lo spleen esistenziale si mescola all'amour fou in chiave consolatoria e rassicurante. A mutare di segno è in questo caso lo sguardo preciso e meticoloso di Ishikawa, che vira gli eccessi nostalgici in espressioni simboliche dell'incomunicabilità. Acuendo una partitura già elaborata in Tokyo Sora, del 2002, Ishikawa riesce a estrapolare dalla ripetitiva banalità del quotidiano un incantamento di significati. Costruito sugli scarti tra campi lunghi vuoti e desolati e primissimi piani quasi soffocanti, che opprimono gli attori fino a togliere loro possibilità di movimento, il film non ha bisogno di dialoghi (resettati su un livello elementare, sostanzialmente inessenziali) o grandi mutamenti (la trama rimane rarefatta, non articolata). In un mondo in cui non sembra accadere nulla, bastano le inquadrature quasi pittoriche di cieli percorsi da nubi o di montagnole d'erba scosse dal vento per mostrare quanto in realtà si muova sotto la superficie. Su-ki-da racconta in effetti della personale lotta di due ragazzi contro le cristallizzazioni del tempo: il film è percorso da elementi fossilizzati, incrostati (la melodia non finita, il bacio dato e poi rifuggito, la memoria indelebile della sorella, il caos dell'appartamento di Yosuke – creduto momentaneo), sempre in bilico tra l'oblio e una risoluzione. L'esito è allora lento, etereo e sfuggente proprio perché rappresenta la fatica di tutti, di ognuno, nel scendere a patti con le emozioni fino a poterle mostrare agli altri. Gli sforzi di Ishikawa sono in effetti volti a integrare il glamour di una pellicola per adolescenti come Crying Out Love from the Center of the World (Yukisada Isao, 2004) con lo stile rarefatto, minimale, ma trasognato di After Life (Koreeda Hirokazu, 1998). Un gioco possibile grazie alla consapevolezza del regista, ma anche alla dedizione degli interpreti, che senza mai asserire perentoriamente riescono a evocare le diverse sfaccettature – dagli occhi sorridenti della giovane Miyazaki Aoi (l'indipendente A Blue Automobile, il successo di Nana) fino all'espressione imbronciata di Nishijima Hidetoshi (l'amante dolente del Dolls di Kitano Takeshi). Su-ki-da è inevitabilmente destinato a passare inosservato, come tante delle micro partiture che si accavallano nel corso di ciascuna esistenza: forse proprio per questo diventa tanto più prezioso scoprirlo fortuitamente e lasciarsene avvinghiare.


FILMOGRAFIA


paese: Giappone


anno: 2006


regia: Ishikawa Hiroshi


sceneggiatura: Ishikawa Hiroshi


cast: Miyazaki Aoi (Yu, 17 anni), Eita (Yosuke, 17 anni), Nagasaku Hiromi (Yu, 34 anni), Nishijima Hidetoshi (Yosuke, 34 anni), Oyamada Sayuri (sorella di Yu)


 


LINKS


http://www.asakusa.it/su-ki-da.html (in italiano)


http://www.dvdtimes.co.uk/content.php?contentid=63345 (in inglese)


http://www.twitchfilm.net/archives/007856.html (in inglese)


 


DOVE ACQUISTARE


Il dvd di Su-ki-da è disponibile nell'edizione originale giapponese. Il film è presentato nel corretto formato anamorfico e in lingua originale 2.0. Tra i sottotitoli presenti l'inglese e il francese. Gli extra, non sottotitolati, comprendono montaggi di diverse presentazioni del film in giro per il mondo, intervista a regista e attori e trailer. È di recente uscita anche una versione coreana, più economica, anch'essa sottotitolata.


http://global.yesasia.com

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