"Paura 3D", dei Manetti Bros.


I fratelli Manetti sono una corposa e genuina boccata d’aria fresca in un ambiente saturo e stantio, in cui l’aria non cambia da anni. Una variabile atemporale impazzita, in un panorama di cinema completamente fermo su stesso. Paura 3D è un horror anomalo tanto quanto chi l’ha partorito. Atipico nella costruzione ancor più che nello svolgimento. Ogni elemento compare inaspettato, in una mescolanza volutamente caotica di approcci. Le suggestioni tipiche dell’horror psicologico lasciano spazio ad elementi puramente splatter e persino gore

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I fratelli Manetti sono una corposa e genuina boccata d’aria fresca in un ambiente saturo e stantio, in cui l’aria non cambia da anni. Una variabile atemporale impazzita, in un panorama di cinema completamente fermo su stesso. I Manetti brillano lucenti nel povero firmamento nostrano. Non certo per una pressoché totale mancanza di autorialità, tra l’altro mai ricercata. Meno che mai per la qualità di prodotti che vogliono e pretendono di essere semplici e artigianali. Piuttosto per il coraggio di osare, scatenare a briglia sciolta la loro natura  e privilegiare ciò che per loro è il ruolo principale del cinema: intrattenere il pubblico. E che vadano al diavolo allora l’impegno sociale e le commedie finte scorrette. Si torna agli anni ’70 e ‘80, al cinema di genere, per tracciare una strada solitaria a metà fra un rinascimento e un risorgimento personale. Guidati spiritualmente dai loro maestri, Dario Argento su tutti. Mentori talvolta inconsci ma sempre presenti.

Paura 3D è un horror anomalo tanto quanto chi l’ha partorito. Atipico nella costruzione ancor più che nello svolgimento.  La caratterizzazione dei personaggi è persino troppo accurata; la prima parte della storia va via raccontando e contestualizzando le figure dei tre protagonisti principali. Tre ragazzi come tanti, abitanti delle periferie romane, immaturi e insoddisfatti. Non stereotipi quindi, non semplici carte in uno scarno mazzo in mano ad una prevedibilmente sadica sceneggiatura. L’effetto è straniante. Non sono semplici pedine in un dungeon sanguinario, hanno anima  e corpo ben definiti. Per questo è ancor più brusco l’improvviso cambio di registro. Quando i tre sgattaiolano nella lussuosa villa del marchese Lanzi ci si aspetta la svolta e tuttavia si rimane impreparati. Tanto che la discesa nell’incubo risulta anestetizzata.
Ogni elemento allora compare inaspettato, in una mescolanza volutamente caotica di approcci. Le suggestioni tipiche dell’horror psicologico, dove la morbosità del marchese e la sua lucida follia sono naturalmente preponderanti, lasciano però spazio ad elementi puramente splatter e persino gore. Il divertimento puro da spettatore di drive-in, assetato di sangue innocente, combatte con l’angoscia della vicenda fin troppo umanamente concepibile (la storia prende spunto dal libro 3069 giorni, diario di prigionia di Natascha Kampusch).
Doveroso, fra l’altro, sottolineare la prova di un cast molto ben amalgamato. Sui cui spiccano Peppe Servillo e Francesca Cuttica, in due ruoli estremi e pericolosamente morbosi. Nonché la qualità tecnica dell

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a pellicola, la profondità del 3D c’è e si nota. Anche se forse la fotografia è in alcuni frangenti troppo pulita.
Intendiamoci, non è un film ineccepibile. Manca quel guizzo a cui i Manetti sembravano aver preparato il pubblico. In un momento cruciale del film, quando la matassa pare dipanata e l’uomo nero ricacciato nell’armadio. Perché alla luce del giorno si nascondono inosservati i mostri più comuni, quelli più pericolosi, gli esseri umani. Ma al calare del sole, al crepuscolo (twilight zone mentale ed emotiva) escono i mostri quelli veri. E per un attimo le sinapsi viaggiano sulle ali della fantasia, appigliandosi a quella creatività che certo appartiene ai Manetti e che fallacemente illude il fan di genere più smaliziato. Perché parrebbe naturale il passaggio del cattivo da sadico carceriere a provvidenziale (inumano per costituzione) Cerbero, guardiano di un'entità ancor più pericolosa.
Ma tutto fila via lineare, lasciando un piccolo rimpianto. Niente che offuschi un’ottima prova corale.

Regia: Antonio Manetti, Marco Manetti
Interpreti: Peppe Servillo, Lorenzo Pedrotti, Francesca Cuttica, Domenico Diele, Claudio Di Biagio
Distribuzione: Medusa
Origine: Italia, 2012
Durata:
108'

 

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    3 commenti

    • ma di quale qualita' parlate ? ma che sete scemi ? secondo me non lo avete visto il film. io l'ho visto ed ho chiesto indietro i soldi. il 3d era quanto di piu' vergognoso si potesse fare , ma chi glielo ha fatto ? vergognatevi a rubare i soldi in questa maniera e ricordatevi che si paga di piu' per vedere i films in 3d . straccioni loro che lo hanno fatto e voi che lo difendete

    • Al coglionazzo che ha scritto questo articolo (anzi, questa "mignotta") consiglio vivamente di guardarsi films come "Cesare deve morire", "Io sono li", "habemus papam", "Corpo celeste", "Diaz" se veramente cerca aria fresca dal cinema italiano odierno … non certo questa demente puttanaggine pseudo-horror.
      Ma possibile che la critica italiana on-line sia monopolio di ragazzotti imbecilli?

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