"Per altri occhi" – Incontro con Silvio Soldini
Al cinema Quattro Fontane a Roma, Silvio Soldini presenta il suo ultimo docufilm, Per altri occhi, film che sarà distribuito unicamente il 9 Ottobre, in occasione della Giornata Mondiale della Vista dove sarà proiettato in 30 sale. All'incontro, oltre al regista, anche il produttore Lionello Cerri e due dei protagonisti, Felice Tagliaferri e Giovanni Bosio
Da dove nasce l’idea di realizzare questo film?
Silvio Soldini: L’idea nasce circa due anni e mezzo fa: a causa del mio mal di schiena sono entrato in contatto con Enrico, fisioterapista non vedente. Nonostante la sua timidezza iniziale ha iniziato a raccontarmi della sua vita: dopo aver saputo che ero un regista mi ha parlato dei film che vedeva, continuando poi a raccontarmi dei suoi interessi, come le regate nei weekend o l’aver iniziato a sciare a cinquantaquattro anni, e al terzo incontro non ho potuto fare a meno di chiedergli: “ma sono tutti così quelli come te?”. La sua vita mi intrigava molto, ed è stato lui a introdurmi a molti dei protagonisti che vedete nel film. Altri invece, come Felice, li ho conosciuti attraverso la lettura del libro “I ciechi non sognano il buio”, dove vengono intervistati un’ottantina di non vedenti che raccontano della loro vita.
Quanto sono durate le riprese?
Silvio Soldini: Insieme a Giorgio Garini abbiamo girato la penisola e una volta scelte le persone più interessanti abbiamo iniziato le riprese, durate circa tre o quattro settimane ma distribuite nell’arco di quattro mesi. Ho potuto montare il film solo dopo aver finito il mio lavoro precedente, Il comandante e la cicogna.
Una domanda per i protagonisti: è più problematico essere nati non vedenti oppure è un ostacolo diventarlo in età avanzata?
Felice Tagliaferri: Molti sostengono che l’aver visto fino a una certa età sia meglio, perché si ha il ricordo dei volti dei propri cari o del luogo in cui hai vissuto, ma molte persone nate cieche si ritengono più fortunate, perché devono adattarsi una sola volta. Ma secondo me la natura è così fantastica che ci fa vedere negli altri un qualcosa di meno in noi.
Giovanni Bosio: Io ho perso la vista a trentadue anni, ma la spinta che mi ha portato a vivere è venuta da Michela, una ragazza cieca dalla nascita. All’inizio cercavo di trattenere il ricordo che avevo delle immagini, perché avevo paura dell’oscurità totale, non volevo abbandonare la vista. Ma sono poi uscito da questo pozzo, ho visto tante mani che mi aiutavano, e nonostante la vita per un non vedente sia una battaglia quotidiana riesco a trovarmi bene insieme alle altre persone. Più combattiamo, più vinciamo, più riusciamo a vivere meglio.
Facendo questo documentario, potete dirci quante mancanze avete rilevato in Italia nell’aiuto alle persone non vedenti?
Felice Tagliaferri: Il film non vuole essere una denuncia alle istituzioni, avremmo rischiato d’essere monotoni e inefficaci. Abbiamo voluto far capire a chiunque, non solo ai ciechi, che sono le abilità delle persone, e non le loro disabilità, ciò che contano. Come mai nel film traspare l’aspetto più positivo e felice di questa condizione? I personaggi scelti ci hanno stupito per la loro capacità di andare oltre il loro handicap. Una persona può essere felice aldilà della mancanza della vista, dell’udito, o di altre difficoltà simili. Proprio per questo i protagonisti stessi hanno accettato di partecipare al film purché non ci fosse del pietismo, che non aiuta nessuno.
Si ritiene soddisfatto del film?
Silvio Soldini: Penso di aver trovato molto più di quanto mi ero preposto. Ho capito, dopo aver conosciuto tutti loro, che questa era l’occasione per guardarci attraverso di loro. Non è un film sui non vedenti, ma su un gruppo di persone meravigliose, in cui loro attraverso il loro modo di vivere ci insegnano qualcosa. Spero che il film venga visto da molte altre persone non vedenti, è in programma un edizione dvd con audio commento, ma anche da chiunque non sia soddisfatto della sua vita, per fargli capire quante esperienze si possano fare anche in condizioni di disabilità.
Felice Tagliaferri: Io spero soprattutto che il film possa essere visto dai genitori dei bambini con disabilità di ogni tipo, per capire quanto, nonostante qualsiasi problema, ognuno possa fare ciò che desidera. Certo, la mia vita non è migliore perché sono cieco, ma la vita va vissuta, ed è sempre possibile trovare strade diverse.
Perché il film andrà in sala per un solo giorno?
Silvio Soldini: Distribuire un documentario in Italia è un problema. Se avessimo voluto distribuirlo in maniera classica sarebbe passato in sole dieci sale, sarebbe durato magari una settimana e sarebbe stato tolto. Abbiamo invece optato per creare un evento intorno a questo film: per questo verrà proiettato un solo giorno, ma in trenta sale diverse. Vogliamo inoltre far capire che è possibile fare un documentario su un handicap senza che esso risulti pesante o noioso.
Lionello Cerri: C’è prevenzione verso un certo tipo di cinema. Il documentario ha bisogno di trovare il suo pubblico e di avere visibilità. La nostra intenzione è anche quella di intercettare un tipo di pubblico specifico: per quello punteremo alla proiezione del film nelle scuole, per far sì di arrivare agli studenti e agli insegnanti, che potranno così approfondire il tema e proseguire il nostro lavoro.
Il film verrà proiettato anche in edizione per non vedenti, con l’audio commento?
Silvio Soldini: Sì, nel 2007 al Festival di Roma si fece la prima proiezione con audio commento per non vedenti per il film Giorni e Nuvole. Anche in questa occasione cercheremo di offrire una simile opportunità. Ho curato personalmente l’audio commento, per cercare di integrarlo al meglio con lo spirito del film ed evitare che appesantisse troppo.
È stato difficile realizzare il film dal punto di vista produttivo?
Lionello Cerri: Possiamo dire che è difficile produrre documentari in generale. Questa esperienza non sarebbe stata possibile senza l’aiuto di One Sight e della coproduzione svizzera di Ventura Film, la quale ha già garantito la proiezione del documentario nella tv svizzera. Diciamo che tutto questo è un lavoro volontario: è difficile guadagnarsi da vivere realizzando documentari, non abbiamo abbastanza risorse.
Silvio Soldini: Ma c’è voglia, da parte delle persone, di vedere di nuovo la realtà al cinema. Il successo di Sacro Gra è un ottimo segnale in proposito.
Purtroppo l'ho perso perchè arrivata 20 min. Dopo al Cinema Ariston di Mantova non ci hanno lasciato entrare in nessun modo!!! Sono ipovedente! Vorrei poterlo vedere e non so come!!!
Sono venuta a Torino a vederlo …bellissimo complimenti