"Prospettive di un delitto", di Pete Travis

Macchinoso e ripetitivo, il meccanismo del film costringe la pellicola a ritorcersi e a tornare indietro su se stessa ogni quarto d'ora per mostrarci l’accaduto attraverso lo sguardo di un altro di questi otto ‘occhi tecnologici’. Per fortuna però, dopo un’ora lo script diventa all’improvviso pasticciato, confuso, smarrendo tutto lo smalto dell’ingranaggio perfetto di partenza e il film allora decolla con un paio di efficaci sequenze action.

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Ecco un’altra dimostrazione della potenza del cinema: sino a quando lo script piuttosto strutturato dell’esordiente Barry L. Levy non perde un colpo, incastrando alla perfezione i molteplici punti di vista di tutti i personaggi coinvolti nell’attentato/rapimento in Spagna del Presidente degli Stati Uniti Ashton (William Hurt), il film non funziona. Macchinoso e ripetitivo nel suo compiacimento evidente, il meccanismo messo in moto dai realizzatori di Prospettive di un delitto costringe il film a ritorcersi e a tornare indietro su se stesso ogni quarto d’ora, per mostrarci l’accaduto attraverso lo sguardo di un altro di questi otto ‘occhi tecnologici’ che hanno inquadrato, ripreso, delle porzioni di verità: dalla regista televisiva al comando della propria troupe (Sigourney Weaver), al turista americano armato di videocamerina perennemente accesa (Forest Whitaker il cui sguardo umanissimo è già lì lì per diventare maniera), ci tocca sorbirci il rewind messoinscena ogni volta subito prima di azzerare e far ripartire l’intera vicenda. Ma succede almeno due volte di troppo, così che l’irritazione prende il sopravvento sulla riflessione – comunque assolutamente non sviluppata – sugli snake eyes diffusi della capillarità digitale (e che sicuramente era più interessante dell’ennesimo trattatello sulle infinite versioni e angolazioni e sfumature delle infinite verità possibili). Per fortuna però, Levy mostra dopo circa un’oretta di questo supplizio la giovane esperienza della sua penna, e la sua sceneggiatura diventa all’improvviso pasticciata, abborracciata, confusa, smarrendo tutto lo smalto dell’ingranaggio perfetto di partenza che viaggiava coi ritmi sin troppo serrati di un serial televisivo high-budget – ed ecco che il film decolla. Appena lo script non riesce più a tirare le fila delle tante peripezie dei suoi personaggi messi in moto, Travis si sente subito libero di imbastire un paio di sequenze action che, seppur non particolarmente brillanti, sono senza dubbio efficaci nella risoluzione del film. Spicca soprattutto per la forza visiva delle inquadrature veloci e del montaggio un inseguimento lungo e piuttosto distruttivo tra le automobili della vecchia guardia del corpo presidenziale appena tornata in servizio dopo lo shock di essersi beccata una pallottola facendo da scudo umano per Ashton (Dennis Quaid), e quella del giovane gorilla Taylor (il Matthew Fox di Lost) che aveva tentato senza successo di ingannarlo. Ed è qui che finalmente ci salgono alla mente due cose che forse vale la pena (?) annotare. La prima è la sostanziale indefinibilità di un corpo cinematografico come quello di Dennis Quaid, attore ormai cinquantenne che continua però ad avere una traiettoria del tutto ‘impazzita’ all’interno dello star-system, continuando ultimamente comunque a dimostrarsi sempre impeccabile sia nelle strepitose commedie di Paul Weitz (American Dreamz, In good company), che nei ruoli più movimentati come questo o come quello nel riuscito The day after tomorrow di Roland Emmerich. La seconda considerazione, probabilmente più importante, derivata dalle soluzioni formali attuate da Travis per restituire tutta l’adrenalina dell’inseguimento automobilistico, è che The Bourne Ultimatum di Paul Greengrass influenzerà, sta già influenzando, ha già influenzato – suo malgrado – tutto il cinema action almeno dei prossimi dieci anni, con l’assoluta tabula rasa della sua messinscena, la totale contemporaneità del suo stile, la perentoria novità delle sue coordinate visive.

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Titolo originale: Vantage Point

Regia: Paul Travis

Interpreti: Dennis Quaid, Matthew Fox, William Hurt, Forest Whitaker, Sigourney Weaver

Distribuzione: Sony Picture Releasing Italia
Durata: 90’
Origine: USA, 2008

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