Qui dove batte il cuore, di Matt Williams

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Titolo originale:Where the Heart Is
Regia: Matt Williams
Sceneggiatura: Lowell Ganz, Babaloo Mandel. Dal romanzo di Billie Letts
Fotografia: Richard Greterx
Montaggio: Ian Crafford
Musica: Mason Daring
Scenografia: Paul Peters
Costumi: Melinda Eshelman
Interpreti: Natalie Portman (Novalee Nation), Dylan Bruno(Willy Jack Pickens), James Frain (Forney Hull), Stockard Channing (Sister Husband), Ray Prewitt (Tim), Ashley Judd (Lexie Coop), Sally Field (Mama Lil), Joan Cusack (Ruth Meyers), Mackenzie Fitzgerald (Americus)
Produzione: Susan Cartsonis, David McFadzean, Patricia Whitcher per 20th Century Fox/Wind Dancer
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 118’
Origine: Usa, 2000

La vicenda di una ragazza incinta, abbandonata dal proprio ragazzo e costretta a partorire in una situazione insolita, diventa il pretesto da parte del regista per puntare l’attenzione su un mondo assai semplice in cui, tuttavia, ogni evento è circondato da un’ aura di straordinarietà. Natalie Portman interpreta efficacemente il ruolo di una ragazza ingenua che con le sue vicende, con il suo bizzarro parto riesce a catalizzare l’attenzione di un gruppo di persone, reduci anche loro da un’ esperienza di solitudine e di marginalità, dalla quale si sono riscattati, conservando tuttavia uno spirito di solidarietà e altruismo. Il film gioca sull’alternanza di disgrazia,(la ricorrenza del numero cinque, anticipatore di eventi funesti) e fortuna, morte e nascita, i personaggi cadono e si rialzano, peccano e si redimono, il Caso predomina, ma solo apparentemente. Si tratta infatti di una casualità che assume sempre più la fisionomia di un disegno provvidenziale che si realizza definitivamente nel finale del film. L’ironia, l’esibizione della paradossalità di situazioni quotidiane, smorza il sentimentalismo di alcune scene, rendendo il racconto più articolato, capace di alternare toni melodrammatici a quelli più marcatamente brillanti e comici. Il film presenta lo spaccato di un’umanità sventurata in partenza che tuttavia, attraverso la propria volontà, riesce ad intraprendere un percorso di risalita. Si fa più volte riferimento all’America, alla Grande Madre; ricordiamo il cognome della protagonista Nation il nome della figlia, Americus, ovvero alla grande nazione in grado di accogliere tutti nel proprio grembo, all’interno della quale ci si può facilmente perdere, ma anche risollevare e ritrovare. Gli sceneggiatori Babaloo Mandel e Lowell Ganz, già autori di Splash-Una sirena a Manhattan e Parenti, amici e tanti guai recuperano in questo film la dimensione del sentimento, dando vita ad una storia percorsa da un romanticismo sottile, in equilibrio tra dramma privato e sconvolgimenti esterni,. da cui emerge una giusta miscela di sorrisi e lacrime. Trapela la presenza di un ideale manicheo, personaggi puri si oppongono a quelli corrotti, con una particolare attenzione ai ritratti femminili, a tratti candidi e ingenui, ma mai statici e monocordi.

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