Raoul Coutard, scomparso il direttore della fotografia della Nouvelle Vague

E’ morto all’età di 92 anni il celebre direttore della fotografia francese il cui nome è legato a quello del movimento della Nouvelle Vague

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E’ scomparso all’età di 92 anni Raoul Coutard, celebre direttore della fotografia francese che negli anni ha lavorato con grandi nomi della cinematografia mondiale come quelli di Francois Truffaut e Jean-Luc Godard. Il suo lavoro è sempre stato associato a quello del movimento della Nouvelle Vague che negli anni ’60 segnò un modo di fare cinema che influenzò tutte le generazioni a venire. Celebri sono i suoi lunghi piani sequenza di cui è stato spesse volte anche operatore: si ricorda quello famoso di Fino all’ultimo respiro (1959), girato, secondo i racconti di produzione, sopra ad una sedia a rotelle con la macchina da presa tenuta sulla spalla. Sempre per Godard costruì il complesso carrello su cui si basa la lunga sequenza di 9 minuti senza stacchi di Week End – Una donna e un uomo da sabato e domenica (1967), entrata nei libri di storia del cinema come emblema della critica alla società dei costumi degli anni ’60. Negli ultimi anni aveva continuato a lavorare nell’industria cinematografica francese facendo da direttore della fotografia di Guillaume Nicloux e Philippe Garrel. Meno noti, invece, i suoi film da regista: tre in tutto a partire dall’esordio nel 1970 con Sciuscià nel Vietnam (in originale Hoa-Binh, candidato anche come miglior film straniero agli Oscar e vincitore del premio come miglior opera prima a Cannes), continuando poi con i meno fortunati Commando d’assalto (1980) e S.A.S. à San Salvador (1983).

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In una recente intervista a The Guardian ha raccontato come la sua carriera al cinema è iniziata in modo del tutto casuale: arrivò nel 1958 sul set La Passe du Diable di Pierre Schoendoerffer convinto di dover essere impiegato nel reparto produttivo, ma scoprì soltanto in un secondo momento che invece era stato assunto come direttore della fotografia. Il suo stile però con il tempo è diventato assolutamente riconoscibile, per l’estrema predilezione alla luce naturale e l’uso della camera a mano, fino ad arrivare ad esser stato premiato con il César poco tempo dopo per la fotografia del film L’uomo del fiume (1978) sempre di Pierre Schoendoerffer.

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