#RomaFF10 – Showbiz, di Luca Ferrari

C’è solo voglia di documentare senza sovrastrutture questi personaggi “terra terra”, grotteschi e malconci che portano avanti con un’ostinazione l’illusione di far parte de La Grande Bellezza.

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Il documentario di Luca Ferrari recupera le reliquie viventi degli sfarzi televisivi e della movida degli anni ’80 e ’90, personaggi che non hanno mai raggiunto il pieno della tanto agognata notorietà, ma che ci sono arrivati abbastanza vicini da rimanerne accecati, e continuano ad orbitarci attorno. Testimoni e partecipi dei prodromi dell’era berlusconiana tramite la sua maggiore arma di distrazione di massa, gli invecchiati protagonisti di Showbiz sembrano stranamente appartenere ad un’epoca più innocente, o se non altro più schietta di quella contemporanea. Visti oggi gli spezzoni televisivi delle apparizioni di Shultz, l’eternamente biondo microfonista – opinionista del Maurizio Costanzo Show, sembrano una versione all’acqua di rose di programmi come Uomini e Donne, e le stesse donnine che sfilavano in corsetto nel programma I protagonisti della notte hanno oramai acquisito una sorta di gusto retrò. C’è chi, come Massimo Marino, da trent’anni si aggira tra i locali delle sperdute suburbie romane intervistando pornodive e spogliarelliste, e chi, come Riccardo Modesti, continua a fare il presentatore per le sfilate di Miss Intimo nei centri commerciali dell’Eur o Fiano Romano, dove le ragazze ballano in tanga e cappello da cowgirls, sotto lo sguardo fiero di mamme e nonni, in una versione post moderna e alienata di una fiera di paese. Definiti come le evoluzioni dei personaggi della commedia all’italiana, dei Mostri di Risi alcuni protagonisti del documentario di Ferrari ricordano le vittime piuttosto che i carnefici, come Stefano Natale, un’esistenza risucchiata dal personaggio di Mimmo in Bianco rosso e Verdone, per interpretare il quale il regista romano ha “rubato” voce movenze e vita vera del suo amico d’infanzia e vicino di casa.

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Ferrari ci mostra tutto in maniera completamente neutrale, asettica, “priva di intellettualismi”, come dice lui stesso. Spezzoni delle interviste e dei fuori onda di Marino, apparizioni lampo di Shultz che aggiusta i microfoni mentre viene canzonato da Costanzo in vecchi frammenti televisivi, si alternano alla documentazione del quotidiano dei protagonisti: Stefano Natale che mangia da solo, dipinge ritratti di personaggi famosi o mostra a Ferrari l’album di foto con Verdone, Massimo Marino che parla al cellulare con “quella rompi coglioni” della moglie, Riccardo Modesti mentre si cambia nel sottotetto di casa sua prima di una sfilata di modelle in tanga, Shultz seduto in silenzio al tavolo di un bar. Non c’è l’ambizione di fare arte, solo voglia di documentare senza sovrastrutture le vite di questi personaggi “terra terra”, grotteschi e un po’ malconci, gli “sfiorati” da un mondo glamour del quale raccolgono le briciole, che portano avanti con un’ostinazione quasi ammirevole l’illusione di far parte de La Grande Bellezza.

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