#RomaFF12 – L’età imperfetta, di Ulisse Lendaro

L’età imperfetta opera prima di Ulisse Lendaro, presentato durante la Festa del Cinema di Roma nella sezione autonoma Alice nella Città, è un racconto sulle difficoltà adolescenziali

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L’opera prima di Ulisse Lendaro vuole raccontare l’adolescenza come periodo di scoperta, l’incertezza come costante del vivere quotidiano ed ogni emozione moltiplicata con un’intensità esponenziale. Lo spunto per avvicinare un argomento tanto delicato è la storia di Camilla (Marina Occhionero) una ragazza che ha un grande sogno, quello di diventare una ballerina di danza classica, e che per raggiungere l’obiettivo sacrifica gran parte del suo tempo. Perseveranza, duro lavoro, applicazione, insomma un metodo rigoroso di disciplina. Suo alter ego è Sara (Paola Calliari), ragazza ribelle dell’alta borghesia, genitori separati e classico atteggiamento ribelle, ritratto della ragazza spavalda quanto l’altra lo è di una timida, decisa anche lei a danzare, senza troppi scrupoli sulla strada da percorrere per riuscire.

La macchinazione, l’intrigo inizia dentro una Scuola di danza, evitando forse volontariamente il clichè dell’istituto severo e dalle insegnanti inflessibili ed insopportabili nella loro veste di severità, una scelta non scevra di rischio, e va ramificandosi all’interno delle vicende personali delle protagoniste, nuclei familiari con maggiori o minori punti di conflitto, crescita condizionata dall’assenza, insicurezza da mancanza di fiducia imputabile ad una presenza ingombrante, tutto nel film sembra camminare su questo doppio binario destinato ad incrociarsi ed a provocare scintille. L’ingenua fanciullezza viene messa alle strette, disorientata da sentimenti molto più maliziosi, le ferite a cui un tempo bastava un lampo per rimarginarsi sedimentano, si riempiono di rancore ed ingrossano, fino ad esplodere.

I personaggi vittime dei loro stessi errori sembrano però procedere in una totale inconsapevolezza, loro malgrado costretti ad una reazione necessaria visti gli eventi, subita, senza un nerbo di violenza, senza convinzione, trascinati nel torbido dove sembrano però galleggiare. Nulla minaccia il loro candore nonostante siano pesantemente compromesse,corrotte.  La vendetta provocata dall’inganno ed il tradimento dettato da un’ambizione sono entrambi una macchia per la coscienza ed ad alleggerirne il peso non basta un pianto soffocato sul cuscino. L’intimo dubbio resta invece sempre lieve mentre il dolore continua a bussare furiosamente alla porta, al profilo interiore viene preferito il ricorso a scene di crisi di relazione, distribuendo in tal modo su un ambiente ostile, indifferente o complice un concorso di colpa.

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