#RomaFF14 – Honey Boy: Shia LaBeouf racconta sé stesso

Esperimento autobiografico dell’attore e star sopra le righe, che rimette in scena il rapporto conflittuale con il padre, interpretando il ruolo del proprio genitore. All’Auditorium

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Honey Boy è il nuovo film di e con Shia LaBeouf, che ne è coprotagonista e sceneggiatore: un racconto autobiografico dell’ingresso dell’attore nel mondo della recitazione e del complicato e controverso rapporto tra lui, ragazzino e poi uomo, con il padre, di cui interpreta la parte sulloschermo.

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Oltre a essere famoso per le sue performance attoriali (Transformers – La saga, La regola del silenzio, Guida per conoscere i tuoi santi, Wall Street – Il denaro non dorme mai, Nymphomaniac)Shia è conosciuto per il suo essere un personaggio “sopra le righe”.

Nel 2013 forse il suo atto più “provocatorio” e virale fu presentarsi sul red carpet del Festival di Berlino per la presentazione di Nymphomaniac Vol I con in testa un sacchetto di carta su cui una scritta a pennarello nero recitava “I’M NOT FAMOUS ANYMORE”.

Per mesi più che del ruolo di LaBeouf e la sua performance nel film, si parlò proprio di questo suo atto situazionista. Ed è questo che spesso accade con questa star: si fa attenzione più alle sue affermazioni spiazzanti durante le interviste o ai numerosi e presunti “scandali”, che alle sue capacità artistiche.

Quindi è molto interessante la scelta di mettersi a nudo in un film che racconta forse la parte più intima e privata della sua vita, cioè l’infanzia e l’adolescenza col padre.

In effetti Shia LaBeouf non ha mai nascosto che la sua infanzia non è stata delle più felici. Quando lo si accusava di fare uso di droghe, spesso ha affermato che vedere da bambino suo padre fare uso di eroina, lo ha spinto a non essere attratto dall’uso di certe sostanze: “My dad was a drug addict. There’s something about watching your dad go through heroin withdrawal when you’re 11. It’s not interesting anymore.” (cfr The Philadelphia Inquirer, Laura Randall, for the Daily News, 13 Aprile 2007) .

Ecco quindi che raggiunta la maturità, sia anagrafica che artistica, decide di affrontare un vero e proprio processo catartico rivivendo il conflittuale rapporto col padre (che nel film si chiamerà James Lort), interpretandone lui stesso il ruolo e contemporaneamente affrontando il proprio alter-ego (Otis) attraverso il confronto con i due attori che lo interpretano, bambino (Noha Jupe) e poi adulto (Lucas Hedges).

Ad accompagnarlo in quest’opera è la regista Alma Har’el, che fa della commistione tra fiction e documentario la sua caratteristica peculiare, ed è infatti conosciuta per il documentario Bombay Beach, per il quale è stata nominata all’Independent Spirit “Truer than Fiction” award nel 2011.

Il film verrà presentato alla Festa del Cinema di Roma dove sarà visibile per il pubblico nelle proiezioni del 20 e 21 ottobre. 

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