#RomaFF14 – Hustlers, di Lorene Scafaria

Superficiale lezione morale sul capitalismo americano con un’euforia artificiale creata da un ritmo nevrotico. Per Jennifer Lopez, un’occasione persa in un ruolo che aspettava da tempo

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Il metodo Adam McKay, se messo in un contesto sbagliato, può provocare danni. È quello che succede ad Hustlers, terzo lungometraggio di Lorene Scafaria, che dal regista riprende soprattutto l’ininterrotto sfondo sonoro. Che è insieme eccitazione e inferno. McKay è infatti tra i produttori del film con Will Ferrell e la protagonista Jennifer Lopez. Ed entra in gioco soprattutto la crisi economica del 2008 che sembra sovrapporsi con il nucleo di La grande scommessa. I soldi ruotano attorno a The Hustlers. In un locale newyorkese di spogliarelliste dove la spogliarellista Destiny (Constance Wu) riesce a cambiare la propria vita quando conosce Ramona (Jennifer Lopez), la star del locale che le insegna a conquistare una clientela selezionata. Altre ballerine si uniscono a loro. Ma la situazione sfuggirà ben presto al loro controllo.

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Il rapporto tra i personaggi e il denaro, già al centro del secondo lungometraggio della regista, The Meddler, qui diventa il motore dell’azione. Ispirato a una storia vera e all’articolo di Jessica Pressler scritto per il New York Magazine nel 2015, al box office è già un grandissimo successo superando 125 milioni di dollari su un budget di circa 20. Un continuo controcampo tra il 2007 e il 2014. Con la voce on/off di Destiny che diventa la principale traccia nel raccontare la propria ascesa e poi l’intervista con una giornalista (Julia Stiles) che, più che una consapevola messa in gioco, appare quasi come un racconto parallelo. Tra ralenti, champagne, dollari che volano, auto di lusso, e gli stacchi tra il locale con i numeri delle spogliarelliste e Wall Street, l’esibita luccicanza (delle luci, delle vetrine, dei gioielli) è solo di facciata. E il ritmo ossessivo appare solo un nevrotico stratagemma per mascherare tutti i limiti. Sembrano gli ultimi fuochi prima della fine del mondo. In attesa dell’asteroide che sta per arrivare come nel primo film della Scafaria, Cercasi amore per la fine del mondo con Keira Knightley e Steve Carell. E il momento determinante è quello in cui le protagoniste, con i loro familiari, si scambiano i regali di Natale.

Forse Constance Wu, nei panni di Destiny, non sembra reggere tutto il peso del film. E per Jennifer Lopez questo è il ruolo che cercava da tempo dopo essere stata scartata in Showgirls, un film a cui teneva molto. Basta solo anche un frame delle esibizioni come spogliarelliste per vedere come Hustlers vada in superficie mentre il capolavoro di Verhoeven in profondità. Dove resta sullo sfondo la dimensione privata. Soprattutto il rapporto della nonna con Destiny. Lì sulla poltrona ad attendere nuovi dollari. E qualche squarcio del suo passato in un ballo con Ramona. E le figure, come quelle delle figlie, vengono inghiottite da uno stile vorticoso quanto inconsistente. Così come risulta estremamente debole la critica al sistema capitalistico americano. E se serviva anche una lezione morale, si trova in una frase della giornalista. Si, a questo punto non manca davvero nulla.

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