SALONICCO FILM FESTIVAL – Il festival e la frontiera (3)

Si entra nel vivo del Festival di Salonicco: in primo piano la storia e memoria, l´immagine di un passato troppo spesso oscurato o privo di visibilità. L´avvento di una nuova generazione in cinematografie spesso poco visibili internazionalmente, ha portato spesso i giovani registi a lavorare su due fronti, quello del passato e quello del presente.

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Storia e memoria, l'immagine di un passato troppo spesso oscurato o privo di visibilità. L'avvento di una nuova generazione in cinematografie spesso poco visibili internazionalmente ha portato spesso i giovani registi a lavorare su due fronti, su due linee temporali, quella del passato, di una storia da ripensare e da ricostruire, e quella di un presente le cui coordinate continuano a sfuggire. In film come Black Bee.. di Thodoros Marangos o Katsandoni's Leap di Yorgos Kolozis, la posta in gioco è la capacità di raccontare il mito, il racconto fondante, gli oggetti e gli uomini che hanno attraversato la storia e la memoria di un popolo (in questo caso, la Grecia). Nel primo l'indagine (documentaria) sui reperti archeologici dell'antica Grecia si mescola con il viaggio di scoperta di sé di un gruppo eterogeneo di persone: le immagini di repertorio o le riprese documentarie si alternano a scene di fiction e a inserti animati, in un ibrido in cui ciò che sembra dominare è la volontà di non seguire una strada (narrativa e stilistica) unica o prevedibile. In Katsandoni's Leap, la struttura del film, sospesa tra racconto documentario ed inserti di figure animate, lavora (come nel film di Marangos) nella direzione di un incontro tra presente e passato, ma in questo caso la forza del racconto mitico si inserisce ancora più in profondità nel racconto del presente, nella capacità di lavorare sul tempo lento e ritmato della vita di Lambros, un anziano contadino greco, scavando a fondo sui suoi sogni e i suoi ricordi. Ancora un'indagine rivolta al passato, ma un passato particolare, quello che si racconta in Buzz di Spiro N. Taraviras. I. Bezzerides, sceneggiatore greco trapiantato ad Hollywood, autore tra l'altro delle sceneggiature di They Drive by Night, Dangerous Ground di Nick Ray e Kiss Me Deadly di Aldrich: Buzz (questo il suo soprannome) è un corpo antico, una voce dal passato che racconta di un cinema (quello hollywoodiano classico) che non esiste più, le cui immagini sono (forse) non più ripetibili. Passando alle proposte del festival nelle sezioni internazionali, l'omaggio a Hou hsiao-hsien si accende con il suo film ultimo film, intenso e straordinario viaggio tra le immagini e il tempo. Three Times, tre storie, tre tempi, tre forme di cinema che, pur separate dalla struttura (ad episodi) del film, si richiamano nel profondo, sino a diventare la stessa immagine, carica di tempi multipli, di varie (ed infinite) possibilità di raccontare la stessa, antica storia, l'amore tra un uomo e una donna. Poesia del cinema e raffinatezza di ogni immagine, di ogni inquadratura, di ogni sospensione della parola e del gesto. Ancora un cinema che lavora sull'archetipo, rinnovandolo e ri-presentandolo: il cinema di Suwa Nobuhiro ha già altre volte (come in H/story) utilizzato le storie cinematografiche del passato come strutture (vuote) per raccontare un presente sempre più incerto e privo di equilibrio. Un couple parfait ri-traccia i solchi rosselliniani di Viaggio in Italia facendone le coordinate di un nuovo viaggio (in Francia) di un regista giapponese che attraverso i suoi attori (di origine italiana) esplora la geografia tormentata (fatta di gesti rappresi,  di parole senza senso, di improvvise urla) di un rapporto giunto alla fine. (23 novembre 2005)

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