Saw X, di Kevin Greutert

Nel tentativo di reinventarsi, la saga di Saw riscopre i caratteri tutti contemporanei della formula originale. Ma elimina anche qualsiasi ambiguità dalla morale del protagonista

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La saga di Saw è ancora uno dei casi di studio essenziali per comprendere certe derive del cinema contemporaneo, anche solo per essere uno dei pochissimi franchise, insieme forse solo a quello di Fast & Furious a essere sopravvissuto alle tempeste che hanno scosso negli ultimi anni il cinema popolare, ridefinendone obiettivi e linguaggi. Per riuscirci ha avuto bisogno di reinventarsi, di riattivarsi, di riattraversare le sue linee tematiche, come Fast and Furious in fondo ma forse con meno giocosità, con uno sforzo sempre maggiore, quasi emergesse sempre più il suo desiderio di rimanere a galla a tutti i costi.

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Ecco Saw X è forse il più sovrumano di questi sforzi, anche solo in termini di gestione dell’intreccio, di posizionamento all’interno del franchise, in cui quasi si infila a forza, raccontando una storia che si svolge tra il secondo ed il terzo capitolo della saga principale.

Il serial killer John Kramer, conscio di avere ormai pochi mesi di vita a causa del cancro che da tempo lo sta divorando, viene a conoscenza di un progetto medico sperimentale che potrebbe aiutarlo a sconfiggere definitivamente la malattia. Disperato, Kramer si reca quindi in una clinica in Messico per sottoporsi al trattamento ma si rende conto troppo tardi di essere vittima di una truffa orchestrata da un gruppo criminale. Pronto a vendicarsi a tutti i costi, John rispolvera quindi il suo alter ego, l’Enigmista e prepara una serie di trappole per i truffatori.

Eccolo il (nuovo) tentativo di cambiare passo, il tentativo di innestare nella storyline dell’Enigmista una revenge story al sole del Messico che rinuncia giocoforza, almeno nella prima parte, alle tradizionali strategie narrative del franchise, al montaggio velocissimo, alla claustrofobia, alle false piste, optando piuttosto per un respiro più lento, che tenta di ritracciare le linee del protagonista con piglio maggiormente introspettivo. Ovvio, la scrittura è a grana grossa, il lato antieroico di Kramer è tagliato con l’accetta, però è evidente la volontà di esplorare nuove strade, per quanto espressa da un gruppo di lavoro che finora ha lavorato su storie sviluppate e risolte tutte in un solo ambiente o quasi.

E in effetti anche Saw X torna presto nelle stanze delle torture del suo protagonista, nei suoi spazi più congeniali, ma non compie l’errore più pericoloso in questo senso, non chiude totalmente il sistema nel contesto noto, lascia piuttosto uno spiraglio attraverso cui infiltrarlo o anche solo osservarne le dinamiche da una nuova prospettiva.

Lo racconta bene il setup del film, che nel ricreare l’impostazione corale del primo episodio in realtà porta a vivo i caratteri del sistema riscoprendone una contemporaneità non scontata. La gamification è in effetti solo l’inizio di uno spazio narrativo che mette in primo piano la stessa passività dello sguardo del pubblico delle dirette streaming, che guardano il giocatore agire, lo incitano, lo consigliano, come le vittime di Saw che osservano gli altri giocare o come lo stesso Kramer, che assiste, come al solito, a distanza ma, forse per la prima volta, costantemente in campo.

È davvero l’episodio della saga che meglio ha colto lo zeitigeist, Saw X, nel bene ma anche nel male. Perché a lungo andare questo tentativo di portare le linee della saga, i suoi caratteri, in primo piano, a vista, di renderli evidenti, va troppo in là. A farne le spese è proprio un protagonista di cui la scrittura pare voler spiegare forzatamente ogni elemento caratteriale, giustificare ogni gesto, raccontare pedissequamente un’etica che finora risultava affascinante proprio perché interrogava l’empatia, la complicità dello spettatore. E allora tutto si irrigidisce, si compensa con la gore una scrittura che quasi spinge a forza i personaggi in certi passaggi obbligati e alla fine tutto sembra perdersi in un epilogo frettoloso in cui i tratti essenziali della saga si riconoscono a fatica.

È un film straordinariamente contemporaneo, Saw X, lo abbiamo detto e lo è anche, forse soprattutto, per il modo in cui abbatte qualsiasi ambiguità, morale o narrativa, cerca la leggibilità a tutti i costi, crede che il pubblico possa legarsi solo a personaggi comunque positivi, malgrado i loro gesti.

Titolo originale: Id.
Regia: Kevin Greutert

Interpreti: Tobin Bell, Steven Brand, Synnøve Macody Lund, Michael Beach, Renata Vaca, Paulette Hernandez, Octavio Hinojosa, Shawnee Smith, Joshua Okamoto, Costas Mandylor
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 118’
Origine: USA, 2023

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
3 (1 voto)

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