Sentieri Selvaggi Playlist #5 – It’s too late

Se Fandango di Kevin Reynolds è un mezzo capolavoro è anche per via di questo brevissimo istante tra Carole King e Kevin Costner: “non ho mai amato una donna”, ma qualcosa non torna…

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Stayed in bed all morning
just to pass the time
there’s something wrong here
there can be no denying
one of us is changing
or maybe we just stopped trying

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In quella che è sempre stata una delle mie canzoni preferite mi sorprendo a scoprire la bellezza di un testo che per anni ho persino sottovalutato. Voglio dire: esiste un incipit più semplice e struggente di questo in una canzone pop degli anni 60? Qui in realtà siamo nel 1971 e la bellezza dei testi e della musica nasce da un binomio femminile molto speciale: Toni Stern scrive, Carole King compone. Ne viene fuori quell’album clamoroso che è Tapestry che andrebbe ascoltato sempre quando si chiude una storia d’amore. (Ma forse anche quando ne comincia un’altra. O quando la si sta vivendo. Insomma… parliamo di capolavori qui!)

Che poi tutto nasca da un film fa parte del destino dei cinefili di mezzo mondo e nel mio caso devo ringraziare Kevin Costner e Kevin Reynolds. Il film se ancora non è chiaro è Fandango, rocambolesco coming of age a metà strada tra Milius e Landis che lanciò entrambi nel lusso hollywoodiano. Ora è inutile che mi metto a fare l’intellettuale o altro: anche se non parla della mia generazione, per me Fandango – piccolo fi

gif critica 2lm di produzione Spielberg – è un mezzo capolavoro, e ancora oggi sono disposto a fare le cinque di mattina senza tazza di caffè pur di difenderlo da chiunque osi metterne in dubbio la grandezza. È uno di quei film che puoi pensare di scrivere, dirigere o interpretare solo quando sei diventato “uomo” da poco (Costner infatti aveva 30 anni, Reynolds 32), stai per chiudere con il passato e senti di doverla raccontare questa tua dannata linea d’ombra in un modo o nell’altro. C’è questo gruppo di amici che nel giorno dei diplomi riceve le cartoline per andare in Vietnam e allora decide di fuggire verso il Messico per un ultima, grande e malinconica avventura. Il plot è tutto qui. E poi arriva questa scena in macchina. Uno di loro ha appena lasciato la donna che credeva di sposare ed è attanagliato dal rimpianto, chiede un parere all’amico (Costner) che è anche il leader del gruppo. Dalla radio ascoltiamo il pianoforte e la voce di Carole King. Costner dice all’amico che non ha mai amato una donna, ma qualcosa non torna perché inizia un brevissimo flashback di lui insieme alla stessa ragazza di cui è innamorato l’altro. Forse è un ricordo. Oppure una proiezione. I due amano la stessa donna e It’s too late assume una dimensione mentale, intimista e allo stesso tempo generazionale. La radio la sta davvero mandando o è tutto nella testa dei personaggi?

È una scena semplicissima e già mi immagino qualche “collega” accademico storcere il naso. Me ne frego.  Se c’è stato un momento in cui la mia giovinezza è iniziata è stato quando ho visto questa scena per la prima volta. Il mio viaggio nasce con Fandango e Carole King. Il resto non serve a niente.

ASCOLTA LA PLAYLIST DELL’ESTATE DI SENTIERI SELVAGGI:

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