"Si tratta di un film che vuole essere popolare e non politico, non c'è quindi presa di posizione rispetto alla Turchia." Incontro con Chris Nahon.
"L'impero dei lupi", tratto dall'omonimo best seller di Jean-Christophe Grangé, è un thriller complesso, appassionante, un'opera che capita raramente di portare sul grande schermo. Ce ne parla il regista insieme ai protagonisti.
Il film inizia come un horror e finisce come un thriller: quanto gioco c'è tra i due generi ?
Chris Nahon: Effettivamente il film è basato sulla continua ricerca della verità, una ricerca valida sia per lo spettatore che per i personaggi. Volutamente abbiamo confuso le tracce per far passare tutti attraverso tappe emotive diverse e più o meno forti come la paura, il dubbio, la confusione. E' un film d'azione ma con dei contenuti.
La storia è originale ma tratta di situazioni complesse affrontate senza mai prendere una posizione:
Chris Nahon: Si tratta di un film che vuole essere popolare e non politico, non c'è quindi presa di posizione rispetto alla Turchia. E' vero che i Lupi Grigi esistono, ma non era mia intenzione con questa storia formulare dei giudizi. E' il risultato che volevo ottenere, non volevo mischiare il genere politico con il genere poliziesco, altrimenti sarebbe stato inevitabile cadere nel giudizio.
Ci sono stati dei problemi per girare in Cappadocia? e la reazione dei Lupi Grigi?
Jean Reno: L'impressione è che alle mafie piaccia che si parli di loro nei film. E' come consolidare la loro esistenza e in qualche modo la loro forza, il loro potere.
Per Laura Morante è il primo film d'azione mentre per Jean Reno si tratta di una interpretazione già consolidata:
Laura Morante: E' vero, non aveva mai girato un film d'azione e non solo, ne ho visti anche pochi del genere. E' un universo a me sconosciuto, mi sono sentita un pesce fuor d'acqua. Non sapevo cosa fare, durante le prove mi sono presa anche un calcio, allora mi tenevo a distanza. Nel romanzo il mio personaggio finiva con un risvolto diverso, che poi è stato tagliato nel film. Io ho sempre avuto voglia di fare cose diverse, e farlo al cinema è meno rischioso che farlo nella realtà. Quando mi viene proposto qualcosa di diverso, un ruolo per me nuovo, mi diverto ad affrontarne l'interpretazione. Adesso però non rifarei un nuovo film d'azione, prima vorrei capire come si fa.
Jean Reno: Dall'interno mi interessava esplorare di nuovo il mondo poliziesco con un personaggio che per me è un pazzo furibondo, ma interessante. In realtà non ho più voglia di continuare con questi ruoli, non sono affascinato dalle armi ma so di avere un fisico adatto per questo genere. La cosa positiva per un attore è che mentre si gira questi film ci si assomiglia in qualche modo al proprio personaggio, ad esempio io non sopportavo molto l'altro attore protagonista, come poi veniva evidenziato dalle nostre interpretazioni. La commedia comunque la trovo sempre più interessante, per questo non ho esitato ad accettare un ruolo nel nuovo film di Roberto Benigni.