SPECIALE Gomorra/Il Divo – La carica dei "gomorristi"…

GomorraDopo le recensioni di Simone Emiliani da Cannes su Gomorra e Il Divo, entrambi premiati dal Festival con i Premi della Giuria, continuano le prese di posizione da parte di lettori ma anche redattori e collaboratori di Sentieri selvaggi. Ecco le ultime mail arrivate in redazione.

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GomorraSalve,
volevo dire la mia sul dibattito: concordo pienamente con le due mail pubblicate, credo che a volte la vostra splendida rivista faccia delle obiezioni un po' pretestuose sui film italiani. Che vuol dire ad esempio che Il Divo è un film tecnicamente fatto bene e per questo detestabile? Anche i rilievi mossi dallo sceneggiatore sulla vostra recensione di Gomorra sono sensati.
Inoltre non ho capito perché prendersela con il lettore, mi sembra abbia detto una cosa condivisibile, a volte sembra che parliate bene di certi film solo perché appartengono ad un determinato genere di film – tipo Dario Argento che secondo me è sopravvalutato – mentre su altri siete un po' troppo prevenuti.
Cmq siete fantastici lo stesso!

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Annalisa da Perugia


 

Ho deciso di non leggervi più, il motivo?

Per la recensione riservata a Gomorra.

E’ evidente che il relatore della recensione vive in un mondo tutto suo fatto di ripicche e ignoranza in materia di cinema.

Siete l’ennesimo tentativo flop di rinnovare il mondo del cinema con recensioni poco serie.

Vi abbraccio e vi lascio a Michele Placido con la Piovra 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,e,12.

Giuseppe


 

Spett.le redazione,

è proprio sui contenuti che volevo soffermarmi: forse la mia battuta su Cemento Armato è stata un po' maligna, e non era mia intenzione offendervi, ma voleva essere solo una punzecchiatura – magari sbagliata e me ne dispiaccio – su una presa di posizione incomprensibile: davvero ritenete che Cemento armato possa essere un modello del nostro cinema? suvvia, se lo sa Tarantino…(tra l'altro avevo partecipato al dibattito sul suddetto film): fate bene a pretendere che i vostri lettori siano responsabili nel rapporto con voi, però volevo soltanto sottolineare una non condivisione con (certi) vostri giudizi, essere addirittura preso come modello da non seguire, mi sembra un po' esagerato; ad ogni modo confermo la mia "critica" – per quanto possa valere – e le mie scuse per eventuali offese, assolutamente non intenzionali.

Cordialmente

Giulio Ragni

 

 


Il DivoSconvolto dalla stroncatura di Emiliani al film di Sorrentino ho pubblicato sul mio blog, che, per inciso, fa più di 300/350 visitatori al giorno, un post che sento il dovere di passarvi. Per rispetto nei confronti di Sentieri Selvaggi, e, paradossalmente, per rispetto di Emiliani.

"Nell’attesa spasmodica che Il Divo esca, si zompa per i marosi della Rete alla ricerca della Recensione Perduta, della Verità Svelata. E si han delle sorprese: ad esempio la gang di Sentieri Selvaggi lo stronca con inaudita violenza. Simone Emiliani, in primis, parlando del lavoro fatto dagli attori (Servillo in testa) fatto sui corpi e sulle voci, cita Freaks di Tod Browning, vincendo di conseguenza l’Osella “Supercazzola” dell’anno. Non pago, il suddetto collega, avanza col proprio caterpillar dialettico, scrivendo: “Il film è gravemente detestabile. Perché guida lo sguardo, impone i punti di vista…” Amici, please, parliamone: scagli la prima pietra chi mi sa trovare un film, degno di questo titolo, in cui il regista non abbia fatto sentire il proprio, di sguardo…” Qualche Taormina della blogosfera potrebbe obiettare: “Beh…i neorealisti…” E se avesse ragione il sommo Bunuel? Che di Roma città aperta diceva: “Ho detestato questo film di Rossellini. Il facile contrasto fra il prete torturato nella stanza accanto e l’ufficiale tedesco che beve champagne con una donna sulle ginocchia mi è sembrato un mezzuccio”…Mezzuccio o no, è pur sempre una scelta “forte”, imposta dal regista, no? Siete d’accordo, amici? E soprattutto, riusciamo a trovare un altro hobby per il buon Emiliani?"

Spero come è già avvenuto altre volte nel mio blog (http://contenebbia.splinder.com) che la cosa possa creare un bel dibattito.

Un caro saluto, colleghi

Andrea Bruni

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