Torino 2002 – Nipponica

Finalmente il ventesimo Torinofilmfest ha selezionato per la sezione “Nipponica” un film di Takashi Miike, il genio che mischia il gangster movie col manga

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Nicola Rondolino, curatore della sezione Nipponica per il ventesimo Torinofilmfest, finalmente ha selezionato un film di Takashi Miike, il genio che mischia il gangster movie col manga. Ichi the Killer (2001) è il sintomo infatti di un cinema giapponese,  reso imperscrutabile e straordinario, da una maniera di combinare i generi che è della stessa sfrontatezza con cui Miike affronta i cliché. Un film definitivo, in quanto Miike Takeshi persegue una strategia di scomposizione dei piani narrativi per ingaggiare una battaglia contro la narrazione classica. Poco importa che Ichi the Killer sia già passato al Noir di Courmayeur e al Far East udinese, visto che  l'aspirazione europea di contenere le storie all'interno di una forma compatta viene così meno. Sicchè  a dispetto dell'apparente frequentazione dei generi questo regista è fortunatamente incasellabile dalla critica.  E' una stoccata  contro  il cinema ufficiale anche Dark Water (2002) di Hideo Nakata, maestro dell'horror grazie a The Ring (in arrivo il remake americano americano sic!) che ha un debole per massacrare l'emotività dello spettatore attraverso una manipolazione ricercata del sonoro (la voce di una bambina). A questo punto il suo è un cinema ormai da approfondire : organismo complesso, viscerale, paranoico, frutto di una stratificazione del vissuto che lo porta a temere ogni aspetto del quotidiano. Per spiegare il resto della sezione, occorre evidenziare il dolore del vivere.  La scena di un dramma annunciato è infatti Ping Pong (2002) di Fumihiko Sori, dove il rapporto fra due studenti da l'impressione che possa scatenarsi il finimondo da un momento all'altro. Il film è leggibile come un trionfo della propensione alla sfuggevolezza e allo sconfinamento.  Pare essere più rassicurante Shititsu Tantei Yokohama Mike:Namae No Mai Mori (Mike Yokohma, A Forests wiuth no name, 2002) di Ajoama Shinji, con una ragazza fuggiasca braccata da un detective, ma si tratta per lo più di un viaggio nella spiritualità che si sposa con la ribellione. Lo è di meno Princess Blade (2002) di Shinsuke Sato, un film d'avventura dove s'intersecano rabbia e amore attraverso un'infinità di duelli che rievoca il glorioso chanbara, i cappa e spada del Sol Levante, e fa rientrare Nipponica entro i  binari del classicismo neoromantico. Questo però si stempera negli inflessibili codici cavallereschi, anche attraverso la presenza fantasmatica dell'attrice Kaji Meiko. Con lei ogni gesto diventa spettacolo, provocando meraviglia. E per questa Nipponica è un'immagine emblematica.

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