TORINO 21 – Doc 2003

Integrazione, tolleranza, abuso edilizio e lavoro sono i temi trattati dai documentari in concorso. Il meritato premio a “L'esplosione” e le realtà marginali dei lavori più interessanti.

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Sembra proprio meritato il premio che la giuria del concorso documentari ha voluto assegnare a L'esplosione di Giovanni Piperno, già affermato documentarista. Storia dell'abbattimento dell'ecomostro più famoso d'Italia, il Villaggio Coppola, il documentario segue con ironia e scrupolosità informativa l'avventura di Danilo Coppe, incaricato di demolire le torri. Arricchito dal montaggio di Marco Spoletini (L'imbalsamatore) e le musiche degli Avion Travel, L'esplosione racconta la grottesca storia della costruzione usando sarcasticamente le immagini di repertorio delle pubblicità d'epoca. Parallelamente Piperno ricostruisce le ragioni delle poche famiglie che si oppongono allo sgombero mostrando una acuta sensibilità nello stabilire un rapporto di confidenza con i suoi interlocutori e nel dare voce con partecipazione alle ragioni di tutti.
Meno convincente appare invece la decisione dei giurati ("sofferta e sentita"  secondo le motivazioni) di dividere il primo premio in un ex-equo con La notte di Totò per la regia di Guido Votano che affida il racconto ad un ex- brigatista in esilio a Lione dove si mantiene riciclando rifiuti. Nonostante le potenzialità della confessione notturna dell'uomo, infatti, il documentario appare un po' spoglio e povero di spunti visivi.
Gli altri due riconoscimenti hanno premiato la confezione ammiccante di Doichlandia di Giuseppe Gagliardi, viaggio della band Il parto delle nuvole pesanti nella comunità di ristoratori calabresi in Germania e l'impegno di La zattera di sabbia, di Isabella Sandri, reportage sulla rivolta tuareg scoppiata nel nord del Mali nel 1990.
Nel panorama dei lavori in concorso, tutti dedicati a temi del lavoro, dell'integrazione, dell'emarginazione, sono da segnalare, per la capacità di cogliere realtà marginali quanto originali, due opere. La prima è Lovte (traduzione della parola "calcio" in lingua rom) di Simone Spada e Andrea Camuffo che ha scovato tra le pieghe della capitale una storia impegnativa e originale. All'altezza di Ponte Marconi, nelle zona sud della città, tra le caprette che brucano l'erba un operatore sociale, Ulderico Daniele, ha dato la possibilità ai rom del campo nomadi di Vicolo Savini di aggregarsi in una squadra di calcio e di partecipare sia al torneo cittadino che al poco noto mundialito programmato con le nazioni presenti a Roma tra gli immigrati extracomunitari. Lovte mostra, senza pietismi e noiosi comizi politici, una realtà di integrazione di esplorazione di culture lontane fatta di scontri e incomprensioni ma anche di buona volontà e sforzi comunicativi. I rom sono costretti così a fare i conti con le regole di un gioco non molto diverse da quelle del vivere civile e che mettono a dura prova la loro riottosità e anarchia.
L'altro lavoro interessante, infine, è Cardellini addolorati del regista di Capo Nord, Carlo Luglio, e di Romano Montesarchio, che con delicatezza e umorismo descrivono la curiosa passione di un gruppo di napoletani per i cardellini. Li vediamo al mercato a cercare occasioni tra le gabbie, all'alba intenti al bracconaggio, nelle loro case a sistemare gli uccellini, sempre concentrati a coltivare l'hobby ornitologico che per alcuni è anche l'unica fonte di sostentamento oltre che di gratificazione. Disarma ascoltare questi uomini segnati dalla vita e dall'indigenza dichiarare il loro amore per il canto angelico dei loro canarini.  

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