TORINO 23 – "Police beat", di Robinson Devor (Concorso)

Se Nicholson se ne andava in giro per l'America col suo camper grande come la sua solitudine in "A proposito di Schmidt", Z è un poliziotto afro-americano che sul sellino della sua mountain bike esplora in HD Seattle ma anche l'isolamento e le insicurezze che cova dentro

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Ci sono agenti, la maggior parte, che possono sfoggiare la loro bella auto da pattuglia, altri invece si devono accontentare di una misera due ruote a pedali in attesa di una futura "promozione", quella che li porterà ad essere anche loro, finalmente, motorizzati sulle quattro ruote. Z, il protagonista di Police beat appartiene a questa seconda categoria. Devor, newyorkese laureato in cinema all'università di Dallas ma che ha anche vissuto in Africa dove ha curato mostre di giovani artisti contemporanei delle regioni subsahariane, pedina questo pacato poliziotto afro-americano, musulmano e repubblicano di Seattle per sette giorni e altrettante notti con la sua divisa, calzoncini, calzettoni scuri e casco d'ordinanza. Ma più che i casi di cronaca nera e bianca che Z annota e incasella fedelmente ogni notte sul suo pc portatile (ricavati da reali verbali della polizia e "modificati" dallo sguardo scevro di cruda cinicità di un africano) al policeman preme capire se la sua fidanzata bianca, in viaggio con un sedicente amico e mai raggiungibile sul cellulare che le ha prestato sia ancora innamorata di lui. Tutto ciò che gli accade intorno lo scalfisce appena nella sua qualità insopprimibile di routine, mentre il dubbio sui sentimenti dell'amata serpeggia, ne tarla inesorabilmente le certezze. Devor sfrutta al meglio l'ambientazione con il supporto dell'alta definizione capace di donare ai verdi dei prati solcati dalle due ruote di Z una vividezza elettrica e straniante, come pure d'infondere una profondità inquietante alle penombre che animano una delle bizzare scene di questo ibrido poliziesco-thriller-sentimentale, quando Z recupera nelle acque del fiume un signore che ode un sirenico richiamo, animando un cinema anomalo e un po' "marziano", non per tutti i palati.

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