Tutti i nostri desideri: indici di gradimento

 piccola indagine sulle sale di programmazione del film di Lioret

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Si sta concludendo discretamente la seconda giornata di programmazione del nuovo film di Philippe Lioret, Tutti i nostri desideri, un film intimo che rifugge il mainstream, ma riesce a rapire chi si abbandona alla visione. Nella sala di programmazione a Firenze lo spettacolo è stato gradito, nonostante il clima torrido che spesso blocca davanti ad un condizionatore o lascia attoniti all’ombra di un parco. Se a Milano e a Venezia gli incassi non hanno sbancato i botteghini, a Cagliari e Trieste si presentano buone prospettive. A Roma il target di età media è quello di un pubblico prevalentemente di mezza età che apprezza molto. Ad una prima indagine si resta speranzosi per un film appena sbarcato sul mercato cinematografico italiano e che sembra meritare ogni sguardo di complicità. (m.g.)

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    Un commento

    • Francesco Puma

      "Tutti i nostri desideri" di Philippe Lioret è una indagine di fervente attualità sulle dinamiche del dare – ricevere e dell’indebitamento costante di affetti e di affezioni. Dal bel libro di Emmanuel Carrère "Vite che non sono la mia", la trama tesse un’implacabile ragnatela sul destino dei protagonisti, uomo e donna entrambi giudici, Stéphane (Vincent Lindon) che per hobby fa l’allenatore di rugby e Claire (Marie Gillian) che scopre di avere un tumore al cervello, sullo sfondo di un caso che solleva il sipario sul vampirismo dei nostri istituti di credito. Un’esemplare descrizione di un abisso minimale e facilmente riconoscibile.